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Ciclismo
E3 Saxo Classic: la giuria ha deciso, nessuna punizione per la lubrificazione della catena di Van Aert
L’edizione di quest’anno della E3 Saxo Classic, corsa da molti chiamata ancora E3 Harelbeke, è stata una di quella che ricorderemo a lungo. Lo spettacolo offerto in corsa da Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel e Tadej Pogacar è stato semplicemente abbagliante. La vittoria ieri è andata al belga, nonostante fosse sembrato il più difficoltà sui mitici muri fiamminghi.
La corsa però ha avuto grande risalto anche per una polemica che, pur non arrivando da parte dei protagonisti in gara, stava diventando sempre più rumorosa. Il fulcro della polemica risiede nelle immagini televisive che hanno chiaramente mostrato come Wout Van Aert, nei chilometri che precedevano il traguardo si sia avvicinato all’ammiraglia per farsi lubrificare la catena da un tecnico, cosa proibita dal regolamento.
Il regolamento UCI recita infatti così nella norma 2.3.030: “Qualunque sia la posizione di un corridore in corsa, potrà ricevere assistenza meccanica solo in fondo al proprio gruppo ed una volta fermo. La lubrificazione della catena dall’interno di un veicolo in movimento è vietato”.
La norma dunque non lascerebbe spazio alle interpretazioni, eppure la giuria ha deciso di non punire il belga o la Jumbo-Visma perchè, stando al media belga Sporza, Wout Van Aert non avrebbe ricevuto benefici particolari dall’intervento, dato che non si è neanche attaccato all’ammiraglia mentre la procedura veniva completata.
Queste le parole raccolte da CyclingNews, di Arthur van Dongen, DS dei giallo-neri, che si è espresso in merito: “La giuria ha preso la decisione giusta. Una squalifica avrebbe ucciso il ciclismo. Wout non ha avuto alcun vantaggio da quell’intervento. Se lo avessimo riportato sugli altri due mettendolo nella scia dell’automobile o cose del genere, la squalifica sarebbe stata giusta. Faccio il direttore sportivo da 33 anni, faccio 150 corse all’anno e quell’operazione la vedo fare almeno 100 volte in una stagione. Va bene farci una storia sui social media, ma il ciclismo reale dovrebbe restarne fuori. È una cosa che capita spesso, ma che non si vede di solito in televisione”.
Foto: LaPresse