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Formula 1

F1, Ferrari anche peggio di Aston Martin e Mercedes. Vasseur nega l’evidenza

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35.876 e 43.162. Cosa rappresentato questi numeri? Si tratta dei distacchi con i quali Carlos Sainz nel primo caso e Charles Leclerc nel secondo, hanno concluso il loro Gran Premio dell’Arabia Saudita, secondo appuntamento del Mondiale di Formula Uno 2023. Due gap amplissimi, spaventosi sotto certi punti di vista e, nell’ottica del team di Maranello, una presa di coscienza senza mezzi termini.

Stiamo esagerando? Assolutamente no, anche perchè, giova ricordarlo, la Safety Car uscita dopo il ritiro di Lance Stroll era andata ad azzerare i distacchi precedenti. Anche in quel caso, notevoli. Provando a fare due rapidi calcoli, senza il ritiro del canadese, le due vetture con il Cavallino Rampante sulla fiancata avrebbero chiuso ad un minuto di distacco (secondo più, secondo meno) dalle due Red Bull che hanno dominato la scena in maniera ancora più netta rispetto a quanto di già impressionante avevano fatto vedere a Sakhir.

La situazione in casa Ferrari, come detto, è da “limite del cornicione”. Come accade nei classici film nei quale il protagonista si trova appeso all’esterno di un vertiginoso palazzo e cerca di non guardare in basso. La scuderia di Maranello in questo preciso momento rischia davvero di precipitare non verso una strada trafficata, ma verso una annata da comprimaria. Nuovamente. Proprio quando tutto doveva portare verso ben altri lidi. Una eventualità che fino a poche settimane fa appariva impensabile ma che è davvero dietro l’angolo e, sia ben chiaro, sarebbe del tutto inaccettabile per l’intera azienda.

Già, “inaccettabile”. Un termine forte, un vero e proprio pugno in faccia, che ha scelto il team principal Frederic Vasseur per descrivere l’andamento delle due SF-23 nella gara di Jeddah. Sotto i riflettori del tracciato saudita non ha brillato nulla di rosso in questo fine settimana, anzi. Sono state le criticità della vettura a presentarsi con contorni forti e ben delineati. Andiamo ad analizzarli nel dettaglio dato che, come si è visto ieri in gara, stiamo parlando di una Ferrari come quarta forza in pista.

POTENZA

Quella che doveva essere il “fiore all’occhiello” della SF-23, è letteralmente sparita. Quanto messo in mostra a Sakhir nel corso dei test pre-stagionali (dopo mesi di annunci enfatici) ovvero una velocità di punta addirittura superiore a quella della Red Bull, esattamente, dov’è finita? Sin dalla gara del Bahrain, infatti, le due monoposto del Cavallino hanno diminuito drasticamente la propria potenza, con la sensazione che, come accaduto un anno fa, le Power Unit di Maranello non siano sprigionate al 100%. Le centraline sostituite sulla monoposto di Charles Leclerc potrebbero aver spaventato l’intera squadra, con la decisione di tirare un po’ i remi in barca per evitare ulteriori rotture. Se questo sarà confermato (lo ha rivelato Nico Rosberg sabato sera, uno che solitamente non parla a caso) sarà un campanello d’allarme di dimensioni indicibili per tutta la stagione.

AERODINAMICA

Un anno fa la F1-75 era una monoposto eccellente in curva, specialmente in quelle lente, sintomo che il carico aerodinamico non fosse affatto male. Poi, da un certo punto della stagione, questa caratteristica è andata persa alla ricerca della velocità, e in questo 2023 la situazione è ulteriormente peggiorata. Il gap nei confronti dei rivali, Red Bull in primis, è enorme. I due piloti ammettono candidamente di non sentire loro questa macchina e fanno fatica a trovare il limite e, di conseguenza, a spingere al massimo. Una mancanza di carico aerodinamico e di giusto set-up che rappresenta il classico “cane che cerca di mordersi la coda”. Un ginepraio nel quale si sono cacciati i tecnici emiliani e dal quale, per uscirne, occorrerà tanto tempo e pazienza.

GOMME

Se nel campionato 2022 la Ferrari era efficiente nella prima parte degli stint con ogni mescola, salvo poi andare a degradare in maniera importante con il passare del tempo, nell’edizione 2023 la monoposto di Maranello non riesce a sfruttare gli pneumatici sin dal primo chilometro. Il gap messo in mostra in queste due prime uscite è spaventoso. Nella prima parte della gara di Jeddah, per esempio, Leclerc perdeva circa mezzo secondo a giro nei confronti di Perez, nonostante avesse le gomme soft contro le medie del rivale. Ma, come appare evidente, il calvario per le SF-23 inizia quando montano le gomme hard. In Bahrain il divario era ampio, in Arabia Saudita è stato addirittura abissale. Mediamente 1.5 secondi a tornata, con picchi di 2.2. Non occorrono altre parole per descrivere un disastro simile.

TEAM 

La squadra capeggiata da Frederic Vasseur è appesa al cornicione, in ogni senso. Come si può definire, dopotutto, una realtà che manda in penalità un proprio pilota già al secondo appuntamento stagionale con la terza centralina sulle due concesse? Già questo potrebbe spiegare in maniera accurata il caos tecnico. Una vettura sulla quale si lavorava dall’estate scorsa che appare un passo indietro deciso rispetto a quella crollata nel finale del 2022. Il nuovo team principal è al timone solamente da gennaio, con la sensazione che si sia perso troppo tempo nel passaggio di consegne del post-Mattia Binotto. Tra una comunicazione improntata alla fiducia, come ieri sera provava a spiegare il timoniere francese, mai suffragata dalla pista però, una direzione tecnica assente (senza cioè una figura che prenda per mano il progetto e senza idee nuove che possano arrivare da dirette concorrenti), e una sensazione di avere sbagliato tutto che rischia di opprimere ancora di più un team (già di suo chiuso troppo in sé stesso sotto ogni punto di vista) che sembra pronto a sprofondare nell’ennesimo anno interlocutorio. Se ti chiami Ferrari sai che non puoi permettertelo, consapevoli che l’ultimo titolo iridato è lontano ormai 16 anni…

Foto: LPS DPPI

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