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F1, per la Ferrari ennesimo anno di transizione…ma verso cosa? Oggi non è più una scuderia di prima fascia

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Sono andate in archivio solo due delle ventitré gare previste nella stagione corrente e, nell’animo di tutti, c’è la forte sensazione che il Mondiale di Formula Uno 2023 sia già finito. La superiorità della Red Bull è talmente marcata da consentire a Max Verstappen e Sergio Perez di prenotare la prima e la seconda posizione, indipendentemente dalla casella di partenza. C’è già chi si chiede quanti GP sfuggiranno alle bulimiche fauci del Drink Team, pronto a cannibalizzare chiunque.

Siamo arrivati al punto di poter affermare che, di squadre di prima fascia, ne sia rimasta solo una. Non è il film “Highlander, l’ultimo immortale”, ma la F1 corrente. D’altronde, se Red Bull fa ciò che vuole, significa che appartiene a una categoria a sé stante. Il resto del gruppo si colloca alle spalle del team britannico di matrice austriaca. C’è chi, per mezzi e punto di partenza, è in estasi per essere in seconda fascia. Citofonare la sede Aston Martin per informazioni al riguardo. Altri, viceversa, la vivono come l’ennesima bocciatura. Citofonare Maranello per delucidazioni in merito.

Per la Ferrari si prospetta quindi un anno di transizione. Il discorso, però, vale per tanti. Anche per Mercedes. Con la differenza che la Casa di Stoccarda ha vinto tutto fra il 2014 e il 2020. Dunque può permettersi di “saltare” qualche pasto, giusto per farsi tornare l’appetito. Al contrario, la Scuderia di Maranello sta affrontando uno dei digiuni più lunghi di sempre e lo stomaco, di conseguenza, brontola. Di “anni di transizione” se ne sono vissuti anche troppi in tempi recenti.

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Però, francamente, a questo giro sarebbe ingiusto sparare sulla Rossa (non intesa come croce). Davvero qualcuno si aspettava qualcosa di diverso? Bisogna sempre ricordarsi come in Formula Uno, soprattutto in quella contemporanea dello sviluppo calmierato, ogni stagione sia figlia del lavoro svolto nell’anno precedente. Al riguardo, il 2022 ferrarista è stato caotico sotto ogni aspetto. Non c’è bisogno di ricordare quanto accaduto negli ultimi dodici mesi.

Dunque, il 2023 è nato male. Non ci si può fare niente. Inutile farsi prendere dalla depressione o stracciarsi le vesti. Il latte è stato versato nel 2022 delle occasioni perse, la cui nefasta onda lunga si sta facendo sentire ancora oggi, almeno in pista. Dietro le quinte, invece, si sta progettando il futuro. Frederic Vasseur non è Mago Merlino e, soprattutto, non ha il dono di viaggiare nel tempo. Si è trovato di fronte a una situazione difficile e sta cominciando a mettere ordine guardando al 2024.

La nuova guida del Cavallino Rampante merita quantomeno un salvacondotto per tutta l’annata corrente. Sarà di transizione? Amen, a Maranello ce ne sono state talmente tante che i tifosi dovrebbero averci fatto il callo. Una in più o una in meno cosa cambia? Una volta riconquistato il Mondiale tutto sarà dimenticato. Il problema, per Ferrari, non è tanto il 2023 da comprimaria. Bensì il fatto di essersi cacciata, ancora, in questa sgradevole situazione.

Tocca rimboccarsi le maniche. Sì, ancora. Perché solo così si torna al vertice. Non certo compatendosi. Vasseur non sembra tipo da piagnistei e Charles Leclerc appare dotato della voglia di consacrarsi di rosso vestito. Quindi forza e pazienza. Chi la dura la vince, come si suole dire, nonostante per qualcuno sia ormai diventata durissima.

Foto: La Presse

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