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Calcio
Kostic regala alla Juventus il derby d’Italia tra le polemiche, ko Dimarco e Chiesa
Il derby d’Italia è della Juventus. I bianconeri si impongono a San Siro contro l’Inter grazie ad un gol di Filip Kostic nel primo tempo; tante le polemiche per il gol segnato, viziato da un possibile tocco di braccio di Rabiot nell’azione dello 0-1 finale. Arrivano brutte notizie anche per la Nazionale, con gli infortuni di Federico Dimarco e Federico Chiesa.
Fra i padroni di casa, Simone Inzaghi opta per ricomporre la LuLa in avanti, con Romelu Lukaku al fianco di Lautaro Martinez. Tra i bianconeri invece Allegri schiera la sorpresa Soulé alle spalle di Vlahovic, dando respiro ad Angel Di Maria.
Sono i nerazzurri ad approcciare meglio la sfida, con Barella che impegna per due volte Szczesny. La prima parata del polacco al 3′ è su una conclusione centrale, molto più importante quella del 18′ con il centrocampista della Nazionale a tu per tu con il portiere dopo un bello scambio con Lukaku.
Al primo tentativo, la Juve passa a condurre: transizione guidata da Vlahovic e Rabiot, il francese serve Kostic che si aggiusta la palla sul sinistro e trafigge Onana. L’azione sembrerebbe viziata da un tocco di braccio del transalpino, ma il VAR dopo oltre quattro minuti di attesa convalida il tutto. L’Inter prova a riversarsi in avanti, ma non riesce mai a rendersi pericolosa fino al termine del primo tempo.
I nerazzurri provano ad essere più baldanzosi nella seconda frazione, ma la Juventus erige il muro lasciando pochi sbocchi, con Lautaro e Lukaku ben poco incisivi. Al minuto 63 Inzaghi deve rinunciare anche a Dimarco, che nel crossare per Lukaku si stira un muscolo della gamba sinistra. Una ventina di minuti dopo alza bandiera bianca anche Chiesa, entrato al posto di Soulé, per un problema al ginocchio. Inzaghi provi a cambiare un po’ l’attacco con Dzeko al posto di Lukaku, ma i nerazzurri non riescono a essere incisivi; nel finale si scaldano gli animi con qualche faccia a faccia di troppo, conclusi con le espulsioni di Danilo D’Ambrosio e Leandro Paredes.
Foto: LaPresse