Ciclismo
Milano-Sanremo 2023, Riccardo Magrini: “Mi sbilancio e dico Pedersen. Ganna può fare la sparata”
Il conto alla rovescia per la Classicissima di Primavera sta per terminare. La Milano-Sanremo è pronta per regalare spettacolo e i papabili per conquistarla sono molti anche perché le caratteristiche della prima Monumento della stagione sono tali che nulla debba essere dato per scontato.
Ad analizzare quello che c’è da aspettarsi, ma anche quello che è già accaduto nello “sport del pedale” è stato Riccardo Magrini, volto notissimo agli appassionati di ciclismo, sia per la sua esperienza da corridore e da direttore sportivo, che per quello di commentatore tecnico su Eurosport da diverso tempo.
Ospite di Bike2u, su Sport2u in collaborazione con OA Sport, condotta da Gian Luca Giardini e da Francesca Cazzaniga. Si sono toccati vari argomenti. In primis si è parlato della Sanremo e della sua particolarità, nel senso di sviluppo agonistico imprevedibile.
“Questa è una corsa semplice ma complicata nello stesso momento. E’ la prima Monumento della stagione e cambia la vita a chi la vince. Pochi eletti sono stati in grado di farlo più volte. Certo, se parliamo delle sette affermazioni di Eddy Merckx, ma lui apparteneva a un’altra categoria. Parliamo di una corsa molto ambita, che ha visto anche grandi corridori non vincerla mai. Viene in mente Moreno Argentin, che per 10 anni è stato il riferimento nelle gare di un giorno, ma poi non ha potuto fregiarsi di questa vittoria. La sua imprevedibilità la rende affascinante“.
Legata a questa peculiarità, c’è un ricordo: “La vittoria di Vincenzo Nibali del 2018 mi è rimasta dentro per la sua imprevedibilità e per l’azione che Vincenzo fece. C’è poi un retroscena: a precedere quella Sanremo, incrociai a cena a Montecatini Nibali e Mirko Selvaggi e parlammo proprio della Classicissima. Dissi a Vincenzo che l’unico modo per poterla vincere era quello di piazzare la botta, all’improvviso, facendo poi la differenza in discesa. Giorni dopo ne parlammo tramite messaggi e lui mi disse che la gamba era buona. Sappiamo tutti cosa è accaduto. Non sto dicendo chiaramente che ha vinto grazie a me, però è un motivo in più perché mi sento legato a quel successo“.
Una gara che ormai non è più etichettabile come corsa per soli velocisti: “Sicuramente non lo è più per via delle velocità raggiunte e del chilometraggio. Aspetti combinati che fanno la differenza e chi arriva nell’ultima parte con la gamba buona fa la differenza. Del resto sul Poggio sono state tante le sentenze sorprendenti. Quest’anno, lanciandomi nel pronostico, vedo molto bene il danese Mads Pedersen che secondo me, anche grazie all’esperienza del 2022, credo sia più consapevole“.
Allargando il discorso, si è parlato anche di una gara come la Strade Bianche e il pensiero di Magrini è decisamente positivo: “Lasciando perdere il paesaggio bellissimo, è il gusto dei corridori nel farla che credo sia un fattore importante. Il successo deriva da quello, poi ci sono alcuni punti sul percorso come quello del Monte Sante Marie che esaltano: l’anno scorso Pogacar ha vinto, sferrando un attacco micidiale, e la stessa cosa ha fatto Pidcock quest’anno“.
Strade Bianche che spesso è definita la sesta Monumento, ma per il commentatore tecnico di Eurosport ci sono delle mancanze ora come ora: “Parliamo di una gara ancora un po’ “giovane”, visto che esiste da poco, e poi per considerarla Monumento credo manchino una cinquantina di km. Potrebbero fare i primi 100 km su un percorso normale prima dello sterrato, un po’ come avviene con la Roubaix, tuttavia credo che per ritenerla tale dovrà trascorrere del tempo“.
Magrini ha poi valutato la partenza di questa edizione della Milano-Sanremo da Abbiategrasso, per la prima volta nella storia: “Se penso alle Sanremo che ho fatto da corridore, divento nostalgico. Rimane però sempre la Classicissima, del resto la Parigi-Roubaix parte da Compiègne. Sono esigenze dovute alle amministrazioni e magari a Milano ci sono problemi nel riuscire a organizzare delle gare ciclistiche. Inoltre, Abbiategrasso era in credito con RCS con quella tappa famosa dello sciopero del Giro d’Italia“.
Parlando di squadra, quanto fatto vedere dalla Jumbo Visma, è impressionante: “E’ una formazione che ha fatto un salto in avanti dal punto di vista della preparazione e dell’alimentazione. Hanno 193 dipendenti, comprese le squadre di sviluppo, donne e di pattinatori. Grandi risorse che portano a grandi risultati“.
La chiusura sugli italiani e sulle possibilità di vittoria. Magrini fa un nome: “Filippo Ganna ha le qualità per fare una sparata delle sue negli ultimi chilometri e potrebbe essere imprendibile. Per il resto, direi che i nostri ciclisti pagano il fatto di dover sacrificare il proprio ego in favore dei capitani. Del resto, la mancanza di una compagine italiana World Tour si fa sentire anche per questo“.