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Calcio
Quali sono gli oriundi già convocabili per l’Italia? Roberto Mancini ha la prima scelta
Mateo Retegui è stato il primo ma molto probabilmente non sarà l’ultimo. L’oriundo, convocato da Roberto Mancini per risollevare le sorti dell’attacco azzurro che negli ultimi tempi non ha dato grandi soddisfazioni, è solo uno dei tanti calciatori col doppio passaporto che il commissario tecnico sta monitorando con grande attenzione per aggiungere qualità al gruppo azzurro. E se l’italo-argentino potrebbe fare il suo esordio già il 23 marzo contro l’Inghilterra allo stadio “Diego Armando Maradona” di Napoli, nella gara valida per le qualificazioni ad Euro 2024, presto potrebbe toccare ad altri. Scopriamo a chi.
Da Carboni a Strefezza, quanta qualità
Gli oriundi sparsi per il mondo che potrebbero far comodo alla Nazionale azzurra sono tanti. Il primo, a dire il vero, gioca in Italia. Ed è un punto di riferimento del Lecce: Gabriel Strefezza. L’ex Spal è cresciuto anno dopo anno, dimostrando di poter fare la differenza anche in Serie A. In questa stagione ha già segnato 7 gol, mettendo a referto anche un assist. Il problema per l’italo-brasiliano è che come esterni d’attacco Mancini può già contare su Berardi, Zaccagni, Zaniolo, Chiesa, Politano, Gnonto e volendo anche Orsolini. La concorrenza è spietata.
Un altro ragazzo interessante che già milita in Serie A è Valentin Carboni, trequartista classe 2005 dell’Inter. Lui e il fratello Franco, terzino sinistro classe 2003 di proprietà dei nerazzurri ma ora in prestito al Monza, sono osservati speciali anche del Ct dell’Argentina Lionel Scaloni, che li ha già pre convocati entrambi. La concorrenza, però, è tanta nell’albiceleste. E l’Italia potrebbe rappresentare una tentazione per i due fratelli originari di Buenos Aires, così come lo è stata per Retegui. Molto dipenderà dalla loro crescita, perché sono ancora molto giovani e si sono appena affacciati nel calcio dei “grandi”. Ma il talento è indubbio. Staremo a vedere.
Quanti argentini…. italiani!
Per l’Italia il bacino più grande per quanto concerne gli oriundi resta sempre l’Argentina. Nei giorni scorsi si è parlato della pre convocazione di Bruno Zapelli, trequartista del Belgrano, ma la lista dei calciatori che potrebbero fare al caso di Mancini è lunga. Parlando di centravanti i nomi più interessanti sono senz’altro quello di Sebastian Driussi, classe 1996 che dopo gli anni passati tra River Plate e Zenit si è trasferito negli Stati Uniti per giocare con l’Austin FC, e Nicolas Capaldo, classe 1998 quest’anno in gol 5 volte con la maglia del Salisburgo tra Bundesliga e coppe.
A centrocampo potrebbe tornare utile Juan Sforza, mediano classe 2002 del Newell’s, che non a caso conta già delle presenze con l’Under 20 dell’Argentina, così come bisogna tenere d’occhio la crescita di Mateo Tanlongo, centrocampista centrale classe 2003 attualmente in forza allo Sporting Lisbona. Inoltre, tra i giovanissimi, si parla benissimo di Gianluca Prestianni, ala destra classe 2006 del Velez Sarsfield già titolare dell’Under 17 albiceleste: difficile che Scaloni si lasci scappare un talento così cristallino e che presto potrebbe essere oggetto dell’interesse di tanti club in Europa, ma avendo il doppio passaporto tutto è possibile. Stesso discorso si può fare per Matías Soulé, che se dovesse confermare quanto fatto intravedere quest’anno con la Juve magari potrebbe guadagnarsi la chiamata azzurra.
Tra i difensori invece si contano Bruno Amione della Sampdoria e Lautaro Valenti del Parma, che però non andrebbero a migliorare il reparto arretrato azzurro. Così come non aggiungerebbero nulla in termini di qualità altre due vecchie conoscenze del calcio italiano: l’attaccante Facundo Colidio, compagno di Retegui al Tigre, e Juan Brunetta, ex Parma passato al Santos Laguna, in Messico. Infine, altri calciatori argentini già affermati ma finora snobbati dalla Nazionale del loro Paese sono Lautaro Giannetti, Martin Payero, Agustin Urzi, Jonathan Calleri, Tomas Blemonte, Federico Gattoni, Lucas Robertone e Giuliano Galoppo. Chissà che qualcuno di loro non faccia al caso dell’Italia di Roberto Mancini.
Foto: Lapresse