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Sci di fondo, Mondiali 2025. Torna Therese Johaug e i Johannes (Klæbo e Bø) insieme in pista? Fantascienza norvegese, ma si lavorerà in questa direzione

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Johannes Klæbo Therese Johaug

La stagione 2023-24 dello sci di fondo non presenta alcun grande appuntamento, ma attenzione a quanto avverrà nel 2025. I prossimi Mondiali saranno infatti in Norvegia, ovverosia la nazione che sta tenendo in piedi la baracca, sia sul piano degli investimenti che dell’interesse mediatico. Le medaglie iridate saranno conferite a Trondheim, luogo d’origine di Johannes Høsflot Klæbo. Al riguardo, c’è da starne sicuri, tra i fiordi si lavorerà per rendere memorabile la manifestazione, soprattutto a uso e consumo degli autoctoni. Come? Con qualche “mossa a sorpresa”.

In tal senso, alcuni segnali sono già stati percepiti. A gennaio c’è chi ha cominciato a chiedere a Therese Johaug se non c’è proprio possibilità di assistere a un suo comeback in vista dei Mondiali 2025, che per lei sarebbero “di casa” molto più di quelli di Oslo 2011 (il suo borgo d’origine, Dalsbygda, non è poi così distante da Trondheim). La minuta fuoriclasse scandinava, attualmente in dolce attesa, non ha chiuso a chiave la porta, lasciando però intendere come le possibilità di rivederla in azione siano risibili. Di certo, qualche sponsor comincerà a pressarla nei prossimi mesi, soprattutto perché i ritorni commerciali e mediatici sarebbero enormi.

Cionondimeno, c’è da scommetterci, il prossimo tema riguarderà il già citato Klæbo. In contumacia dei russi, di rivali all’orizzonte proprio non se ne vedono, neppure nella nativa Norvegia. D’accordo, Simen Hegstad Krüger e Pål Golberg lo hanno battuto a Planica, ma nessuno dei due “buca lo schermo” o genera un forte interesse nel pubblico. Né l’uno, né l’altro valgono un Alexander Bolshunov, il cui rientro è, attualmente, procrastinato sine die dalle vicissitudini politiche. Peraltro, alla luce dell’età, è verosimile che JHK possa progredire ulteriormente, a differenza di connazionali ormai giunti al proprio limite o destinati a calare nel prossimo futuro.

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Dunque vedrete che, prima o poi, qualcuno in Norvegia lancerà l’idea. “Johannes contro Johannes”. La sprint sarà a skating e, a meno di clamorose marce indietro da parte della Fis, potrebbe esserci anche una mass start di 20 km in tecnica da definire. In virtù del livello espresso da Johannes Bø nel biathlon, possiamo stare sicuri di come, nel giro di al massimo un anno, si comincerà a ventilare l’ipotesi di vedere impegnato nello sci di fondo l’ormai trentenne di Stryn. Soprattutto da parte dei media norsk, pronti a mettere la pulce nell’orecchio al “Rosso del Vestland”, la più occidentale delle contee norvegesi.

Oppure, se proprio non sarà Johannes vs Johannes, si comincerà a parlare di Johannes + Johannes in ottica staffetta. In passato Emil Hegle Svendsen si fece irretire dall’idea di prendere parte ai Mondiali di Oslo 2011 proprio come terzo frazionista della 4×10 km, ma il tentativo di essere selezionato non andò a buon fine e gli si ritorse contro (Tarjei Bø ancora oggi ringrazia, perché l’assenza del compagno di squadra da una tappa statunitense, gli consegnò la Coppa del Mondo su un piatto d’argento).

Francamente, ora come ora, l’impressione è che a Bø la cosa non interessi. D’altronde appare focalizzato al 100% sul biathlon e sa bene come, in un sistema come quello norvegese, tenere il piede in due staffe è pressoché impossibile o addirittura controproducente. Il rischio, nel praticare entrambe le discipline, è di restare con un pugno di mosche da una parte e raccogliere molto meno del proprio potenziale nell’altra (guardare al 2006-07 di Ole Einar Bjørndalen per delucidazioni).

Almeno uno dei due scenari proposti si realizzerà? Difficile, ma in Norvegia c’è chi lavorerà per provare a tramutare la fantascienza in realtà. Quante volte abbiamo assistito al concretizzarsi di situazioni apparentemente impossibili? Tutto, però, dipenderà dalla volontà dei diretti interessati. Johaug e JTB hanno la testa sulle spalle, non sono degli sprovveduti. Per questo, se mai dovessero decidere di marciare su Trondheim, non lo faranno certo per essere comparse, bensì per lasciare il segno.

Foto: LaPresse

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