Speed Skating
Speed skating, Davide Ghiotto: “L’oro è una rivincita, verso Milano-Cortina servirà il record del mondo”
In una nuova dimensione. La stagione dello speed skating è andata in archivio e i Mondiali 2023 sulle singole distanze, a Heerenveen (Paesi Bassi), hanno confermato quanto l’Italia sia una realtà importante di questa disciplina degli sport invernali. Sul ghiaccio neerlandese la squadra guidata dal Direttore Tecnico, Maurizio Marchetto, ha ottenuto tre medaglie: 1 oro, 1 argento e 1 bronzo. Tre podi che vanno a eguagliare il primato del Bel Paese nella rassegna iridata del format citato di Nagano 2008, quando Enrico Fabris fu il deus ex machina della spedizione con i suoi argenti nei 5.000 metri, nei 10.000 metri e nell’inseguimento a squadre insieme a Matteo Anesi e a Luca Stefani.
Di acqua ne è passata sotto i ponti o, per meglio dire, tante volte il ghiaccio lo si è dovuto rompere. Indubbiamente, è spettato a Davide Ghiotto il ruolo del primattore della spedizione tricolore alla Thialf-hal. Il 29enne nativo di Altavilla vicentina ha vinto l’oro nei 10.000 e l’argento nei 5.000 metri, dando conferma di uno status di pattinatore di primissimo livello, avendo ottenuto tali risultati in uno dei “Templi” del pattinaggio velocità pista lunga. È valsa la pena quindi chiedergli impressioni e fare delle valutazioni in relazione a quanto accaduto nella competizione mondiale tenutasi in Olanda e non solo.
Davide, la dobbiamo ringraziare perché domenica ci ha un po’ sollevato il morale dopo quanto accaduto con la Ferrari in F1. Ma che gare è stata per lei quella dei 10000 metri?
“Mi fa piacere aver dato soddisfazione (sorride, ndr). Una gara che sentivo particolarmente, preparata e vissuta con grande intensità. Ero consapevole di dover andare forte e mi ero allenato sui tempi del mio record italiano di Calgary (12’45″10), ma poi le sensazioni erano davvero buone e ho migliorato di 4″ circa“.
Una volta visto il tempo si sentiva già di aver vinto l’oro oppure credeva che Patrick Roest avrebbe potuto insidiare il suo crono e ripetersi come nei 5000 metri?
“Essere riuscito a mettermi dietro un atleta come Jorrit Bergsma di 14″ e aver siglato il tempo di 12’41″35 mi confortava sul discorso medaglie, ma sull’oro non si sa mai. Ho vissuto con un po’ di tensione l’attesa dei tempi altrui, ma poi è stata una gioia immensa“.
Una gioia immensa, dice bene, ma la sua vittoria non è stata di certo quella del carneade. Dati alla mano, lei veniva dal bronzo olimpico a Pechino in questa specialità e aveva ottenuto una serie importante di podi in Coppa del Mondo nelle gare distance, tra cui le vittorie di Calgary e di Tomaszów Mazowiecki. Quanto ha influito il podio a Cinque Cerchi, quindi, nella sua maturazione?
“Senza dubbio molto perché con quel bronzo ho compreso davvero di potermela giocare. Prima di quel riscontro, vivevo con grande tensione ogni appuntamento e anche la gestione delle prove in Coppa del Mondo non era ideale perché magari davo “troppo” e poi arrivavo non al 100% quando contava davvero. Il podio in Cina ha accresciuto la mia consapevolezza e ho compreso anche meglio le mie possibilità“.
Rimanendo in fatto di comprensione, quanto è stato difficile digerire quella squalificata nei 5000 metri a Tomaszów Mazowiecki che le ha precluso una vittoria nella classifica generale di specialità praticamente certa?
“Non facile da accettare. Sinceramente io ero leggermente davanti a Sander Eitrem, solo che dall’inquadratura che i giudici avevano sembrava che io avessi danneggiato il norvegese, ma nei fatti non è stato così visto che lui era arrivato anche davanti e migliorato il record della pista. Inoltre, i tempi della squalifica mi hanno fatto storcere il naso perché quando mi preparavo per la premiazione sono stato avvisato della cosa e nei fatti non abbiamo avuto neanche il tempo materiale per protestare. A completamento del quadro, da un primo posto in classifica generale, sono passato al quarto e anche dal punto di vista economico l’impatto c’è stato…“.
Mettiamola così, ha saputo riscattarsi da quel torto con il bel risultato dei Mondiali?
“Assolutamente, un pizzico di rivincita c’era“.
Ghiotto quindi riferimento delle prove distance nello speed skating e carta da medaglia importante per Milano-Cortina 2026, quanto ci pensa alle Olimpiadi Invernali in casa?
“Abbastanza, con il mio allenatore, Maurizio Marchetto, abbiamo già fatto una sorta di tabella di marcia perché per preparare i Giochi non è che si può partire a ridosso. E’ necessario programmare il tutto ed essere consapevole che dovranno essere rispettati tutti i passi: dalla qualificazione olimpica alla rassegna a Cinque Cerchi in sé. Avendo quasi 30 anni è chiaro che tre stagioni da affrontare non sono poche, ma non posso negare che il mio obiettivo sia quello di essere molto competitivo e lottare per le medaglie“.
La spaventa questo arco temporale che ci separa dai Giochi?
“No, spaventato no, però sono cosciente delle difficoltà, ma nello stesso tempo ho grandi motivazioni. Spero di non avere infortuni e il mio programma di allenamento dovrà essere anche basato in futuro sulla prevenzione, nulla va lasciato al caso“.
Si sente di puntare anche al primato mondiale di Nils van der Poel sui 10000 metri?
“Il record del mondo è uno degli stimoli che ti portano a dare sempre quel qualcosa di più in allenamento. Sono a 10″, c’è ancora del lavoro da fare, però io mi allenerò per provare a battere quel primato anche perché sono sicuro che nell’avvicinamento alle Olimpiadi quel riscontro dovrà essere migliorato“.
Facendo un passo indietro, sono rimasto particolarmente colpito da come il pubblico olandese abbia festeggiato la sua vittoria. Un modo completamente diverso di vivere lo sport nei Paesi Bassi?
“Sicuramente in Olanda il pattinaggio è lo sport principale e amano quella pratica ancor più degli atleti. Per questo sanno apprezzare la prestazione e il risultato in sé. Devo dire, però, è che proprio in questa pratica non c’è quel tifo a cui noi in Italia siamo abituati di andare contro l’avversario. Il fatto di essere accompagnato nella mia prova dal sostegno degli appassionati a Heerenveen è stato importante“.
Olanda, riferimento assoluto dello speed skating e con un grande bacino di utenza. E in Italia?
“Da noi si fa quello che si può fare, per il momento. Gli impianti sono solo due e per questo nei nostri raduni andiamo in Germania, a Inzell, a effettuare la nostra preparazione prima del via della Coppa del Mondo. Logicamente non è semplice perché il pattinaggio in questo caso è localizzato tipicamente nel Nord anche se però con la pratica delle rotelle, da cui vengo anche io, riusciamo a coprire anche un altro pezzo di Italia. Il travaso sul ghiaccio, generato dalla voglia di disputare le Olimpiadi, fa molto“.
Un po’ come fatto anche da Francesca Lollobrigida. Lo sa che a settembre tornerà ad allenarsi?
“Sì, ci sentiamo spesso con Francesca e so anche che ha visto la mia gara. Abbiamo un bellissimo rapporto, come con tutti i ragazzi. Il nostro è un bel gruppo“.
Francesca che sarà mamma a maggio, mentre lei è già papà. Suo figlio seguirà le sue orme?
“Vedremo, se dovesse piacergli perché no. Ammetto che se dovesse farlo, ne sarei molto contento anche perché nella mia famiglia siamo tutti pattinatori, è nel nostro DNA“.
Si tratterebbe quindi di una continuazione della dinastia?
“Esattamente, ma la cosa più importante è quella di fare un qualcosa in cui ci si diverta inizialmente e ci si creda poi per raggiungere traguardi importanti“.
Magari Filippo si aggregherà, ma questa squadra ha anche bisogno di nuove leve che si inseriscano. Tra i più giovani chi ha colpito la sua attenzione?
“Direi Serena Pergher perché ha messo in mostra nella velocità un grande talento, ha vinto l’oro mondiale a livello giovanile nei 500 metri ed è un grande talento“.
Per Pergher il futuro è radioso e per lei qual è il sogno nel cassetto?
“Replicare le medaglie olimpiche e mondiali mi sembra banale da dire, anche se è il target. La mia aspirazione è quella sempre di tramutare i bei risultati che ottengo in ulteriore motivazione per allenarmi al meglio e quindi accrescere il mio livello“.
Foto: LaPresse