Speed Skating
Speed skating, Matteo Anesi: “All’estero ci ridono dietro. Ancora non si conosce l’impianto delle Olimpiadi 2026…”
La Nazionale dell’umiltà e del talento quella che è andata via dalla Thialf-hal di Heerenveen (Paesi Bassi), sede dei Mondiali 2023 di speed skating. Sull’anello di ghiaccio neerlandese i ragazzi di Maurizio Marchetto hanno fatto vedere di esserci, conquistando tre podi ed eguagliando il record del 2008 quando Enrico Fabris a Nagano (Giappone) fu secondo nei 5.000 metri, nei 10.000 metri e nell’inseguimento a squadre insieme a Matteo Anesi e a Luca Stefani.
Stavolta l’uomo copertina è Davide Ghiotto, argento nei 5000 metri e oro nei 10000 metri. Il ventinovenne vicentino si è imposto in maniera perentoria nella distanza più lunga, ponendo fine al digiuno di vittorie di 27 anni in casa italiana. Una prestazione sontuosa, sbriciolando il primato italiano e siglando il crono di 12:41.35, togliendo quasi quattro secondi rispetto al limite nazionale che gli apparteneva.
Un riscontro di certo non frutto del caso, perché l’azzurro è ormai a tutti gli effetti un riferimento assoluto delle prove “distance“, ricordando il bronzo olimpico a Pechino proprio nei 10000 metri e la vittoria in Coppa del Mondo a Calgary (Canada), unico appuntamento della stagione nella quale era prevista questa tipologia di gara. Massimo circuito internazionale nel quale il veneto era stato capace di vincere anche i 5000 metri in Polonia, in un’annata per il Bel Paese da tre vittorie e nove podi.
Ad analizzare quanto accaduto è stato Matteo Anesi, tecnico delle specialità sprint della Nazionale e vice-allenatore di quelle distance, nel corso dell’ultima puntata di SpeedOnIce2u, su Sport2U in collaborazione con OA Sport, condotta da Claudio Cavosi. Con Anesi si è fatto il punto della situazione in Coppa del Mondo: “La stagione è stata ottima, dal punto di vista globale. I big hanno lasciato il segno, ovvero Davide Ghiotto, Andrea Giovannini, Laura Peveri e David Bosa però tutti sono cresciuti e hanno migliorato i propri standard in termini di performance. Detto questo la squadra è molto unita e sotto questo profilo è stata una stagione molto positiva“.
Non tutte le ciambelle escono con il buco e viene in mente la squalifica di Ghiotto nell’ultima tappa di Coppa del Mondo a Tomaszów Mazowiecki, dove l’azzurro avrebbe potuto vincere la classifica di specialità nelle prove distance, diventando il primo azzurro a fregiarsi di ciò: “Ha commesso un errore banale per non aver dato precedenza al suo avversario in batteria. Ha voluto vincere a tutti i costi e i giudici l’hanno punito. Probabilmente sono stati anche un po’ severi, ma nei fatti è stato buttato un risultato storico. Un vero peccato!“.
Un po’ di amarezza c’è anche se si pensa ad Andrea Giovannini, bronzo mondiale nella Mass Start e secondo nella classifica di specialità in Coppa del Mondo: “Un secondo posto con rammarico perché a Calgary (Canada), nella tappa n.4, all’ultima curva Andrea è stato tirato giù da un rivale e quindi ha perso punti importanti che gli avrebbero permesso di terminare davanti a tutti nella classifica. Era il suo obiettivo stagionale, ma comunque ha dimostrato una grande costanza, come anche i Mondiali hanno confermato“.
Mass start nella quale si è distinta una new entry come Laura Peveri, terza nell’overall e sempre in top-5, ivi compresi i Mondiali: “Lei è stata la prima delle seconde linee ed è riuscita a guadagnare con la sua grande costanza il podio nella graduatoria, sfruttando anche l’assenza di alcune atlete che nell’ultima tappa di Coppa del Mondo hanno deciso di non partecipare per preparare meglio i Mondiali. Ha ancora margini di miglioramento e deve lavorare soprattutto nella ricerca della velocità di punta“.
Mondiali di Heerenveen in cui al femminile si è sentita l’assenza di Francesca Lollobrigida nelle distanze classiche: “In questo momento abbiamo questa mancanza, ma magari con altre atlete come la stessa Peveri e Serena Pergher, nella velocità, nei prossimi anni potremo dire la nostra. Confido, poi, in un ritorno di Francesca, la sento spesso e ha grande voglia di tornare a gareggiare“.
Allargando il discorso non mancano le menzioni per David Bosa, Alessio Trentini e Francesco Betti: “Il primo ha fatto la miglior stagione della carriera a 30 anni, cogliendo uno storico podio nei 1000 metri nella tappa di Coppa del Mondo a Calgary. Nei Mondiali era un po’ sottotono. Trentini sta crescendo di anno in anno e nei 1500 metri è sempre più una realtà. Ha concluso 12° nella rassegna iridata e io sono fiducioso che lo vedremo sempre più vicino al vertice. Per quanto riguarda Betti, il piazzamento mondiale (22°) è negativo, ma ha dato comunque un buon contributo nel team pursuit (4°). In quest’ultimo caso, anche, possiamo fare meglio perché non ci fosse stata la caduta degli Stati Uniti saremmo stati quinti, c’è da lavorare“.
E venendo ai trionfi di Ghiotto, le parole sono chiare: “Davide in questo momento è uno dei migliori nelle prove distance. La prestazione nei 10000 metri mi ha emozionato e ha saputo interpretare in maniera straordinaria la gara, visto che credevamo che il suo compagno in batteria sarebbe stato l’olandese Patrick Roest, ma il ritiro di un atleta ha cambiato le carte. Ghiotto è stato bravissimo nel concentrarsi sul suo passo, senza grandi riferimenti, e ha vinto l’oro. Dai dati a nostra disposizione avrebbe potuto fare lo stesso anche nei 5000 metri, non fosse stata per una partenza troppo garibaldina, con passaggi al di sotto del record del mondo. Comunque, la sua è una crescita incredibile, grandi meriti al suo allenatore, Maurizio Marchetto, ricordando il percorso iniziato nel 2014, perché prima lui veniva dal pattinaggio a rotelle. Nelle Olimpiadi del 2018 fu doppiato da Jorrit Bergsma e ora è arrivato davanti a tutti“.
Un ultimo focus ha riguardato un tema che sta molto a cuore ad Anesi, ovvero la struttura di Baselga di Pinè, progetto che avrebbe dovuto far parte delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, salvo poi finire nel “cestino”. “Purtroppo stiamo ancora parlando, ma nessuno sa dove si faranno i Giochi per questa disciplina. Non lo sanno neanche quelli della Fondazione Milano-Cortina. A livello internazionale stiamo facendo davvero una figuraccia, ci ridono dietro. Cancellando la candidatura per la copertura a Baselga, il termine “Legacy”, tanto usato per promuovere queste Olimpiadi, è bene che vanga abbandonato. Abbiamo perso un’occasione, poi io me la sento dentro questa rabbia. Hanno voluto far deragliare il treno perché c’erano le possibilità di fare una struttura di eccellenza, la più alta d’Europa, e invece probabilmente per interessi non c’è stata questa volontà. A questo punto non escludo che sia Torino, visto che la pista lì c’è, costerà rinnovarla per due settimane. Ho messo da parte però l’idea di avere un impianto coperto e stabile che duri nel tempo. Abbiamo perso tutti a livello di reputazione e di capacità manageriale di guardare oltre l’evento”.
VIDEO INTERVISTA MATTEO ANESI
Foto: LaPresse