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Tennis, Diego Nargiso: “A Musetti serve un super coach. Sinner imiti Safin e Agassi. Gli infortuni di Alcaraz…”

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Leggere tra le righe. Il tennis non si ferma mai e sull’esito delle partite sono pochi i centimetri che possono fare la differenza. Un momento particolare per il tennis italiano: da un lato Jannik Sinner che sembra aver trovato la quadra e possa ambire alle posizioni di vertice; dall’altro la coppia Lorenzo Musetti-Matteo Berrettini con problemi che ne stanno limitando non poco il rendimento.

Sport con racchetta e pallina che, poi, sta riservando a tanti protagonisti stop per ragioni fisiche che possono portare a chiedersi cosa ci sia che non vada, perché il contrattempo non è più l’eccezione della regola, ma la regola stessa. Per analizzare tutto questo ci siamo rivolti a chi di tennis ne ha “masticato” tanto e continua a farlo con passione e competenza, ovvero Diego Nargiso.

Diego, bentrovato, come sta?

Bene, si lavora con i ragazzini e il tennis assorbe come sempre la mia vita“.

Ma lei ci va piano con i carichi di lavoro, perché a quanto si apprende a livello professionistico gli infortuni sono all’ordine del giorno. Cosa ne pensa?

È un bel problema perché c’è l’esigenza di fare tutto e subito, sfruttando anche la gioventù che fa superare certi ostacoli. Io sono dell’avviso che spremere come un limone un ragazzino abbia poi delle pericolose controindicazioni. Non si può pensare che a 10 anni si possano fare tantissime partite, immaginando che quella sia la via migliore per essere un professionista di alto livello. Sarebbe necessario porre dei limiti, sulla base della fascia d’età di appartenenza, altrimenti poi quando arrivano nel circuito ATP sono più gli infortuni che le partite disputate“.

Il caso di Carlos Alcaraz è emblematico, considerata la giovanissima età?

Sì, lui è l’emblema di questo discorso perché ha un fisico molto strutturato, ma nei fatti negli ultimi 5/6 mesi non riesce quasi mai a giocare con continuità. Del resto, se si imposta la costruzione di un tennista su carichi così importanti di lavoro, già quando parliamo di un bambino di sei anni, non ci dobbiamo stupire che poi certe sollecitazioni possano pagarsi“.

Senta, parlando sempre di infortuni, in casa Italia non si sorride e il pensiero va Matteo Berrettini. Che idea si è fatto?

Sono due anni ormai che con Matteo ci troviamo a parlare dei suoi stop, evidentemente qualcosa nella gestione dell’atleta va rivista. Da esterno non saprei dire cosa sia nello specifico, tuttavia leggo cosa si scrive e parlare di un giocatore finito a 27 anni è veramente una sciocchezza. Ormai le carriere si sono allungate e Berrettini ha ancora 7/8 anni buoni, ma è chiaro che nella programmazione o negli allenamenti qualcosa non vada“.

Chi ha sofferto di problemi fisici e forse ha avuto un tregua è Jannik Sinner. Come lo vede l’altoatesino?

Cresciuto in tutti sensi. Ha messo massa muscolare e ha potuto fare un lavoro nello specifico che gli dà una mano nello sviluppo del gioco. Credo che l’anno scorso, stagione nella quale è stato falcidiato dagli acciacchi, non abbia potuto fare un lavoro specifico come quello del 2023 perché tra cambio di allenatore e stagione 2021 molto lunga, è mancato completamente il tempo per farlo“.

Sinner, quindi, ha il gioco per vincere anche gli Slam secondo lei?

Se la può giocare con tutti, ma a patto che non si vada a snaturare. Ho letto di piano A, B, C. Sicuramente, avere delle alternative quando si gioca contro tennisti di altissimo livello è importante, ma Jannik non deve affatto snaturarsi. Deve continuare a essere un giocatore alla “Marat Safin”, facendo una citazione, che io non ritrovo per caratteristiche nel tennis attuale. Lui è unico nel suo genere, ma è necessario che fortifichi i suoi punti di forza, altrimenti corre il rischio di fare più cose, ma nulla con cui eccellere“.

In sostanza quanto ha fatto anche Andre Agassi nella sua carriera?

Precisamente, Andre era un grandissimo picchiatore da fondo, oltre ad avere un capacità d’anticipo pazzesca. Da questo punto di vista, è stato il primo a farlo in quella maniera. Per Sinner vale lo stesso ragionamento, nella misura di essere sempre un tennista che basi la sua forza dalla pressione da fondo, abbinando chiaramente qualche variazione, tale però da non modificare il canovaccio“.

Volgendo la nostra attenzione a Musetti, il toscano viene da un momento complicato e in territorio sudamericano si sono visti dei problemi dal punto di vista psicologico. Sulla base della sua esperienza, come valuta il tutto?

Devo dire che per certi versi io mi rivedo in Lorenzo e, per sua fortuna, lui è decisamente più forte di me. Anch’io, dopo la vittoria di Wimbledon junior, avevo dovuto affrontare dei problemi nella mia crescita, commettendo degli errori che poi mi hanno impedito di arrivare a certi livelli. Musetti parte da una base diversa, è straordinario il suo repertorio, ma io credo che ora come ora sia venuto il momento di cambiare“.

Si riferisce alla guida tecnica di Simone Tartarini?

Io ho grandissima stima di Simone, lo conosco, e credo abbia fatto un lavoro straordinario. Tuttavia, io penso che a Lorenzo faccia comodo una figura che abbia un passato di vittorie importanti alle spalle e che sappia fargli capire cosa voglia dire partire coi favori del pronostico in un torneo. Tartarini, credo, non possa aiutarlo in questo“.

Stiamo parlando quindi di un super coach alla Darren Cahill?

Esattamente, una figura in grado di far comprendere a Musetti cosa fare per approcciare nel modo corretto al circuito, ora che è riuscito a spingersi a certi livelli. Non è più un discorso di dritto, servizio e rovescio, ma di come ci si deve sentire in campo quando si gioca da top-20 o top-30. Ovviamente, questo è solo un parere da esterno, ma se le cose dovessero rimanere così credo che la crescita di Lorenzo ne risulti rallentata, come già sta accadendo. Lui è un tennista dalle grandissime qualità, ma si è arrivati a un punto in cui la gestione deve essere diversa“.

Foto: LaPresse

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