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World Baseball Classic 2023. Quattro ‘stelle’ nel roster dell’Italia, outsider pronta a sorprendere rivali più quotate

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Si terrà dall’8 al 21 marzo la quinta edizione del World Baseball Classic, la manifestazione sotto l’egida MLB che, pur essendo concretamente un mero spot pubblicitario per promuovere il baseball al di fuori degli Stati Uniti, nell’ultimo decennio ha assunto i contorni di una sorta di “Campionato del Mondo”. Fra le 20 squadre nazionali partecipanti ci sarà anche l’Italia, sempre presente nella manifestazione.

Gli azzurri hanno pescato un jolly venendo inseriti nel Gruppo A, quello che si giocherà a Taichung (isola di Taiwan). In questo modo si sono evitati le tre nazioni più quotate per il successo finale (Repubblica Dominicana, Stati Uniti e Giappone).

Le avversarie della compagine tricolore saranno Cina Taipei, Olanda, Cuba e Panama. Superare la Pool, attestandosi nelle prime due posizioni del girone, è compito arduo ma non impossibile. L’asticella, poi, si alzerà. Però, nel frattempo, si può accarezzare l’idea di raggiungere la fase a eliminazione diretta. Chi saranno i giocatori più rappresentativi su cui far leva per concretizzare questo ambizioso traguardo?

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Se guardiamo al line-up, i nomi pesanti sono quelli di David Fletcher, Nicky Lopez e Vinnie Pasquantino, solide realtà in MLB. Il primo, ventinovenne californiano, è un punto fermo dei Los Angeles Angels, essendo un efficiente contact hitter, ovvero un battitore la cui principale qualità è produrre svariate valide, dinamica che ovviamente gli consente di raggiungere le basi con regolarità. Le caratteristiche sono le stesse del secondo, ventottenne dell’Illinois in forza ai Kansas City Royals.

Il terzo è meno affermato, ma è salito prepotentemente di colpi nell’arco del 2022, tanto da trovare spazio nella Major League proprio fra i Royals. A differenza di Fletcher e Lopez, il ventiseienne mancino proveniente dalla Virginia è l’uomo su cui, teoricamente, si farà maggior affidamento per gli home run.

Occhio anche a Sal Frelick, ventitreenne del Massachusetts inserito nell’organizzazione dei Milwaukee Brewers. La MLB non è ancora il suo pane, ma nel 2023 farà il suo esordio in AAA, leggasi il livello immediatamente inferiore alla lega professionistica, alla quale appare destinato nel prossimo futuro.

Volgendo invece lo sguardo sul monte di lancio, il personaggio di punta si annuncia Andre Pallante, ventiquattrenne californiano riuscito, giustappunto durante il 2022, a trovare spazio in pianta stabile nella rotazione dei St.Louis Cardinals. Sarà lui il numero 1 della squadra fra i lanciatori, nonostante il nome più conosciuto dal grande pubblico sia quello di Matt Harvey, trentaquattrenne con un passato di spessore nella MLB, soprattutto nel quadriennio 2012-2015. Cionondimeno, il navigato pitcher è ormai da tempo in parabola discendente. Attualmente è free agent e chissà che non possa usare il WBC quale vetrina per dimostrare di aver ancora qualcosa da dire, strappando un contratto per l’imminente 2023.

Per il resto, si farà di necessità virtù, lavorando su quanto può passare il convento nell’ottica del WBC. Nell’eterogeneo roster tricolore c’è chi sta cercando la propria dimensione nel baseball professionistico americano, facendo la spola tra MLB e le Minors (due nomi in particolare, Miles Mastrobuoni e Matt Festa), oppure chi sa fare la differenza nel campionato nostrano. Anche l’età è oltremodo variegata. Si va da chi è ancora un teenager a chi, invece, bussa alle porte degli “anta”.

Vedremo come evolverà l’avventura azzurra. La manifestazione è, come detto, estemporanea. Primo perché, in uno sport come il baseball, un arco temporale di due settimane è estremamente limitato e le differenze di condizione atletica possono stravolgere i valori teorici. D’altronde, anche nella MLB, in un periodo di tempo così ridotto persino la squadra più debole del lotto può essere una brutta gatta da pelare per chiunque. In secondo luogo perché, proprio sfruttando tale dinamica, il World Baseball Classic é intesa come una vetrina in cui dare una possibilità a tutti. It’s the American dream, folks. E i sogni non si negano a nessuno, tantomeno all’Italia, che, con i suoi navigatori, l’America l’ha scoperta. 

Foto: La Presse

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