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Atletica, Giacomo Leone: “Con le scarpe attuali, tempi più bassi del 3%. L’Italia vince perché…”

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Giacomo Leone, archiviata una carriera agonistica di alto profilo in cui ha vinto la Maratona di New York nel 1996 ed è stato primatista italiano sulla distanza (ad oggi ha ancora il 4° crono all-time), ricopre dal 2016 il ruolo di presidente del Comitato Regionale Fidal Puglia.

Ospite di una nuova puntata di Sprint2U, rubrica di approfondimento dedicata all’atletica leggera in onda su Sport2U, in collaborazione con OA Sport, condotta da Ferdinando Savarese, l’ex maratoneta di Francavilla Fontana ha ripercorso i momenti più belli della sua carriera affrontando inoltre alcuni temi legati all’attualità e al suo percorso da dirigente.

Sono stato l’ultimo italiano ed europeo ad aver vinto la Maratona più famosa al mondo, perché tanti si scherniscono dicendo che non si è maratoneti al 100% se non ci si impone almeno una volta a New York. Quella vittoria mi ha permesso di essere conosciuto dal grande pubblico e dagli appassionati, entrando nella storia dell’atletica leggera italiana“, dichiara il dirigente brindisino.

Forse però il punto più alto della mia carriera è stato quel famoso 3 marzo 2001 in cui ad Otsu (in Giappone) riuscii ad ottenere il record italiano in 2:07:52. Lì si è entrati veramente nella storia dell’atletica leggera, perché le vittorie vanno e vengono ma la cronologia di un primato italiano rimarrà per sempre“, racconta il presidente federale pugliese.

Dal 2001 al 2023 sono passati 22 anni e sono state inventate nuove scarpe in fibra di carbonio, che danno un beneficio del 3%. Portiamo questo 3% sulla durata di una Maratona che è oltre due ore, e si possono fare i conti su quanto avrei potuto fare quel giorno. Feci un passaggio folle di 1:30:16 al 30° km e stavo correndo abbondantemente sotto le 2 ore e 7 minuti. Onore a chi ha stabilito questi nuovi record negli ultimi anni, ma sono passati vent’anni e come nel Giro d’Italia i materiali hanno incrementato le performance”, aggiunge Leone.

Sul suo percorso da dirigente:Ad oggi dico che la carriera da dirigente mi sta dando tante soddisfazioni, ma era bellissimo quando si era atleti. Lì il cronometro era il tuo unico riferimento, che ti valutava in maniera imparziale. In un percorso da dirigente ci sono invece tanti colpi bassi, tanta obbligatorietà di confrontarti con gli altri per cercare sempre di trovare la soluzione a molti problemi. Per diventare dirigente ho dovuto resettare completamente la mentalità di atleta. Credo di fare qualcosa per la mia terra e vorrei fare qualcosa in più per l’Italia“.

Sullo stato di salute attuale del movimento azzurro:Per fortuna l’atletica italiana continua a primeggiare, sia in Europa che nel mondo. Abbiamo un bel gruppo di atleti, come abbiamo visto anche negli ultimi Europei indoor. È un’atletica che si rinnova ma che ha sempre il bisogno di un ricambio generazionale. Questi atleti sono frutto del lavoro fatto dieci anni fa. I risultati che stiamo ottenendo sono frutto della programmazione di un decennio fa. Quel filo lo vedo leggermente interrotto, per quanto riguarda la voglia di investire sui giovani. C’è un grande gap che si sta creando. In ogni caso c’è un bel gruppo di giovani interessanti che potranno dire la loro, se verranno guidati in una crescita fisiologica con una programmazione a medio-lungo termine“.

Di seguito la video intervista integrale a Giacomo Leone durante l’ultima puntata di Sprint2u:

VIDEO INTERVISTA GIACOMO LEONE

Foto: Lapresse

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