Calcio
Calciomercato: le big cederanno giovani italiani in prestito per farli debuttare in Serie A?
I top team italiani sono a un bivio: continuare a non credere ai propri giovani, cercando inutili parametri zero, oppure ridefinire la strategia classica di crescita?
Il rapporto tra le principali squadre del nostro campionato, ma si potrebbe dire di tutte le squadre della serie A e i giovani è sempre stato contraddittorio. Sforniamo molti giovani interessanti, che si mettono in luce nelle categorie giovanili, ma poi c’è sempre stato una sorta di tappo durissimo da abbattere per passare a livello superiore.
Il cursus honorum classico che abbiamo sempre organizzato per un buon calciatore giovane era di giocare nelle categorie inferiori a partire dai 20 anni di età, per poi arrivare in prima squadra intorno ai 24-25 e poter esprimere il massimo del proprio potenziale a partire da questa età, dopo aver acquisito un bagaglio di esperienze di ottimo livello.
La strategia di crescita è saltata
Prima però gran parte del calcio europeo ci seguiva in questa strategia di crescita, oggi sono saltati gli schemi. Come diceva Thiago Motta pochi giorni fa, in Francia ci sono calciatori molto giovani che giocano già in squadre anche di alto livello di Ligue 1, che non possono non attirare l’attenzione dei grandi club. Perché sono giovani, sono forti e sono già temprati ai livelli più alti possibili. Fare un investimento su di loro non è un salto nel buio come potrebbe accadere per i giovani calciatori italiani.
Se guardiamo all’oggi però noi non sembriamo pronti per questo salto di livello. Prendiamo ad esempio alcuni dei giovani calciatori mandati in prestito dai top club italiani quest’anno: Mulattieri, Fabbian, Pirola, Sebastiano Esposito, Oristanio li vedete nella rosa dell’Inter del prossimo anno? E Colombo, Nasti in quella del Milan? Oppure Rovella, Cambiaso o Ranocchia nella Juve?
La Juve può diventare un modello?
Difficile, però proprio i bianconeri potrebbero aprire una nuova porta. Per una serie di coincidenze di campo ed extracampo, Allegri è stato quasi “costretto” a dare minuti a Fagioli, Miretti, Barrenchea, Iling Junior, Soulé e tanti di loro oggi sono a tutti gli effetti nella rosa della prima squadra se non addirittura titolari fissi. Magari potremmo guardare a questa esperienza un po’ casuale, per farci guidare verso una nuova visione del rapporto tra club e giovani.
Pochi prestiti e crescita diretta nella rosa della prima squadra, senza il timore di perdere qualche partita. I giovani sbagliano di più ma possono diventare una ricchezza molto più grande rispetto ai tanti parametro zero con cui abbiamo rimpinzato le nostre squadre, senza ottenere comunque nulla di eccezionale.