Ciclismo

Filippo Ganna 2° alla Sanremo, 6° a Roubaix. È l’unico uomo da Classiche dell’Italia

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Con la Parigi-Roubaix di oggi si è chiusa una “campagna delle classiche” che ha in qualche modo cambiato la percezione intorno a Filippo Ganna. Il corridore italiano, da sempre considerato molto adatto per le corse di un giorno più dure, quelle dove poter mettere in campo le doti di fondo e di resistenza, oltre che tutta la sua classe, ha confermato le grandi attese che c’erano su di lui.

Ganna ha iniziato con il magnifico secondo posto alla Milano-Sanremo, corsa in cui era riuscito a rimanere insieme a Mathieu van der Poel, Tadej Pogacar e Wout van Aert, tre corridori che ci stiamo abituando a considerare come degli alieni nel mondo del ciclismo. In quell’occasione l’italiano si era dimostrato all’altezza dei concorrenti, chiudendo anche con qualche piccolo rimpianto.

Oggi la conferma sulle pietre che i suoi sostenitori attendono da anni. Sesto posto finale dopo una giornata trascorsa quasi interamente nel gruppo dei migliori. Riuscire a chiudere sugli attaccanti e rimanere davanti insieme a gente del calibro dei sopracitati Van der Poel e Van Aert, o Mads Pedersen e Stefan Kueng, significa che l’azzurro, vincitore della Roubaix Espoirs (U23) del 2016, ha raggiunto il suo potenziale.

Con i ritiri di Vincenzo Nibali e Sonny Colbrelli, l’Italia delle due ruote si affida dunque interamente al corridore della INEOS nelle corse di un giorno più prestigiose e dure. La costanza di risultati di questa primavere (in cui ha chiuso anche 10° ad Harelbeke), dimostra come lui possa essere un vero corridore da classiche e non uno su cui puntare solo per qualche exploit estemporaneo.

Al momento l’Italia ha il solo Alberto Bettiol come corridore in attività ad aver vinto una Monumento, in quell’eccezionale Giro delle Fiandre del 2019. Il toscano però, più a causa di problemi fisici che altro, non riesce a garantire con frequenza risultati di alto livello. Con questo salto di qualità di Filippo Ganna, sognare un nuovo successo nelle prossime stagioni non è utopia.

Foto: LaPresse

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