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Tennis
Guido Monaco: “Per Sinner il tennis è tecnica, per gli altri è anche psicologia. Musetti un po’ come Fognini”
Diretto, senza troppi peli sulla lingua. I primi tre Masters1000 del circuito ATP del tennis hanno emesso la loro sentenza: tre vincitori diversi e nessuna affermazione azzurra. Jannik Sinner non è riuscito a sbloccare lo “zero” in quanto a successo finale e su questo ci si interroga sulle reali possibilità dell’altoatesino.
Di sicuro c’è, però, che Jannik sia n.3 della Race e n.8 del mondo e sia riuscito a fare meglio di tutti in termini di costanza nei tornei citati, disputati in condizioni molto diverse tra loro e su superficie differenti dalla Florida a Montecarlo. Nel Principato Lorenzo Musetti ha fatto vedere segnali di importanti e la vittoria nello scontro diretto contro Novak Djokovic (n.1 del mondo) non è stata cosa qualunque, pur al cospetto di un Nole non al meglio.
Di sicuro bene non sta Matteo Berrettini, fermato ancora una volta da un problema agli addominali, con tempi di recupero ancora da appurare. Di questo e di altro si è parlato nell’ultima puntata di TennisMania, in onda su Sport2U e in collaborazione con OA Sport, condotta da Dario Puppo e con ospite Guido Monaco, voce tecnica di Eurosport.
Dicci la tua su questa nuova generazione di talenti, di Carlos Alcaraz che sfrutta al meglio la possibilità di comunicare col suo angolo e di Holger Rune, giocatore forse ancora dalla mentalità junior e magari un po’ geloso del fatto che si parli molto della rivalità fra Sinner e Alcaraz senza considerarlo allo stesso livello.
“Su quest’ultimo punto posso essere d’accordo ma è chiaramente solo un’ipotesi, per quanto riguarda invece Alcaraz io non credo sia telecomandato dal suo angolo. Quando sei dentro un campo da tennis hai talmente tante sollecitazioni che non puoi avere tempo per avere comportamenti artefatti. A volte il fair play è un po’ artefatto, eccessivo, ma invece credo che lo spagnolo sia molto sportivo. Sinner invece è un po’ muto, ma lì entriamo nel carattere personale di ognuno. Rune va spesso sopra le righe, ma d’altronde quale sarebbe il problema? Se c’è qualche problema, c’è un giudice di sedia che stabilirà eventuali punizioni. Sarebbe meglio pensare più a quello che fa in campo, piuttosto che a tutto il resto”.
Secondo te gli altri giocatori ormai si sono abituati a questi suoi comportamenti?
“Sicuramente lui si è fatto una fama di ‘str***o’, ma d’altronde ha dimostrato anche di avere grande personalità ed ambizione. Poi in quelle situazioni lui è fuori controllo, come abbiamo visto spesso anche Rublev. Ogni giocatore deve convivere con i propri demoni, non c’è nulla di artefatto, è una questione di carattere. Poi dei piccoli ‘sotterfugi’ per girare il match in tuo favore ci sono sempre stati, ora sembra uno scandalo ma io lo trovo spesso interessante. Il gioco psicologico è importante nel tennis ed a volte ti si ritorce anche contro”.
Anche Daniil Medvedev è stato al centro di polemiche del genere ultimamente.
“Ma sì, ci sono tantissimi modi per far andare fuori di testa il tuo avversario, io potrei aiutare a scrivere un manuale. Ma sono comunque tutte cose istintive che vengono sul momento, nessuno entra in campo già sapendo di dover fare quelle cose. Ognuno cerca di stare in campo come riesce e come vuole, fin quando si è dentro le regole va tutto bene”.
Tornando invece a Rune, dicevi di volerti concentrare più sugli aspetti tecnici.
“Lui mi sembra più adatto a giocare sulla terra rispetto a Sinner. Ha una palla più carica, ha più variazioni. Poi il servizio ti serve anche se giochi sulla luna, però lui mi sembra sicuramente più a suo agio sulla terra. Su Sinner ho una riflessione: se questo torneo l’ha vinto Rublev, che non è esattamente il giocatore più adatto alla terra per caratteristiche, perché non potrebbe vincerlo lui?”.
Secondo te cosa è mancato a Sinner nella semifinale di Montecarlo?
“Forse un po’ di malizia. Ma probabilmente è proprio una questione di carattere. Per Sinner questa è la terza stagione da top player e ormai di match importanti ne ha giocati tanti. Per lui il tennis è una questione tecnica, semmai tattica, mentre per Rune o altri c’è anche una variante psicologica più importante. In qualche modo è entrata anche una dinamica ambientale, il campo bagnato dopo l’interruzione ha favorito un minimo Rune, cambiando l’inerzia della partita. Il danese ha servito meglio di Sinner, che ha anche sprecato qualche buonissima occasione”.
L’impressione è che a Sinner sia mancato anche un pizzico di fortuna, affrontando spesso avversari che hanno giocato al massimo livello.
“Non è da escludere la possibilità che magari sia Sinner che faccia giocare bene gli avversari. Detto questo, anche Hurkacz con lui aveva giocato benissimo, andando ad un passo dal successo. Poi ci sono i meriti di Sinner che ha salvato quel match point in quella maniera eccezionale, rimanendo dentro la partita ed andando a vincere. Ha fatto tre semifinali in tre condizioni completamente diverse e questo va sottolineato”.
Passiamo invece a Lorenzo Musetti.
“Per Musetti parla anche la classifica. Lui è un giocatore di alto livello e non lo scopriamo oggi. Sulla terra ha chiaramente qualcosa in più, ma come dimostrato in passato può essere competitivo anche sul cemento. Io ancora non ho visto la sua scintilla nonostante questo grande torneo, credo che sia ancora lontano dai suoi standard. Lui deve essere in fiducia per performare e la vittoria contro Kecmanovic potrebbe essere stata una piccola svolta. Poi ovviamente c’è la vittoria su Novak Djokovic, che non ha giocato certo al massimo anche per problemi fisici. Temo che però Musetti possa essere un giocatore incline anche a momenti di alti e bassi, molto discontinuo. Per il resto lui è un giocatore speciale, si è visto anche in Coppa Davis. Non è giocatore da ‘lavoro quotidiano in ufficio’. Un po’ forse come Fabio Fognini”.
Per quanto riguarda Matteo Berrettini, cosa ne pensi della sua condizione, con questi continui infortuni agli addominali?
“Ormai siamo alla terza volta e credo sia un bel problema. Non so quanto si possa fare a livello di prevenzione su un muscolo così. Un grande peccato dunque, l’avevo visto tornare a giocare veramente bene. Per me lui è un giocatore da terra, dico questa bestemmia. Poi sull’erba avrà più chance anche perché c’è meno concorrenza, ma a livello tecnico la terra gli dà modo di sfruttare al meglio le sue armi. A questo punto non so se andrà al Roland Garros, specialmente perché c’è la stagione su erba alle porte”.
Chiudiamo con le donne. Trevisan e Giorgi avevano iniziato benissimo in Billie Jean King Cup, rischiando poi lo psicodramma nel finale.
“Noi al momento abbiamo una squadra molto equilibrata, quattro giocatrici quasi sullo stesso livello da schierare in singolo. Non so perché Tatiana Garbin abbia cambiato entrambe le singolariste, so che Giorgi ha avuto un problema al ginocchio e siamo andati vicini all’eliminazione”.
C’è un appello che vuoi lanciare in conclusione?
“Un’invito: noi parliamo sempre di Sinner, di Berrettini, della fidanzata, però il tennis è uno sport internazionale. Il nostro focus è ovviamente sugli italiani ma non dimentichiamoci che anche gli altri ragazzi hanno i loro problemi, anche gli altri devono lavorare e lavorano sul loro gioco. A volte ci focalizziamo troppo sui nostri, Rublev è un buon esempio: abbiamo scoperto negli ultimi anni che lui è un ragazzo con sentimenti, idee e che non ha paura di esporsi. Non facciamo i provinciali”.
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Foto: Lapresse