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‘Maurizio racconta…’: Alice D’Amato la migliore della settimana. Le cause della crisi del ciclismo italiano
I MIGLIORI DELLA SETTIMANA
Voto della settimana per l’Italia: 7,5
Atleti della settimana (uomini): Team ginnastica artistica maschile
Atleta della settimana (donna): Alice D’Amato (ginnastica artistica)
Avevamo le due migliori all-rounder ai box (Martina Maggio e Asia D’Amato), tuttavia siamo incredibilmente riusciti a centrare il podio (uno straordinario bronzo) nel giro completo agli Europei di ginnastica artistica con Alice D’Amato, oltre al suo oro sugli staggi e l’argento con il team. Anche nelle difficoltà, dunque, le Fate della ginnastica azzurra non falliscono agli Europei di Antalya, che inoltre hanno vissuto lo storico oro (primo titolo continentale di sempre dopo l’argento dello scorso anno a Monaco di Baviera) a squadre maschile con il punteggio di 249.526, asfaltando i padroni di casa della Turchia (248.262) e la Gran Bretagna (246.961). Yumin Abbadini, Lorenzo Minh Casali, Matteo Levantesi, Marco Lodadio e Mario Macchiati gli eroi dell’impresa, ai quali si aggiunge Carlo Macchini con uno stratosferico argento (dopo 16 anni) alla sbarra.
Nel nuoto, dopo i fuochi d’artificio del 2022 con Mondiali ed Europei in meno di due mesi, quasi tutti i big azzurri non finalizzano l’evento qualificante per i Mondiali 2023 di Fukuoka, ma comunque il Bel Paese ha ottenuto 15 pass individuali da 12 atleti per il Giappone, con la ciliegina sulla torta dello splendido record italiano di Sara Franceschi nei 200 misti (2’10″05): senza dubbio lei e Simona Quadarella (mai così bene in primavera) sono state le star della manifestazione. Al maschile si sono distinti Federico Poggio (prima volta sotto i 59” superando il campione iridato Martinenghi) e Alberto Razzetti. Ma per tutti ci sarà ancora tempo al trofeo Settecolli.
Agli Europei di sollevamento pesi (ancora in svolgimento), i primi acuti sono gli argenti di Massidda nei 61 Kg e Giulia Imperio nei 49 Kg, con delle buone misure per garantirsi il pass a Cinque Cerchi. Nel beach volley stupenda vittoria di Menegatti/Gottardi nel torneo Challenge del Beach Pro Tour di Saquarema. In finale superate in rimonta 2-1 (18-21, 25-23, 15-11) le padrone di casa Tainà/Victoria, e tanti punti portati a casa per il pass a Parigi 2024. En-plein della “formica atomica” Sofia Raffaeli alla World Cup di ginnastica ritmica di Tashkent, vincendo la medaglia d’oro in tutte e quattro le finali di specialità, dopo aver sbaragliato la concorrenza nel concorso generale.
Molto bene gli sport di squadra al femminile: convincente vittoria nel rugby al Torneo Sei Nazioni (Irlanda sconfitta 24-7), Schio splendida terza nell’Eurolega di basket, Setterosa qualificato alla seconda fase di World Cup (strapazzando la Spagna e cedendo di misura alle statunitensi) e nazionale di tennis che, soffrendo oltremodo, alla fine la spunta 3-2 sulla Slovacchia e vola alle Finals di Billie Jean King Cup.
Le note dolenti della settimana, purtroppo, non sono mancate: la nuova caduta di Bagnaia nella gara “lunga” della MotoGP, la sconfitta di Sinner in semifinale del Master 1000 di Montecarlo (comunque straordinario a raggiungere il penultimo atto nel terzo 1000 consecutivo), la deludente performance di Chiara Pellacani in World Cup di tuffi e la Coppa del Mondo assoluta di sci alpinismo sfumata per Giulia Murada proprio all’ultima gara.
LE CAUSE DELLA CRISI DEL CICLISMO ITALIANO
Il ciclismo azzurro maschile su strada, come tutti sappiamo, sta faticando enormemente nel trovare sia i successori di Vincenzo Nibali nelle corse a tappe sia degli atleti competitivi per le grandi classiche. Aspettando l’apporto di Filippo Ganna per l’immediato futuro – e ringraziando il cielo di avere almeno lui -. Abbiamo sentito negli ultimi mesi tante affermazioni e opinioni da parte di ex corridori e tecnici italiani, sulle possibili cause di questa debacle. Tra queste, mi hanno suscitato particolare interesse le dichiarazioni di Enrico Gasparotto (40 anni, di cui sedici da professionista, con due affermazioni in carriera nell’Amstel Gold Race del 2012 e 2016). L’attuale direttore sportivo della Bora Hansgrohe parla di una sofferenza dettata dai cambi che sta sperimentando il ciclismo moderno e di cui noi italiani non ci siamo accorti. Oggi giorno ci sono molte più figure professionali nei team, molta più attenzione al particolare, mentre l’Italia – secondo lui – ha perso il treno. Questo gap da colmare lo attribuisce alle eccessive (ed inutili) corse juniores e under 23 nel calendario italiano, mentre nel resto d’Europa i ragazzi fanno blocchi di lavoro specifici per poi essere pronti a correre: meno corse dunque e più allenamenti mirati. Davide Cassani, ex ct azzurro, dal canto suo indica che il gap è dovuto piuttosto alla mancanza di squadre World Tour di matrice italica, oltre al fatto che i nostri giovani non fanno spesso corse a tappe all’estero. Dal mio punto di vista, in medio stat virtus: ragazzini di 12 anni che corrono tutti i weekend nelle varie categorie esordienti, allievi, juniores, per poi arrivare sfiniti a 18 anni e smettere. Direttori sportivi e allenatori che vogliono dimostrare di avere il campioncino in casa a tutti i costi, facendogli inconsciamente del male. In questo caso, il sistema Italia non funziona più. In altre discipline come il nuoto e l’atletica l’hanno già capito, nel ciclismo no. In poche parole, oltre al fattore economico esiste anche un problema gestionale dei nostri allenatori e dirigenti. Bisognerebbe sfoltire i calendari nazionali, contenendo i costi per poi destinarli a corse importanti del calendario internazionale. Insomma, una via di mezzo tra queste due correnti di pensiero.
LE PUNTATE PRECEDENTI DI ‘MAURIZIO RACCONTA…’
Maurizio Contino
Foto: LivePhotoSport