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MotoGP, GP Americhe 2023. Ad Austin la sfida più grande sarà tener vuota l’infermeria…

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Marc Marquez

La MotoGP si appresta a vivere il Gran Premio delle Americhe, terzo appuntamento di un Mondiale cominciato nel segno degli infortuni. Spiace dirlo, ma si tratta della realtà dei fatti. I bollettini medici hanno rappresentato una costante dei primi due weekend stagionali, funestati da ben cinque forfait. Considerando come la griglia sia composta da ventidue piloti, il conto è presto fatto. Quasi un quarto del campo partenti si è già dovuto fermare per un evento nefasto.

Una roulette russa, insomma. Anzi, peggio. Perché nel suddetto gioco d’azzardo c’è una possibilità su sei di finire male (16,7%), mentre nel Motomondiale 2023 l’infermeria è già stata frequentata dal 22,7% dei protagonisti. D’accordo, la metafora è molto forte ed esagerata. Cionondimeno è propedeutica a dare un’idea di quanto sia stato traumatico, nel senso più letterale del termine, il principio di stagione. Peraltro, Pol Espargarò ha rischiato grosso a Portimao, finendo in terapia intensiva con una contusione polmonare e diverse fratture, compresa quella della mascella, che ha richiesto l’intervento chirurgico.

Il trentunenne catalano sarà assente a lungo, ma ad Austin mancheranno anche Enea Bastianini e Marc Marquez, infortunatisi in due distinti incidenti avvenuti in Portogallo, uno dei quali ha costretto Miguel Oliveira a disertare il GP d’Argentina. Il lusitano tornerà in Texas, così come Joan Mir, che invece a Termas de Rio Hondo ha subito un trauma cranico dal quale dovrebbe aver pienamente recuperato. Fermiamoci un attimo ad analizzare il profilo dei cinque citati.

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Abbiamo due Campioni del Mondo della classe regina e altrettanti di quella cadetta; centauri tra i 25 e i 32 anni d’età con almeno due stagioni piene alle spalle in top-class. Insomma, non parliamo di improvvisati, bensì di gente che ha saputo fare la differenza ai massimi livelli. Eppure tutti, per una ragione o per un’altra, si sono ritrovati ad affrontare serie conseguenze dopo essere finiti a terra.

Si sa che motorsport is dangerous. Il pericolo è parte integrante delle corse motoristiche e non potrà mai essere eliminato, soprattutto se si parla di due ruote. In auto, se si va a sbattere, la prima a farsi male è la vettura stessa. In moto, viceversa, non c’è il filtro del mezzo meccanico. Però, motorsport cannot be too dangerous. Il rischio fa parte delle corse solo se il gioco vale la candela. Se, invece, gli azzardi diventano esagerati, l’intero sistema implode, perché i pericoli si fanno insostenibili.

Proprio per questo, la più grande vittoria da conseguire nel Gran Premio delle Americhe sarà quella di non vedere nessuno frequentare il centro medico, lasciando inoperosi i camici bianchi presenti in loco. Per adesso i tanti infortuni possono ancora essere classificati alla voce “casualità”, proprio perché due gare non fanno necessariamente testo e potrebbe trattarsi di una sequenza sfortunata di circostanze.

Tuttavia, Agatha Christie insegnava come “tre indizi facciano una prova”. Se anche Austin dovesse mandare qualcuno in infermeria, allora bisognerebbe doverosamente cominciare a riflettere sulla situazione.

Foto: MotoGPpress.com

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