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MotoGP, Honda e Yamaha si stanno riavvicinando alla Ducati? Austin pista atipica, in Europa esami decisivi
La notizia del Gran Premio delle Americhe è rappresentata dal fatto che non abbia vinto Ducati. D’altronde Francesco Bagnaia si è steso tutto da solo quando era in testa, Jorge Martin è sempre il solito sciupone e, come se non bastasse, a questo giro ha trascinato con sé pure Alex Marquez. Infine, Enea Bastianini è assente giustificato. Se quattro frecce si spezzano, oppure escono dalla faretra, è ovvio che le possibilità di mancare il bersaglio aumentano.
Ci ha pensato Luca Marini a salvare il bilancio di Borgo Panigale. Bravissimo il venticinquenne di Tavullia a conquistare il primo podio della carriera nella classe regina, capitalizzando al meglio un weekend in cui si è dimostrato competitivo sin dalla FP1 e durante il quale, in gara, mezzo mondo è finito a gambe all’aria. Letteralmente, perché ben 10 dei 22 partenti si sono stesi!
Proprio questa dinamica genera una riflessione. Quanto fa testo la gara di Austin? L’impressione è che l’abbassamento delle temperature abbia giocato un brutto scherzo a tanti, cambiando radicalmente l’aderenza del già discusso asfalto del tracciato.
Ducati resta la moto da battere, al di là della vittoria mancata e del fatto che sul piano prestazionale si sia vista una Honda allo stesso livello. Appunto, una Honda, quella di Alex Rins. Notizie di Joan Mir? Al di là del ruzzolone, il Campione del Mondo 2020 è finito in una puntata della versione texana di ‘Chi l’ha visto?’. A proposito, se avete notizie del maiorchino, potete chiamare lo 06.8262 apponendo lo 001 (prefisso internazionale degli Usa).
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Scherzi a parte, Rins ha disputato una super-gara, ma sappiamo bene come si trovi a meraviglia al Circuit of the Americas. Era l’unico centauro presente in griglia ad aver già vinto su questa pista. Cosa ha combinato il catalano in Portogallo e Argentina? Poco o nulla. Quindi è doveroso andare con i piedi di piombo prima di parlare di una ‘Resurrezione dell’Ala’, che a onore del vero sarebbe auspicabile per il bene del Motomondiale, in quanto qualsiasi supremazia, meccanica o umana, è deleteria per interesse e spettacolo.
Riguardo Yamaha… Vogliamo essere onesti e parlare fuori dai denti? La M1 sul dritto veniva ridicolizzata. Non solo dalle Desmosedici. Sembra di sentirlo, Fabio Quartararo, che con la voce di Fernando Alonso urla “Moto2 engine!” mentre viene volato via finanche dai Garelli Ciclone. Le creature di Iwata hanno un’ottima ciclistica, ma se manca il motore, manca quasi tutto. Jerez de la Frontera potrebbe essere un contesto più favorevole ai Tre Diapason, non ci sono lunghi rettilinei e l’agilità conta parecchio. Però, chi ha vinto le ultime due edizioni del GP di Spagna? Mais Ducati, bien sûr! Chi, viceversa, può mangiarsi le mani sull’aereo dal Texas all’Austria è Ktm. A Mattighofen hanno raccolto briciole rispetto al potenziale messo in mostra.
Insomma, appuntamento fra due settimane per trarre qualche conclusione sui valori in campo e un eventuale cambiamento degli stessi. Il contesto andaluso è uno di quelli più utilizzati per i test, dunque ci sarà ogni genere di riferimento. Quello di Austin potrebbe essere stato un GP anomalo ed estemporaneo, così come Termas de Rio Hondo è habitat particolare. Sarà a Jerez de la Frontera a emettere la sentenza del giudice per le indagini preliminari. Fino a quel momento, gli inquirenti saranno al lavoro.
Foto: MotoGPpress.com