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MotoGP, ‘Privati’ al potere! Le strutture satellite raccolgono il doppio di quelle ufficiali

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Luca Marini Fabio Quartararo

Uno dei temi d’interesse dell’inizio della stagione di MotoGP 2023 è rappresentato dal fatto che i cosiddetti “team satellite” stiano raccogliendo più delle “squadre ufficiali”. Anzi, molto di più. Per la precisione il doppio! I factory team sono sotto 1-2 in tema di vittorie, 3-6 nell’ambito dei podi e 5-10 se guardiamo alle top-five. Una proporzione perfetta e rispettata pedissequamente!

Vero che non siamo più nell’epoca dei “privati” o delle cosiddette “strutture clienti”. D’altronde, se si usa il termine “satellite”, è perché la Casa madre comunque ha un legame molto forte con queste entità. Cionondimeno, non si può certo dire che i risultati pesanti siano arrivati grazie alle vere e proprie appendici del centro di gravità. Mooney VR46 e Gresini corrono con le Ducati del 2022, LCR riceve sempre in ritardo le novità prodotte da Honda

Peraltro, va rimarcato come il team di proprietà di Valentino Rossi e gestito da Pablo Nieto non avesse mai vinto prima di quest’anno (anche perché è giovanissimo), mentre la navigata struttura di Lucio Cecchinello non trionfava dal lontano 2018. Dunque, non parliamo di entità esterne alle grandi aziende assurte al ruolo di protagoniste assolute da tempo, bensì di una squadra appena formatasi e di una reduce da anni privi di risultati.

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Quali conclusioni trarre da tutto questo? Non ce n’è necessariamente una, è semplicemente una dinamica interessante di cui prendere atto, le cui cause possono comunque essere spiegate in maniera razionale. In primis, due dei quattro centauri più in vista nei factory team (Enea Bastianini e Marc Marquez), praticamente non hanno ancora corso. In secondo luogo diversi rider “ufficiali” hanno sbagliato, lasciando sul piatto risultati pesanti (citofonare Francesco Bagnaia e Jack Miller per informazioni in merito). Infine, all’inizio dell’anno, è verosimile che le moto 2023 debbano ancora essere capite appieno, mentre quelle agé non abbiano più segreti, rendendone molto poi semplice la messa a punto.

È probabile che questa presa di potere dei ‘privati’ a discapito delle ‘istituzioni’ venga progressivamente riassorbita con il passare delle gare, come sovente accaduto. Di certo c’è che nell’epoca della MotoGP nessun Mondiale è ancora stato vinto da un team satellite. Questa è la prossima frontiera da varcare. Ci andò vicinissimo Razlan Razali nel 2020, ma alfine il titolo scivolò dalle mani di Fabio Quartararo, finendo in quelle di Joan Mir e della Suzuki factory. Appuntamento verosimilmente rimandato. La domanda è solo ‘a quando?’.

Foto: MotoGPpress.com

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