Ciclismo
Parigi-Roubaix 1949: quando Serse Coppi, fratello di Fausto, vinse a pari merito con un francese!
Messo alle spalle il Giro delle Fiandre, il mondo del ciclismo si proietta verso il prossimo impegno “monumentale”. Domenica 9 aprile, la domenica di Pasqua, si correrà infatti la Parigi-Roubaix. La classica delle pietre, “l’inferno del nord”, giunge alla 120a edizione della sua storia ricca di aneddoti, leggende e grandi imprese. Oggi vogliamo ricordare uno degli eventi forse più interessanti e curiosi che si legano alla mitica corsa, oggi vi raccontiamo di quando, nel 1949, un corridore italiano ed uno francese furono dichiarati vincitori ex-aequo pur non tagliando il traguardo nello stesso momento.
L’edizione del 1949 era la numero 47 della storia della Parigi-Roubaix, corsa che, pur in un’epoca eroica del ciclismo, aveva già acquistato un’aura di leggenda. Alla partenza di Saint-Denis erano presenti 217 ciclisti, molti dei quali furono costretti al ritiro ben prima di arrivare al mitico velodromo. I grandi favoriti della giornata erano il belga Rik van Steenbergen, vincitore della precedente edizione, e Fausto Coppi, all’esordio nella corsa che poi vincerà l’anno successivo.
Durante i 244 km, molti dei quali sulle pietre, Van Steenbergen si ritira ed anche Coppi non sembra essere nella migliore giornata. A 30 km dall’arrivo l’evento che fa esplodere la corsa verso il finale: Fausto Coppi lancia, con un cambio stile “madison” il fratello Serse, di certo meno quotato e conosciuto. Al suo inseguimento si lancia il francese André Mahé, seguito dallo spagnolo naturalizzato francese Jacques Moujica e dai belgi Frans Leenen e Florent Mathieu.
In una corsa come la Roubaix, specie in quel periodo, i colpi di scena non potevano neanche essere definiti tali e la gara era ben lontana dall’essere decisa. Leenen e Moujica cadono e si staccano dalla testa della corsa, formata negli ultimi chilometri dalla sola coppia Mahé-Mathieu. Arrivati nei pressi del tanto anelato velodromo, vera e propria oasi in un deserto di pietre, polvere e fango, i due vengono disorientati dalla folla e forse dalle fatiche, non riuscendo a trovare l’entrata della pista. Storie che ci raccontano di un ciclismo ormai lontano.
In qualche modo, forse consigliati da un giornalista, Mahé e Mathieu riescono sì ad entrare nel velodromo, ma dal lato sbagliato. Senza perdere troppo tempo in pensieri ed elucubrazioni, i due sprintarono e fu Mahé a tagliare il traguardo per primo. Poco dopo sopraggiunse il gruppo degli inseguitori e fu proprio Serse Coppi a vincere la “volata dei battuti”.
In un primo momento la vittoria fu attribuita a Mahé, premiato con un mazzo di fiori. Serse Coppi però, insieme alla sua squadra e forse spinto dal fratello, presentò un reclamo affermando che il francese non avesse seguito il percorso corretto e dovesse, di conseguenza, essere declassato.
Ne nacque un caotico battibecco che è destinato a rimanere per sempre negli annali delle due ruote: il giudice diede ragione a Coppi, proclamandolo vincitore mentre Mahé era già nelle mitiche docce dello spogliatoio del velodromo. Gli organizzatori ignorarono la scelta della giuria e confermarono la vittoria di Mahé, supportati dalla Federazione transalpina. All’inevitabile ricorso della Federazione Italiana seguì un’impopolare decisione dell’UCI: la corsa era da considerarsi non valida e dunque da annullare. A quel punto né i francesi, né gli italiani rimasero soddisfatti e continuarono nelle loro lamentele. Solo sei mesi dopo, nel novembre dello stesso anno, arrivò la salomonica decisione che ricordiamo tutt’ora: Serse Coppi ed André Mahé furono proclamati vincitori ex-aequo. L’italiano accolse la decisione con gioia per quella che rimarrà la vittoria più prestigiosa della sua carriera, mentre il transalpino non smise mai di lamentarsi per una decisione, a suo parere, politica.
Foto: Olycom