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Oltre Cinquecerchi
Scacchi, che fine ha fatto Fabiano Caruana? L’ex italiano fatica a tornare al vertice
Forse la domanda “che fine ha fatto” ha un che di eccessivo, giacché Fabiano Caruana è nella top ten degli scacchi ininterrottamente dal 2013, e per buona parte dell’intervallo di tempo 2013-2023 ha occupato la seconda posizione mondiale. Lo ha fatto prima sotto bandiera italiana, poi, dal 2015, sotto quella americana: tutto in virtù di quel doppio passaporto che gli ha consentito di fare una scelta. Rimane pur tuttavia vero che un certo calo c’è stato, e andiamo a scoprire il percorso in tal senso.
L’italoamericano lo avevamo lasciato in un momento del 2021 nel quale era arrivato quarto al Torneo dei Candidati, quello che aveva portato (anche allora) il russo Ian Nepomniachtchi a sfidare Magnus Carlsen. Caruana era stato l’unico a non concedere al norvegese neanche una vittoria a cadenza classica nel match iridato, solo che neanche lui era riuscito a piegarlo. Il record, a prescindere dalla prodigiosità o meno, rimane, ma non gli è servito per vincere quella sfida del 2018 a cadenza rapid, dove Carlsen ha maggiormente mantenuto i nervi saldi.
Tornando al post-Candidati 2021 di Caruana, non è stato facile, anche se la linea delle difficoltà andrebbe spostata più in avanti perché nel 2021 Fabiano ha comunque raggiunto risultati di ottimo livello. Tra questi il secondo posto al FIDE Grand Swiss, che gli ha permesso di tornare a giocarsi il torneo degli otto pretendenti a una poltrona da sfidante iridato (in circostanze normali). Ma i secondi posti sono stati una sua costante in quell’anno: St. Louis Rapid and Blitz, Sinquefield Cup, campionato americano. Dopo aver commentato per chess.com la sfida Carlsen-Nepomiachtchi ha vinto il Vugar Gashimov Memorial all’Armageddon contro l’ungherese (ora passato in quota Romania) Richard Rapport e, quindi, è stato quarto ai Mondiali rapid, dov’è caduto vittima della stessa regola di spareggio (poi modificata) che ha tolto di mezzo anche Carlsen, la cui voce in tal senso si è sentita forte e chiara.
Il 2022, invece, è stato più complicato. Ottavo a Wijk aan Zee (Tata Steel), ha poi vinto un torneo particolare a doppia eliminazione, l’American Cup, davanti a Levon Aronian che è di recente passato sotto bandiera USA dopo problemi con la Federazione armena e, più in generale, con il trattamento degli scacchi in Armenia. Si è ripresentato tra i Candidati; secondo a fine prima metà, è crollato inspiegabilmente nella seconda metà, chiudendo al quinto posto. Questa performance, e quella non brillantissima alle Olimpiadi Scacchistiche (3 vittorie, 3 patte e 4 perse), hanno contribuito a metterne in pericolo lo status di top ten, salvato in qualche modo, ma con la quota 2800 punti ELO andata via.
Terzo al St. Louis Rapid and Blitz e poi alla Sinquefield Cup, è poi riuscito in un parziale riscatto giocando e vincendo ancora a St. Louis il Champions Showdown: Chess 9LX, un torneo basato sul Chess 960 (per farla breve, una variante ideata e resa popolare da Bobby Fischer che cambia tutte le disposizioni dei pezzi sulla prima traversa, lasciando ovviamente immutati i pedoni sulla seconda). Si è ripreso quindi il ruolo di campione USA, togliendolo a Wesley So, ed è arrivato terzo ai Mondiali rapid trovando anche una patta con Carlsen.
Nel 2023 ha finora colto il quinto posto a Wijk aan Zee, dove Anish Giri è riuscito finalmente a trionfare tra le mura amiche, e proprio in questi giorni si è cimentato nel Chessable Masters, in cui è stato sconfitto da Hikaru Nakamura. Nello stesso evento, disputato online, a Magnus Carlsen è scappato il mouse e, con questo, ha perso la Donna proprio contro l’uomo che è andato vicinissimo a trovarsi al posto di Ding Liren nel match iridato di prossimo inizio.
Foto: FIDE / Lennart Ootes