Oltre Cinquecerchi
Scacchi, chi è Ding Liren. Il primo cinese a giocarsi il Mondiale assoluto
Dal 1991 a oggi la Cina era balzata agli onori delle cronache degli scacchi soprattutto per ciò che hanno fatto, e fanno, le donne. Xie Jun, Zhu Chen, Xu Yuhua, Hou Yifan, Tan Zhongyi, Ju Wenjun: sono questi i nomi di coloro che hanno vinto il Campionato del Mondo femminile. Ora, però, c’è qualcuno che può tentare la scalata al massimo alloro assoluto. Si tratta, naturalmente, di Ding Liren.
Nato il 24 ottobre 1992 a Wenzhou, ha iniziato a farsi notare già nei primi Anni 2000, sfiorando due volte titoli mondiali giovanili: nell’Under 10 e nell’Under 12 fu secondo per spareggio tecnico, prima dietro all’azero Eltaj Safarli (poi validissimo Grande Maestro, brevemente anche tra i top 50), poi dietro all’altro cinese Zhao Nan. Passati gli anni, ha cominciato a vincere i campionati cinesi individuali, riuscendoci per tre volte. In particolare, nel 2009, cioè alla sua prima occasione vincente, quel successo lo ha portato fino a diventare Grande Maestro, dopo che aveva iniziato a farsi notare anche fuori dal suo Paese e ad affacciarsi in Europa. Nella storia è stato il più giovane a conquistare l’alloro nazionale.
Di qui in avanti arrivarono i primi inviti per i tornei di grande valore, quelli chiusi e riservati ai più forti del mondo. Categoria, questa, cui Ding Liren ha un po’ faticato ad arrivare, vuoi perché in età giovane non giocava molte partite valide per il rating ELO globale, vuoi perché non è riuscito sempre a trovarsi nelle migliori condizioni. Ad ogni modo, i buoni risultati a Wijk aan Zee come altrove gli hanno permesso di diventare il secondo cinese a entrare nella top ten dopo Wang Yue: faceva parte, all’incirca, della stessa nidiata di Yu Yangyi, Wang Hao e Bu Xiangzhi (Wei Yi è arrivato più di recente, avendo 23 anni).
Scacchi, chi è Ian Nepomniachtchi. Secondo assalto al titolo mondiale
In questi stessi anni è entrato in pianta stabile nella squadra cinese alle Olimpiadi Scacchistiche, giocandovi dal 2012 al 2018: in questo periodo la Cina ha conquistato l’oro nel 2014 e 2018 come squadra e Ding Liren è stato bronzo individuale in seconda scacchiera nel 2014 e oro ancora individuale in prima nel 2018. E proprio tra agosto 2017 e novembre 2018 ha infilato una striscia lunghissima di partite senza mai perdere, ben 100 (29 vinte e 71 patte), un record per l’élite. Sarebbe poi arrivato Magnus Carlsen a togliergli il record arrivato a quota 125 (o 122 secondo il diretto interessato, che non vuole contare tre precisi confronti).
Ancora del 2018 è la sua prima presenza al Torneo dei Candidati, diventando di nuovo il primo cinese a raggiungere l’evento che qualifica per il match iridato. Finì quarto a 7,5 e, dunque, a un punto e mezzo da Fabiano Caruana, in virtù di una vittoria e 13 patte (in pratica, chiuse imbattuto). Pochi mesi dopo Berlino, e segnatamente a settembre, altro momento storico: primo cinese a superare la quota dei 2800 punti ELO, arrivando a toccare i 2816, fino ad ora suo massimo rating di sempre. In breve, già allora c’erano tutte le premesse perché potesse riuscire ad avere, prima o poi, una chance mondiale. E, del resto, una leadership globale già l’aveva avuta due anni prima: quella blitz, dove occasionalmente qualcuno davanti a Carlsen ci si mette (oggi sono Firouzja e Nakamura).
E nel 2019 il nome era ormai sempre più forte in questo senso, soprattutto dopo la vittoria della Sinquefield Cup 2019 proprio davanti al Campione del Mondo in carica, per di più proprio agli spareggi rapid dopo che i due avevano chiuso in testa insieme le partite a cadenza classica e, pochi mesi dopo, del Grand Chess Tour. Secondo alla World Cup, riuscì a giocare di nuovo i Candidati, ma l’edizione 2020-2021 è famosissima perché iniziata mentre mezzo mondo stava per chiudere causa lockdown (e lo stesso Ding Liren ebbe le sue belle difficoltà, vista la situazione cinese) e, a Ekaterinburg, si giocò finché le restrizioni sui viaggi imposero un’interruzione proprio a metà. La situazione, per farla breve, non giovò: 5°-6° posto.
In sostanza, Ding Liren non poteva viaggiare fuori dalla Cina in ragione del lockdown e di tutte le conseguenze della pandemia di Covid-19. E non avrebbe potuto giocare i Candidati nel 2022. Tuttavia, intervenne la variabile guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina. Il pubblico sostegno a essa (e a Putin, al contrario di Ian Nepomniachtchi, tra i primi firmatari di una celebre lettera di 44 Grandi Maestri) di Sergey Karjakin costò a quest’ultimo una squalifica di 6 mesi e l’esclusione da Madrid. In teoria il cinese avrebbe potuto partecipare, ma aveva un problema: gli mancavano 26 partite per arrivare a 30 e avere così la quota minima da associare all’ELO che gli dava la chance. Problema, appunto, risolto: la Federazione cinese organizzò tornei e match per farlo arrivare alla fatidica quota 30 e mandarlo a Madrid.
Inizialmente vittima di un attacco devastante di Nepomniachtchi, Ding Liren riuscì, pian piano, a ritrovare la forma e a pescare una prodigiosa seconda metà di evento che gli consentì di arrivare secondo proprio dietro al russo. Non lo sapeva ancora, ma sarebbe bastato per giocare il match iridato, dal momento che Carlsen, pochi giorni dopo i Candidati, rinunciò a difendere la sua corona. Il 31 ottobre fu ufficializzata la presenza del cinese davanti a Nepomniachtchi. Quest’anno poca gloria, con Wijk aan Zee (Tata Steel) chiuso all’11° posto nell’edizione vinta da Anish Giri. Ora è terzo nel ranking FIDE dietro al suo prossimo avversario per lo scettro mondiale.
Foto: FIDE / Stev Bonhage