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“Se continua così, il calcio tra 10 anni non lo segue più nessuno”. Sarri ci invita a riflettere sullo stato del calcio nel mondo.

Maurizio Sarri prima del Monza parla della sua Lazio, di Palladino e dello stato attuale del calcio nel mondo.

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Maurizio Sarri
Maurizio Sarri (© LaPresse)

Tutto si può dire di e su Maurizio Sarri, ma non che abbia remore nell’esprimere opinioni nette sul mondo che frequenta ormai da sempre e che conosce alla perfezione, avendolo scalato dai Dilettanti alla Champions League.

Prima della partita della sua Lazio contro il Monza ha parlato della sua squadra e dei cali di rendimento che troppo spesso ha dopo aver vinto partite contro le avversarie più difficili. “La premessa è che quest’anno non solo noi, ma tutte le squadre di alta classifica tranne il Napoli hanno perso parecchi punti contro le medie-piccole”, dice Sarri in conferenza stampa. “Detto questo, è chiaro che è necessario avere sempre le motivazioni al massimo, a prescindere dall’avversario che affronti”, vero turning point tra una squadra fortissima e una troppo poco costante.

Belle parole poi nei confronti del tecnico che affronterà domani, ovvero Raffaele Palladino del Monza: “Palladino è uno dei tecnici giovani più interessanti. Il suo Monza riesce a fare una fase difensiva in stile Atalanta, mentre in fase di possesso fa un gioco alla Guardiola”. Due paragoni niente male per un giovane tecnico.

E infine la parte del discorso forse più interessante, quella in cui riflette sullo stato attuale del calcio, facendo riferimento anche al fatto che tanti suoi calciatori sono tornati da pochissimo dopo la pausa con le Nazionali: “Il calendario è sempre più fitto e così il calcio non è fattibile. Ho sentito paragoni con l’NBA, ma lì si gioca 48’ invece di 90’ e si prendono meno colpi che nel calcio. E vogliono aggiungere ancora partite”, dice Sarri evidentemente contrariato.

“In questo modo si favoriscono gli infortuni e si riduce lo spettacolo. Il calcio da sport è diventato business, se però si trasforma solo in business non escludo che tra dieci anni nessuno lo seguirà più, perché magari la gente troverà cose più interessanti da vedere”. Sono parole su cui bisogna riflettere. Non tutto può essere ridotto ai soldi che girano sul mercato e ai valori che si alzano e si abbassano per una partita giocata bene o male. La disaffezione, ha ragione Sarri, può essere davvero dietro l’angolo.

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