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Tennis, Nargiso: “Sinner da fondo tira più forte di Alcaraz e Rune. Deve abituarsi a 65-70 partite l’anno”

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Jannik Sinner

Rivolgersi a chi ha giocato. Diego Nargiso ci ha offerto una panoramica puntuale sui tre grandi “Tenori” del tennis italiano, ovvero Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini. I tennisti in questione stanno vivendo un momento molto diverso tra loro e meritano un’analisi attenta, dopo quattro mesi di match particolarmente intensi.

Ciao Diego, bentrovato e grazie di interagire con noi?

E’ sempre un piacere e meglio parlare di tennis, che di calcio ad esempio…“.

Ci mancherebbe, nessuna domanda sul Napoli. Scherzi a parte, iniziamo con il fare un po’ l’analisi di questo Sinner del 2023: che idea si è fatto?

Un giocatore estremamente forte e maturo, sempre più consapevole di se stesso. Ha fatto dei progressi sotto tutti i punti di vista e la sua classifica parla chiaro“.

Tutto vero però quando si tratta di vincere il titolo importante manca sempre qualcosa. E’ un problema?

No, fa parte del processo di crescita che sta affrontando. Noi pensiamo che Sinner sia già un tennista fatto e finito, ma non è così. La sua è ancora una situazione da lavori in corso e più gioca e più comprende in che modo si deve comportare e in quale direzione deve lavorare. Effettivamente, pensavo che avrebbe vinto a Montecarlo, ma un po’ ci sono stati i meriti di Rune e un po’ le condizioni di gioco che hanno scombinato le carte, ma questo è il tennis. Lui deve solo abituarsi a queste situazioni, ma il gioco per vincere ce l’ha“.

Ma forse non sta giocando un po’ troppo, è d’accordo con la sua programmazione?

Credo che ci possa stare questo modo di vedere, anche perché lui deve abituarsi ad affrontare un’annata da 65/70 partite all’anno, cosa che l’anno scorso per vari motivi non ha potuto fare. Ha l’età e la motivazione per affrontare questi sforzi e la grandezza di un giocatore passa anche dalla capacità di affrontare problematiche di questo genere, quando in questo caso credo sia solo un po’ di stanchezza e sa perfettamente come gestire il proprio corpo“.

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A proposito di stanchezza, la sensazione è che quando viene meno la lucidità, soprattutto al servizio fa tanta fatica. Cosa ne pensa?

Concordo, è il colpo su cui si vede sta ancora intervenendo e non semplicissimo da mettere a punto. Va un po’ a corrente alternata, ma ci vuole il tempo che ci vuole. Mi viene in mente Djokovic che, anch’egli, ha impiegato non poco per trovare un certo equilibrio, lo stesso Nadal ha sviluppato la sua tecnica con il tempo. Il nostro giudizio, temo, è molto critico su Jannik perché abbiamo i modelli di Alcaraz e, in parte, di Rune che hanno un bagaglio più completo e allora si pretende che Sinner sia allo stesso livello, ma Jannik tira più forte di tutti da fondo e fa la differenza con questo e non è poco“.

Chi ha ripreso a tirare forte e sembra aver trovato un minimo di continuità è Lorenzo Musetti. Che impressione le ha dato?

Sul valore di Lorenzo c’è poco da dire, io penso che lo step debba essere mentale piuttosto che tecnico. Quando gioca convinto di se stesso e consapevole di quello che fa, diventa un altro giocatore di quello che, sfiduciato, si mette dietro la linea di fondo. A Montecarlo ha fatto molto bene, arrivando nei quarti di finale e battendo Djokovic, ma arrivare così scarico contro Sinner è una cosa, chiaramente, su cui dovrà lavorare perché se vuole competere ai massimi livelli dovrà assorbire certe fatiche. Sulle sue qualità tecniche, è sempre un piacere per gli occhi“.

Tanta fatica e amarezza per Matteo Berrettini, costretto a un nuovo stop. Secondo lei questi infortuni sono legati anche al modo di giocare?

Probabilmente sì, forse qualcosa a livello biomeccanico può e deve essere modificato, perché se spesso sono gli addominali a essere interessati significa che qualcosa nel modo di portare il colpo c’è. Dispiace per quanto sta accadendo a Matteo, una situazione non semplice“.

Foto: LiveMedia/Matthieu Mirville/DPPI

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