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Tennis, Paolo Bertolucci: “Non ci si rende conto di cosa sta facendo Sinner. Infortuni di Berrettini non casuali”

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Tiriamo le somme. I primi tre Masters1000 sono andati in archivio nel circuito ATP di quest’anno e nei tornei di grande prestigio che si sono tenuti a Indian Wells, Miami e a Montecarlo Jannik Sinner è stato tra i protagonisti. L’italiano ha raggiunto le semifinali in California, la Finale in Florida e il penultimo sul rosso del Principato, diventando il più giovane tennista dell’Era Open a potersi fregiare di tale traguardo nella stessa stagione.

Tuttavia, l’agognato successo, da prima pagina, è mancato per un motivo o per l’altro. Un aspetto che porta a chiedersi se Jannik abbia determinate attitudini e possa ambire ai massimi livelli del tennis mondiale. Attualmente, il classe 2001 del Bel Paese è n.8 ATP e n.3 della Race, la classifica di rendimento 2023 che premierà i primi otto della graduatoria con la qualificazione alle ATP Finals di Torino.

L’obiettivo principale dell’annata di Sinner è il pass per il Master di fine anno e si può ritenere che il percorso intrapreso sia assolutamente positivo, ma rimane la constatazione di quel dato mancate. Per parlare di questo e anche di altro, ci siamo rivolti a Paolo Bertolucci, volto notissimo agli appassionati di tennis, visti i trascorsi in campo, sulla panchina dell’Italia di Coppa Davis e ora ai microfoni di Sky Sport.

Ciao Paolo, bentrovato. Archiviata l’avventura di Montecarlo anche per te?

Sì, avventura intensa e molto bella anche per quello che ha fatto Sinner“.

Vero, prima volta in semifinale sulla terra rossa monegasca, ma la vittoria in un 1000 ancora manca. Ci dobbiamo preoccupare?

Sinceramente no, anche perché faccio fatica a preoccuparmi se pensiamo che questo giocatore è arrivato in semifinale a Indian Wells, in Finale a Miami e in semifinale a Montecarlo. A me sembra che sono un po’ tutti impazziti e non ci si renda conto di cosa Jannik stia facendo“.

Si è un po’ troppo esigenti?

Direi di sì. Nel suo percorso ha sconfitto giocatori di altissimo livello, ha sconfitto Alcaraz a Miami, che era campione in carica, a Montecarlo se l’è giocata punto a punto con Rune, che poi ha pagato dazio in Finale e non ha vinto una partita, sulla carta, alla sua portata. Noi diamo per scontato troppe cose“.

Però quella vittoria in un 1000 ancora manca, secondo lei c’è un motivo?

Si è imbattuto in giocatori che per varie ragioni si sono dimostrati migliori e a Miami, per esempio, la semifinale con Alcaraz l’ha prosciugato, ma non è mica solo un suo problema. Lo spagnolo si è ‘ammazzato’ e infatti ha saltato il torneo nel Principato. Parliamo di Rune? Finita la benzina contro Rublev e ha vinto il russo. Il tennis è questo, ma noi siamo stati abituati troppo bene dai tre fenomeni“.

Quindi Sinner, secondo lei, ha raggiunto un livello che gli può consentire di competere sempre al successo nei tornei a cui prende parte?

Il dato è esattamente questo, ovvero essere in grado di giocarsela sempre e mi sembra che la sua classifica sia tutt’altro che disprezzabile, anzi…Però leggo di cose che non vanno, ci si lamenta del servizio, ecc. Indubbiamente può e deve migliorare se vuol vincere di più, lo sa anche lui e sono convinto che lo farà perché già nel 2023 sta esprimendo un livello che l’anno passato non aveva“.

Parlando della semifinale contro Rune, cosa non ha funzionato?

La lettura della partita è semplice: nel primo set c’è stata una sfida a fare a pallate e Sinner ha dominato e Rune ci ha capito poco. Siccome il danese non è uno stupido, ha deciso di mettersi due/tre metri dietro e fare muro. Un qualcosa che ha stupito Jannik che è andato sotto 0-3 nel secondo set. C’è stata l’interruzione, ha piovuto e il campo non è stato coperto, quindi si è appesantito ulteriormente. Di conseguenza, con la pressione da fondo, Jannik non ha trovato più punti facili, commettendo più errori, al cospetto di un rivale che faceva giocare sempre un colpo in più. Era sempre con l’acqua alla gola e il servizio non gli ha dato una mano“.

Servizio che quindi è l’aspetto su cui deve lavorare maggiormente?

Senza dubbio, ma già è migliorato molto in termini di velocità, ma c’è da lavorare sulla continuità. Nel corso del torneo si è visto un ottimo rendimento quando ha dovuto annullare le palle break, ma è chiaro che se concedi tante chance all’avversario prima o poi sei costretto a cedere e contro Rune è arrivato il 7-5 al terzo. Tuttavia, resta una partita disputata in condizioni particolari in cui, come si è detto, può accadere di tutto e ha pagato anche il danese nella sfida successiva“.

Parliamo anche di Lorenzo Musetti, come esce da Montecarlo?

Direi bene, ha battuto il n.1 del mondo, raggiunto i quarti e giocato abbastanza bene. Veniva da un brutto periodo, spero che dia seguito ai risultati. Del resto, anche lui contro Sinner ha pagato gli sforzi della partita contro Djokovic, purtroppo c’era poco da fare e il 6-2 6-2 è stato emblematico“.

A proposito della partita contro Nole, le hanno dato fastidio quei riferimenti al “Super coach” dello stesso Musetti, in difesa del suo tecnico, di cui lei aveva parlato e scritto?

Sinceramente io credo che non si sia compreso cosa volessi dire. Non ho mai affermato che Musetti e Berrettini, perché ho parlato anche di lui, debbano cambiare allenatore. Le mie considerazioni erano legate a un’integrazione dello staff, quindi non ho capito perché ci si debba sentire attaccati. Magari saranno state riportate male le mie parole, ma io ho espresso un pensiero, non è mica la verità assoluta. Le dirò, sono contento se dovessi sbagliarmi, perché significherebbe che i problemi non ci sono“.

Problemi che invece continua ad avere Berrettini dal punto di vista fisico?

Qui però il super coach è una cosa poco attinente. Sono questioni legate al fisico e probabilmente anche al tennis di Matteo. Mi sembra chiaro che i suoi infortuni siano connessi al modo di portare i colpi, sia con il servizio che soprattutto con il dritto. Di conseguenza, non è facile trovare una soluzione“.

Dobbiamo temere per la sua carriera?

Nessuno può saperlo, però è particolarmente cagionevole e se devi sempre fermarti per un motivo o per l’altro diventa difficile. Il fatto che spesso si faccia male nella zona dell’addome non è casuale“.

Foto: LaPresse

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