Tennis

Tennis, Paolo Bertolucci: “Sinner vale i top5, solo Djokovic risponde meglio. A Berrettini serve un consulente”

Pubblicato

il

Il primo trimestre del 2023 in ambito tennistico fa parte dell’album dei ricordi e tra le fila azzurre Jannik Sinner è quello che ha avuto il percorso più convincente. L’altoatesino grazie ai suoi risultati è attualmente n.4 della Race, classifica di rendimento della stagione corrente, forte delle semifinali raggiunte nel Masters1000 di Indian Wells e dell’atto conclusivo nel 1000 di Miami.

Certo, è mancato il sigillo, come invece è accaduto in questa stagione a Montpellier, ma nel corso dei due tornei americani si sono notati i notevoli progressi compiuti da Jannik sia dal punto di vista tecnico che fisico. Manca uno step, ma se la tendenza dovesse confermarsi è ragionevole pensare che il nostro portacolori possa ambire con costanza ai massimi traguardi.

Discorso diverso per Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, reduci da risultati negativi, che devono assolutamente ritrovare la retta via. Di questo e di altro abbiamo parlato con Paolo Bertolucci, ex grande giocatore e attuale commentatore per Sky Sport, nonché firma su La Gazzetta dello Sport.

Paolo, bentrovato. Tante nottate fatte per seguire il tennis, ma ne è valsa la pena?

Decisamente sì, partite che hanno lasciato il segno“.

Partiamo da Jannik Sinner, che bilancio vogliamo fare?

Un bilancio molto positivo. Sinner ha confermato di essere ormai a livello dei primi cinque giocatori del mondo e la costanza di rendimento avuta in questo trimestre lo sta a dimostrare. Ha compiuto degli importanti progressi sotto tutti i punti di vista, ma ancora ci sono margini ed è un bene per lui perché significa che può crescere ancora molto“.

A cosa si riferisce in particolare?

Primo aspetto riguarda il fisico. Lo abbiamo visto tutti come da un anno all’altro abbia messo massa muscolare e questo gli dia sicuramente modo di gestire meglio lo scambio e di imprimere alla palla grande forza, anche nell’esecuzione del servizio. Tuttavia, come abbiamo notato nella Finale di Miami, le fatiche della sfida contro Alcaraz si sono fatte sentire e per battere Medvedev si deve essere al meglio. Del resto, se da parte del suo staff è stato detto che ci vorranno un paio di anni nella maturazione atletica, c’è da credergli“.

Ritiene, quindi, che questo aspetto possa essere una difficoltà in chiave Slam?

Non è da sottovalutare sicuramente, anche se io ricordo l’anno scorso negli US Open tante partite che lui ha affrontato al quinto set, tenendo bene. In quel caso entrano nel discorso anche le risorse mentali, perché si gioca al meglio dei cinque set. In questo contesto, sicuramente il fatto che lui riesca a vincere senza perdere set per strada contro i tennisti dietro di lui in classifica è un bel segnale“.

Un segnale che però contro Medvedev non è arrivato, quando magari si sperava che questo tabù venisse sfatato. Come deve fare per battere il russo?

Non è che stiamo parlando di un rivale proprio scarso….Medvedev sul cemento ha messo spesso in difficoltà Djokovic, come anche l’ultima vittoria a Dubai dimostra, e sicuramente per caratteristiche è un tennista non facile per Sinner, ma io credo che nella Finale di Miami non avesse modo neanche per provarci. Per battere il russo serve grande forza nella risposta, farlo correre soprattutto dal lato del dritto e venire a prendersi i punti a rete. Sinner non aveva birra nelle gambe e la sua palla andava meno, oltre al fatto di aver commesso tantissimi errori, anche con il rovescio con cui non sbaglia mai“.

In sostanza, la partita contro Alcaraz si è fatta sentire nelle gambe?

Normale che sia così, giocare tre ore, in serata e con quell’umidità, è qualcosa di non poco conto. Del resto, entrambi hanno avuto anche problemi di crampi, quindi il recupero non era affatto scontato ed è un aspetto che migliorerà con l’esperienza e la preparazione“.

E il secondo aspetto di cui voleva parlare?

Le variazioni di gioco. Le sta inserendo e quando è ben presente fisicamente ha fatto vedere anche delle ottime esecuzioni. E’ chiaro però che non sia ancora così sicuro e questo può rappresentare un limite, come si è visto nel primo set contro Alcaraz, quando ha perso una frazione in cui ha avuto diverse chance per chiuderla in suo favore, e in parte contro Medvedev, anche se in quest’ultimo caso io credo che sia stato più il fisico a non assisterlo“.

Parlando della partita contro lo spagnolo, secondo lei cosa è cambiato dalla sfida di Indian Wells a quella di Miami?

Direi la risposta e anche la sua posizione. E’ stato più aggressivo e ha messo più dubbi ad Alcaraz, che ha servito peggio rispetto al match in California“.

Secondo lei la risposta di Jannik è da primi cinque giocatori del mondo?

Anche meglio, secondo me solo Djokovic può rispondere meglio di lui, ma siamo lì“.

E allora come si spiega che questo colpo contro Medvedev non funzioni più di tanto?

Ci sono due ragioni. Il servizio di Medvedev è meno leggibile di quello di Alcaraz, di conseguenza capire in anticipo da quale lato vada la pallina non è semplice. Una situazione che si palesa anche nello scambio perché quando giochi contro il russo è difficile capire da che lato tiri, se si va oltre i 5 colpi. Parlando poi della Finale a Miami, la risposta di Sinner ha funzionato meno perché con le gambe spingeva non come doveva e spesso i suoi colpi andavano in rete o fuori dal campo“.

E’ anche vero che Medvedev ha un rendimento diverso tra cemento e terra, visto che la stagione sul rosso è alle porte…

Vero e sarà interessante capire se questa tendenza si replicherà, considerando che altri giocatori rientreranno”.

Parliamo di Djokovic e Nadal?

Esattamente, anche se nel caso dello spagnolo è da capire come stia fisicamente, ma uno come Rafa sulla terra sappiamo che cosa può fare“.

Sulla terra speriamo anche di ritrovare Berrettini e Musetti che finora hanno deluso le attese. Che cosa ne pensa?

Sinceramente io ne ho già parlato in maniera chiara. A mio parere serve un consulente esterno che possa dare una mano. Non ho mai detto che Santopadre e Tartarini, i tecnici che si occupano della loro gestione, debbano essere sostituiti. Tuttavia, non vedo perché non pensare a un supporto, visto che tennisti anche più forti l’hanno fatto. Vogliamo parlare di Djokovic con Ivanisevic? Per me, è il momento di agire e mi auguro che entrambi sappiano ritrovare fiducia“.

Foto: LaPresse

Exit mobile version