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Tennis, Stefano Pescosolido: “A Sinner manca un ultimo step. Con Medvedev soffre perché…”

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Jannik Sinner

Un quindici alla volta, un game alla volta e un set alla volta. Nel 2023 il tennis vive di parziali cambiamenti, anche se chi rappresenta lo status quo svetta. Ci si riferisce alla sfida generazionale tra Novak Djokovic, attuale n.1 del mondo, e il resto della truppa guidata da Carlos Alcaraz.

In questo contesto, Jannik Sinner sta compiendo dei miglioramenti importanti. Grazie a una preparazione fisica adeguata, nella fase di stop, l’altoatesino ha saputo salire di colpi e trovare maggior continuità. Lo testimoniano il ritorno nella top-10 (n.9 e lunedì prossimo sarà n.8, best ranking) e la posizione n.4 della Race, graduatoria di rendimento della stagione in corso.

L’ha detto piuttosto chiaramente Jannik, all’inizio di quest’annata: “Voglio andare a Torino e giocarmi le mie carte nelle ATP Finals“. I presupposti ci sono tutti e quanto accaduto a Indian Wells e a Miami ha dato tanti riscontri positivi, anche se l’exploit da vittoria è mancato. Per Sinner, competitivo e ambizioso come pochi, un motivo in più per continuare a lavorare.

Ad analizzare questi temi e quello che ruota attorno allo sport con racchetta e pallina, ci siamo rivolti a Stefano Pescosolido, ex giocatore di ottimo livello (n.42 del mondo come miglior ranking nel 1992) e competente voce tecnica di Sky Sport.

Stefano, bentrovato. Smaltite le fatiche delle cronache dei 1000 di Indian Wells e di Miami?

Sì, abbiamo recuperato (sorride). Si pensa già alla prosecuzione della stagione“.

Parlando di questo trimestre, che impressione le ha fatto Jannik Sinner?

Decisamente positiva, è molto cresciuto sotto il profilo gestionale. Guardandolo giocare si comprende come il suo tennis non sia solo più istinto. Ci sono idee e consapevolezza. Non è poco per un tennista come lui che tira molto forte e quindi si prende non pochi rischi nel corso delle partite“.

Ma alla voce “vittorie pesanti” c’è ancora uno zero. C’è chi usa la definizione di “perdente di successo”. Lei è d’accordo?

Direi proprio di no, anche perché mi risulta che finora di tornei ne abbia vinti 7 e a 21 anni non è poco. Non saranno eventi di primissimo livello, ma la stagione tennistica non è fatta solo di Slam e di 1000 e la classifica la si fa sulla continuità di rendimento. Certo, ci si aspetta il grande risultato, ma io non credo che a Jannik manchi molto per centrare questo obiettivo…anzi“.

Che cosa intende dire?

Nel 2023 ha vinto un torneo, raggiunto due semifinali, di cui una nel 1000 a Indian Wells, e due Finali (Miami e Rotterdam ndr), battendo nel proprio percorso Stefanos Tsitsipas (n.3 del mondo), Carlos Alcaraz (n.2 del mondo), Andrey Rublev (n.6 del mondo). Per me è solo questione di tempo. Non è una scusa, ma è frutto di quanto si sta vedendo in campo e nelle Finali citate ha perso contro Medvedev, giocatore capace di battere anche Djokovic“.

A proposito di Medvedev, è giusto parlare di bestia nera. Cosa secondo lei crea così tante difficoltà a Sinner?

Hanno un gioco simile e Sinner non riesce a fare la differenza lungo la diagonale di rovescio, come fa praticamente contro tutti i tennisti del circuito, con l’eccezione di Djokovic e in parte di Nadal quando sta bene. Per questo deve cambiare tattica, ma credo che lo abbia già fatto vedere in passato quando ha strappato un set al russo. Gli manca un ultimo step“.

Quale step sarebbe?

Esperienza e gestione del proprio percorso. Sinner è già riuscito a diminuire i tempi delle partite nei primi turni, dove in passato faceva molta fatica, ma deve ancora comprendere che in un match non è possibile spingere a tutta ogni scambio. E’ necessario ottenere punti “gratuiti” e sfruttare meglio certe situazioni. Lui ha pagato a caro prezzo le fatiche del match contro Alcaraz e ci può anche stare che dopo tre ore ad altissima intensità, si faccia fatica a ritrovare le giuste sensazioni anche perché Jannik non ha così tante esperienza di incontri giocati a quel livello. Del resto, di semifinali in un 1000 ne ha disputate solo tre e a Miami ha battuto in successione Dimitrov, Rublev e Alcaraz, mentre Medvedev ha avuto anche un tabellone più “comodo”. Credo che queste partite gli saranno molto utili per evitare di arrivare in fondo a un torneo non al meglio come gli è accaduto in Florida“.

La ricetta quale sarebbe? Avere più punti immediati dal servizio e ottenere quindici non per forza dopo lunghi ed estenuanti scambi da fondo?

Sicuramente sì, ma lui lo sta facendo, visto che al servizio i riscontri sono migliori. Deve continuare a salire di livello, soprattutto se si troverà ad affrontare tennisti come Medvedev e Djokovic che possono dargli più fastidio di altri. Sono convinto che ci arriverà“.

Proiettandoci al futuro, ritiene che Sinner possa arrivare alle ATP Finals?

Facendo gli scongiuri, direi di sì. Ora è n.4 della Race e secondo me ha le possibilità per consolidare quella posizione. Poi se dovesse esserci il grande exploit…“.

Lei se lo aspetta?

Nel caso di Jannik credo dipenda anche un po’ dal tabellone, ma se dovesse presentarsi negli Slam da testa di serie n.6, per dire, potrebbe comunque avere un buon percorso e lì poi giocarsela. Sinner, per quanto ha dimostrato, è in questa dimensione. Ha solo bisogno di completarsi, come del resto hanno già detto i membri del suo staff“.

E su Musetti e Berrettini?

Stanno vivendo un periodo negativo, come capita nel tennis. Auguriamoci ritrovino lo smalto perduto, vincendo qualche partita e da lì giocare come sanno. Musetti sulla terra è uno dei migliori, a patto di esprimere davvero quello che sa fare e con l’atteggiamento giusto; Matteo penso possa esprimersi bene soprattutto sull’erba e mi auguro torni a una condizione fisica adeguata. Per il suo gioco è troppo importante“.

Concludendo sull’attuale situazione del tennis, Djokovic ha nel Roland Garros lo scoglio più duro per il Grande Slam?

Penso di sì, dobbiamo capire come sta Nadal che non si può certo escludere dai favoriti a Parigi. E poi vediamo anche gli altri, magari anche qualche italiano…“.

Foto: LaPresse

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