Calcio
Chi è Pepe, il nuovo oriundo dell’Italia: opzione di lusso per Roberto Mancini dopo Lucas Piton
Tempo di convocazioni in Nazionale italiana in vista della fase finale di Nations League. Negli ultimi mesi si è visto come stia diventando prassi il ricorrere a giocatori naturalizzati, come Mateo Retegui ormai in pianta stabile in azzurro e la vociferata chiamata per il terzino Lucas Piton. Alla lista ora potrebbe aggiungersi un altro giocatore, il ventiseienne Pepê del Porto.
Non parliamo ovviamente del centrale, ormai quarantenne e da sedici anni colonna del Portogallo. Ma del brasiliano Eduardo Gabriel Aquino Cossa, ala sinistra di nascita ma tuttofare di professione; nella giornata di ieri l’agente del calciatore ha pubblicato una sua foto con il passaporto italiano tra le mani avanti al consolato italiano di Oporto, fattore che lo rende dunque un comunitario, ma anche appetibile per la selezione azzurra.
Arrivato nell’estate 2021 dal Gremio per una cifra di poco superiore ai 15 milioni di euro (e con una clausola di 75 milioni), Pepê si è imposto quest’anno come titolare dello scacchiere di Sergio Conceicao grazie alla possibilità di giocare sia a destra che a sinistra, e anche in posizione più arretrata. Molte volte infatti il tecnico con un passato nella Lazio lo ha schierato anche nella posizione di terzino destro, ottenendo anche discreti risultati.
Proprio in virtù della sua poliedricità, non bisogna attendersi un giocatore che spacca le porte, ma più un ispiratore: per lui cinque reti e dieci assist in 54 presenze complessive, che si sommano al 6+6 dello scorso anno in 42 presenze, ma con un minore coinvolgimento in campo.
Baricentro basso, ottimo spunto veloce e tanto dribbling sono alcune delle sue capacità in mezzo al campo, che potrebbero aiutare l’Italia a ripristinare quel 4-3-3 che aveva stupito nella prima parte della gestione Mancini. Qualità che non ha visto il Brasile, che non lo ha mai convocato; l’ultima sua apparizione con la maglia verdeoro risale con la selezione U23 tra il gennaio e febbraio 2020, con sei presenze e tre reti nella fase di qualificazione alle successive Olimpiadi.
Ma la chiamata con i ‘grandi’ non è mai arrivata. Portando dunque alla decisione di accettare il passaporto italiano, facendo più di un pensierino alla nazionale azzurra.
Foto: LaPresse