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F1, in Ferrari “il quinto anno” è quello in cui ‘cambia la marea’. Anche Charles Leclerc sarà influenzato da questa dinamica?

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Charles Leclerc

Charles Leclerc non può certo ritenersi soddisfatto del suo inizio di stagione. Nei primi cinque Gran Premi, il monegasco ha quagliato solo a Baku, dove si è issato sul gradino più basso del podio. Per il resto, ha dovuto incamerare due anonimi settimi posti e altrettanti ritiri. Non c’è molto da stare allegri, poiché il venticinquenne del Principato è passato, nell’arco di un anno, dal ruolo di papabile al titolo a quello di pilota di complemento nell’economia del campionato.

Non a caso, Leclerc comincia a manifestare una certa insofferenza per la situazione in cui si ritrova. Nel 2019 c’era da dimostrare di essere un pilota degno della Ferrari. Fatto. Nel 2020 c’era da ribadire di essere l’uomo su cui puntare per il futuro. Fatto. Nel 2021 bisognava stringere i denti, tirando avanti con versioni rivedute e corrette delle vetture dell’anno precedente a causa della pandemia. Fatto. Nel 2022 si poteva lanciare l’assalto al titolo. Fatto, finché la monoposto lo ha consentito. Però, adesso che succede?

Per la prima volta nella sua carriera, Charles vive una regressione e non una progressione nel suo status, dinamica che può risultare indubbiamente frustrante, soprattutto se non la si è mai affrontata in precedenza. Il monegasco è ancora giovane, ma vede il coetaneo Max Verstappen incamerare vittorie a raffica e corone iridate in serie. Avvilente, per chi ha le medesime aspettative. La differenza è che uno le può soddisfare, l’altro no. Qui casca l’asino. Pardon, il Cavallino. Per Leclerc siamo al quinto anno in Ferrari, generalmente quello della verità, almeno dopo la scomparsa del Drake, ineluttabile spartiacque nella storia della Scuderia.

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Michael Schumacher, il tanto atteso ‘Messia rosso’, ha conquistato una gragnola di Mondiali. Il primo è arrivato alla quinta stagione di militanza a Maranello, dove era approdato nel 1996. Forse, senza l’incidente di Silverstone 1999, il titolo si sarebbe materializzato con un anno d’anticipo. Tuttavia, il fato ha deciso che la consacrazione dovesse giungere nel 2000, data in cui è cambiata la marea, in quanto da lì è cominciata una sequenza di trionfi sensazionale.

Fernando Alonso è arrivato in Ferrari nel 2010 e, nel suo caso, il quinto anno è stato quello della crisi. Dopo due sconfitte iridate sul filo di lana (2010 e 2012), il 2014 è stato il momento in cui il rapporto tra lo spagnolo e la Scuderia si è definitivamente sfilacciato. L’iberico e il team hanno rescisso il contratto di mutuo accordo con due stagioni d’anticipo rispetto al pattuito.

Sebastian Vettel, che di Alonso è stato il sostituto a partire dal 2015, a sua volta ha visto cambiare le proprie sorti ferrariste al quinto anno. Alle due candidature al titolo sfumate in autunno (2017, 2018) ha fatto seguito il 2019, stagione in cui il legame con il Cavallino Rampante è andato in frantumi. L’arrivo di Leclerc e la sua prepotente ascesa hanno fatto venir meno lo status di numero uno indiscusso del tedesco, scaricato de facto pochi mesi dopo, in piena pandemia, con una proposta di rinnovo del contratto irricevibile.

Anche Kimi Räikkönen ricade in qualche modo nella medesima casistica. È vero, inserito in un contesto già rodato e vincente, conquistò il Mondiale al primo colpo nel 2007, abbandonando poi Ferrari a fine 2009. Cionondimeno, nel suo secondo stint cominciato nel 2014, il quinto anno è stato quello che ha coinciso con la decisione del team di sostituirlo con Leclerc, nonostante il 2018 sia stata la miglior stagione del finlandese dal suo ritorno in rosso!

Capitolo Felipe Massa. Il quinto anno a Maranello è stato il 2010, quello del declassamento de facto al ruolo di seconda guida dall’arrivo di Alonso. Certo, l’incidente di Budapest 2009 (dopo il quale il brasiliano non è più stato il pilota di prima) ha recitato un ruolo preponderante in tal senso. Però, anche in questo caso, la stagione numero cinque ha in qualche modo segnato l’esperienza ferrarista del sudamericano.

Infine, e qui si chiude il cerchio tornando al principio, la pietra miliare del quinto anno vale anche per Jean Alesi, arrivato in Ferrari nel 1991 e scaricato nel 1995 per fare spazio a Schumacher. Il francese, nel 1990 autentico astro nascente della F1, fu una scommessa persa. Avrebbe dovuto affermarsi a Maranello, ma così non è stato.

Leclerc, francofono come l’avignonese, parte a sua volta dal Cavallino Rampante nella ricercare una consacrazione che si sta facendo attendere. Come tanti altri prima di lui, il monegasco vedrà cambiare il corso degli eventi nel 2023, al suo quinto anno in Rosso? La risposta la potremo dare solo in futuro, più o meno prossimo.

Foto: La Presse

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