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F1, la Ferrari deve già pensare al 2024. Ammesso che non sia già tardi

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Leclerc

Vi ricordate uno dei “must” degli anni ’70 ed ’80? Il celeberrimo cubo di Rubik? Quel famoso giocattolo inventato dall’omonimo scultore magiaro che, in base a una serie di rotazioni e concatenazioni, faceva combaciare tutti colori faccia per faccia. Un vero e proprio rompicapo che ha appassionato generazioni su generazioni. Bene, traslando tutto a livello di Formula Uno, si potrebbe tranquillamente pensare come la SF-23 assomigli molto a quel poliedro colorato. Una vettura che, sostanzialmente, è un mistero con una faccia sola di colore rosso Ferrari.

La scuderia di Maranello chiude armi e bagagli e saluta la Florida per fare ritorno alla casa madre. Il morale, oggettivamente, sarà funereo. Il Gran Premio di Miami (dopo le buone cose viste a Baku) ha rappresentato una “mazzata” terrificante sotto ogni punto di vista. In questo momento la vettura con il Cavallino Rampante sulla fiancata è come il suddetto cubo di Rubik. In qualunque modo la si provi a modificare, i pezzi non combaciano. Poi, come sanno bene i bambini di mezzo mondo, conoscendo “come” ruotare le facce e gli incastri, tutto si posiziona in poco tempo. Ma, per quanto visto all’interno del box Ferrari, questo è tutt’ora un mistero irrisolvibile.

Se, infatti, nelle prime 4 uscite stagionali avevamo notato evidenti lacune sulla SF-23 (dal pessimo andamento in gara, alla difficile lettura delle gomme, passando per una mancata correlazione tra dati e pista, fino ad una ricerca del bilanciamento quanto mai complicata), la tappa di Miami ha elevato ogni criticità all’ennesima potenza, con una prestazione domenicale altamente insufficiente. Desolante si potrebbe dire. La macchina non va, inutile usare giri di parole, ed i piloti sono alla frustrazione assoluta. Il comportamento della monoposto tinta di rosso è ingestibile per un andamento soddisfacente, figuriamoci per poter pensare di essere un minimo competitivi.

Ed ora? Il team principal Frederic Vasseur prova ancora a dosare bene ottimismo e realismo, quando tutto sembra puntare pesantemente verso il “mare aperto”. La sensazione nettissima è che la stagione 2023 abbia già intrapreso una china irrimediabile, contando che in Florida era stato portato un nuovo fondo che, a quanto pare, non ha sortito gli effetti sperati. Come confermano da Maranello, tra Imola e Barcellona arriverà un corposo pacchetto di aggiornamenti che dovrebbe ribaltare la situazione. Ma sarà davvero così?

Visti i precedenti delle ultime annate, ovvero sonori “buchi nell’acqua” a livello di sviluppo della vettura, non c’è troppo per cui essere ottimisti. All’interno del box Ferrari le dita sono incrociate, e non da oggi. Se queste migliorie funzioneranno, Charles Leclerc e Carlos Sainz potrebbero passare da una situazione di totale sfiducia nella SF-23 a una seconda parte di stagione quantomeno dignitosa, lottando per podi e, perchè no, anche una vittoria qua e là. In caso contrario, e lo si capirà già nella tripletta in arrivo (che comprenderà anche Monte-Carlo), il progetto 2023 sarà accartocciato, cestinato e lasciato perdere.

Tutta la concentrazione non potrà che passare già alla macchina del 2024 (sempre che non sia già tardi) per un ennesimo tentativo di “tabula rasa”. Negli ultimi campionati abbiamo sentito ripetere come una litania che la Ferrari mollava il progetto attuale per concentrarsi su quello futuro. Come abbiamo visto, i risultati sono stati sempre deludenti ed i sogni disattesi. La SF-23, che partiva tra mille squilli di tromba, sembra candidata ad essere l’ultimo esempio di una lista ben poco incoraggiante per la scuderia di Maranello. Un rompicapo che non sembra avere soluzioni. Un cubo di Rubik, con la faccia rossa che rimane scomposta tassello per tassello.

Foto: LPS Florent Gooden

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