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F1, riavere la Ferrari vincente farebbe il bene dell’intero Circus. C’è un filone d’oro rosso che aspetta di essere sfruttato

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Il cosiddetto “oro rosso” è una variante del pregiato metallo, che deve il suo nome al fatto di avere al proprio interno una quantità di rame superiore a quella dell’argento. Pur essendo poco conosciuto, è molto quotato, poiché la sua valutazione avvicina quella dell’oro puro. Ebbene, la Formula 1 potrebbe avere per le mani una miniera di tale varietà aurea, se solo la “sua” Rossa tornasse a vincere.

Non che il Circus attuale ne abbia bisogno. Pur essendo cloroformizzato dalla tirannia Red Bull (per chi avesse perso il conto, negli ultimi dieci mesi il Drink Team ha vinto 16 GP su 17), il carrozzone piace e attira spettatori. Però, a lungo andare, la monotonia stanca e chi non appartiene allo “zoccolo duro” potrebbe abbandonare la platea con la stessa facilità con la quale è stato attirato. Soprattutto negli Stati Uniti si sta sfruttando una sorta di bolla, che rischia però di scoppiare da un momento all’altro.

In tal senso, riavere una Ferrari vincente sarebbe un’autentica manna dal cielo. Per tante ragioni. In primis nell’epoca corrente, dove lo story telling è diventato parte integrante della narrativa sportiva, il ritorno in auge del Cavallino Rampante consentirebbe di produrre materiale pressoché infinito. Si potrebbe cavalcare qualsiasi genere di tema relativo a riscatto, rinascita, resilienza, capacità di ritrovarsi nella difficoltà e chi più ne ha più ne metta.

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In secondo luogo, ne beneficerebbe la Formula 1 nella sua interezza. Com’è, come non’è, dal 2010 in poi i Mondiali sono tutti andati alla Mercedes (7 piloti, 8 costruttori) e alla Red Bull (6 piloti, 5 costruttori), con quest’ultima già pronta ad aggiungere un +1 al suddetto bilancio. Una situazione del genere non si è mai vista, neppure quando la diarchia riguardava McLaren e Williams, che in tandem si “fermarono” a 10 stagioni di fila, dal 1984 al 1993. Ora, invece, siamo prossimi alle 14.

Ritrovare la Scuderia di Maranello trionfante farebbe il bene della categoria, poiché scardinerebbe il duopolio. Toh, altro potenziale tema da sviluppare per gli story teller, la terza incomoda finalmente capace di spezzare le catene di un ordine costituito da tempo immemore. Al di là della narrazione, smuovere le acque sarebbe fondamentale nell’ottica di avere ancora più pubblico e appeal. D’altronde, Ferrari resta “un nome”, come si suole dire.

Infine un iride dipinto di rosso servirebbe, soprattutto. al Cavallino Rampante. Perché il nome e la storia non si cancellano, però alla fine non si può vivere di ricordi. Chi se le fila più, le appena citate McLaren e Williams? Un tempo eccellenze assolute, oggi squadre di seconda e terza fascia. L’ultimo Mondiale arrivato a Maranello è datato 2007. In altre parole, gli adolescenti non hanno mai visto vincere la Rossa. Un’intera generazione cresciuta con una Ferrari perdente o comprimaria.

Qualcuno dirà: “È già successo”. Vero, la situazione si è vissuta sul finire degli anni ’90. Però i tempi sono cambiati. La memoria è più corta e il mondo più crudele. All’epoca, Internet stava emettendo i primi vagiti e non era ancora l’onnipresente rete odierna. Non esistevano community o meme in cui il team fondato dal Drake veniva dipinto come una barzelletta e i suoi strateghi considerati alla stregua di clown. È la potenza dei social, croce o delizia a seconda delle situazioni.

Anche per questo a Ferrari converrebbe tornare a trionfare; e in fretta. Allo scopo di non avere dalla propria solo il passato, bensì anche il presente. In Italia resterà un mito sempre e comunque, altrove non è detto. La memoria di oggi è quella di un pesce. Rosso, appunto. Paradossalmente, questa può anche essere un’opportunità. Dopotutto, se si cancella con facilità il pregresso, ricostruire ex novo un’immagine smagliante è relativamente facile. Sarebbe sufficiente riprendere a vincere. Però questo dipende solo dal Cavallino Rampante e dalla sua capacità di essere davvero tale. Di fatto, non solo di “nome”.

Foto: LiveMedia/Alessio De Marco

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