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Florin Raducioiu lancia ombre sulla serie A degli anni ’90: “A Brescia mi iniettavano liquido rosso, al Milan prendevo pasticche”

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Si torna a discutere di doping nel calcio. O almeno, di quanto visto in passato nel calcio italiano. Lo sport più amato al mondo vive ormai sempre meno episodi del genere, ma per alcuni in passato i giocatori sono stati ‘vittime’ di varie sperimentazioni, provocando anche alcune morti premature.

A parlarne apertamente è l’ex attaccante rumeno Florin Raducioiu, uno dei tre calciatori che ha militato in tutti e cinque i campionati europei di grido. Lasciando un’impronta soprattutto in Italia: dal 1990 al 1994 ha vestito le maglie di Bari, Verona, Brescia (dove esplose nel 1992-93 con 13 reti) e Milan (vincendo Scudetto, Supercoppa Italiana e Champions League), per poi ritornare a vestire la maglia delle Rondinelle nel 1998 fino al 2000. 

Raducioiu ha parlato di alcune pratiche mediche sospette soprattutto in Italia: “Con tante morti premature, come quella di Vialli, Dino Baggio si è spaventato. Io quello che posso dire è che al Brescia a ogni partita ci facevano iniezioni di un liquido rosso, sembrava sangue. Parlai col dottore e mi disse che era una vitamina che faceva sì che il muscolo non si stancasse facilmente. Era normale prendere questo tipo di cose. Nel Milan ricordo che prendevamo anche delle pasticche“.

L’antidoping era solo con l’urina. Tutte queste domande nascono dalla morte di Vialli e di altri giocatori. La cosa ha fatto sì che iniziassero a fare domande su ciò che ci davano allora. Magari è stata solo una fatalità, o magari sono stati accelerati dei processi derivati da quei prodotti. Io ho 53 anni e sto bene. Solo in Italia si prendevano quelle cose. Negli altri Paesi ti davano medicine solo quando eri raffreddato“.

Foto: LaPresse

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