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Pagelle GP Monaco F1 2023: Verstappen “principesco”, Alonso non molla, Ocon stupisce, Ferrari affonda

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Max Verstappen trionfa al termine del Gran Premio di Monaco, sesto appuntamento del Mondiale di Formula Uno 2023, e segna un colpo importante in vista della rincorsa al titolo. Nello splendido scenario del tracciato di Monte-Carlo il campione del mondo ha dominato la scena, precedendo Fernando Alonso e Esteban Ocon. Bene le Mercedes, male le Ferrari. Andiamo, quindi, a consegnare le pagelle del Principato.

LE PAGELLE DEL GP DI MONACO 2023

MAX VERSTAPPEN (Red Bull) 10 e lode: continua ad alzare l’asticella gara dopo gara, vittoria dopo vittoria. Ieri, con una pole position sensazionale, costruisce larga parte del successo odierno, ma ci mette anche molto di suo. Perfetto al via, impeccabile in ognuno dei 78 giri, tra gestione gomme e pioggia. Non lascia la minima chance ai rivali e, con un team che non sbaglia mai una mossa, è bravissimo a gestire ogni situazione. Chiude con quasi mezzo minuto su Fernando Alonso. Sta riscrivendo il concetto di “dominio”.

FERNANDO ALONSO (Aston Martin) 9: oggi “Nando” voleva a tutti i costi il suo tanto agognato successo numero 33 della carriera, ma contro un Max Verstappen così c’era ben poco da fare. Sceglie di partire con le gomme hard e mette pressione all’olandese che, invece, opta per le medie. Allunga al massimo il suo stint ma sul più bello arriva la pioggia. A quel punto il team gli monta di nuovo le slick, sbagliando, ed è costretto ad un secondo pit-stop immediato. Senza quell’errore poteva davvero sognare la vittoria. Inossidabile!

F1, Max Verstappen “Principe” di Monaco! Domina davanti ad Alonso ed Ocon, Ferrari lontane dal podio

ESTEBAN OCON (Alpine) 8.5: che weekend e che gara per il francese! Alzi la mano chi, qualche giorno fa, lo avrebbe messo sul podio di Monte-Carlo! Invece, dopo un’ottima qualifica, oggi si merita un terzo posto custodito nel migliore dei modi, senza nemmeno dover “strafare”. La Alpine, a quanto pare, ha mosso passi in avanti, come si era visto a Miami, ma lui oggi ha fatto qualcosa di storico.

LEWIS HAMILTON (Mercedes) 7.5: il sette volte campione del mondo su questo tracciato ha vinto diverse volte, per cui un quarto posto è una sorta di “brodino” per lui, ma la prestazione che ha messo in scena è stata di livello. Ieri, dopo le qualifiche, si era detto fiducioso e oggi in pista ha fatto vedere perché. Ottimo con la gestione gomme, sceglie di cambiarle nel momento giusto e, nel finale, prova anche a sognare il podio. Non riesce nell’intento, ma la nuova W14 (che vedremo al completo a Barcellona) potrebbe avere preso la direzione che il “Re Nero” sognava.

GEORGE RUSSELL (Mercedes) 6.5: pasticcia un po’ troppo e getta alle ortiche la chance di salire sul podio. Nella fase calda della gara è eccellente ad allungare lo stint con le hard fino a montare le intermedie, ma non è bravo a cogliere l’occasione giusta. I 5 secondi di penalità finali, poi, rovinano ogni sogno di gloria.

FERRARI 4: ennesimo fine settimana da dimenticare. I piloti non brillano (CARLOS SAINZ 5, CHARLES LECLERC 5.5) ma è la SF-23 a mancare nuovamente il proprio obiettivo. Dopo un venerdì che aveva illuso parecchio in fatto di prestazioni, da ieri in poi la monoposto di Maranello è apparsa in alto mare. Oggi, poi, è stato un vero e proprio calvario. Sainz e Leclerc partono con le hard ma, ancora una volta, vanno in crisi di gomme ben prima dei rivali, taluni anche con le medie. Nel finale sotto la pioggia faticano dannatamente e accumulano un distacco superiore al minuto da Verstappen. Come se non bastasse, il passaggio alle intermedie è arrivato con un giro di ritardo, andando a complicare ulteriormente le cose. Il 2023 assomiglia sempre più ad un incubo sportivo.

SERGIO PEREZ N.G.: per quanto fatto oggi è davvero ingiudicabile, con cambi gomme assortiti che non hanno portato il minimo beneficio. Aveva già rovinato tutto ieri con un errore clamoroso nella Q1, una “mazzata” che rischia di avere segnato in maniera irrimediabile la sua stagione. Contro un Max Verstappen simile occorrerebbe perfezione totale.

Foto: LaPresse

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