Seguici su

Ciclismo

Primoz Roglic ha vinto il Giro d’Italia… in casa. Monte Lussari inondato di sloveni per il ribaltone

Pubblicato

il

Joao Almeida

Una giornata che rimarrà nella storia del Giro d’Italia. Primoz Roglic (Jumbo-Visma) si è preso con la forza la Corsa Rosa con una cronometro, o meglio una cronoscalata camuffata, sul Monte Lussari, nonostante un problema meccanico a due chilometri e mezzo dal traguardo. Ma stavolta, nonostante le avversità, si è fatto trovare pronto per scrivere il proprio nome nell’albo d’oro del Giro. Sospinto anche dalla presenza di tanti sloveni sul percorso.

Innanzitutto, un rilevamento geografico: dai 1766 metri dell’arrivo odierno, bastano una quarantina di minuti per poter varcare il confine per essere in Slovenia. Per l’esattezza, sono 23 i chilometri da percorrere con la propria auto per il primo comune di Strmec na Predelu. E in linea d’aria, la distanza è ancora minore. E con un proprio connazionale che può portarsi a casa il primo Giro d’Italia, non vuoi che gli sloveni non accorrano in massa per dargli forza?

E così è stato. Già nella giornata di ieri con arrivo nelle Tre Cime di Lavaredo facevano capolino molti tifosi di Roglic, ma quest’oggi, sulla salita decisiva, erano tantissimi i supporters del capitano della Jumbo-Visma, ne potevi contare uno ogni tre o quattro tifosi in strada, con numerosissime bandiere sul bordo strada. Un’atmosfera da brividi per degli spettatori neutrali, figuriamoci per il protagonista a caccia di un Giro d’Italia, di nuovo avanti a una cronoscalata come due anni prima al Tour. E quella volta non finì bene.

Ma questa volta Roglic ha fatto tutto alla perfezione. Già aveva avuto un assaggio della sua gente, quando in mattinata è andato a passo tranquillo a provare la salita, nell’incredulità generale dei supporters che hanno iniziato a dargli ancora più forza. Forse, proprio la consapevolezza di avere così tanta gente alle spalle gli ha dato una carica extra di energia. Che non si è esaurita nel momento più difficile, al problema meccanico che sembrava aver distrutto nuovamente i suoi sogni. E che lo ha sospinto ancora di più, pedalata dopo pedalata, per sfilare la maglia rosa dalle spalle di Geraint Thomas. E portarla a Roma, per venire definitivamente premiato nella Città eterna.

Foto: LaPresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità