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Sport Invernali, da Federica Sanfilippo ad Annika Sieff. Per l’Italia della neve, il 2023 è l’anno del “salto della quaglia”

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Annika Sieff e Federica Sanfilippo

Nel gergo politico la locuzione “salto della quaglia” indica una manovra per scavalcare di sorpresa le posizioni altrui e perseguire i propri scopi senza dare all’avversario la possibilità di fare ostruzionismo. È esattamente quanto accaduto nell’ambito degli sport invernali italiani negli ultimi mesi. Non una, ma due volte. Prima Federica Sanfilippo e poi Annika Sieff sono difatti zompate dalla disciplina in cui sono cresciute per trasferirsi in una cugina, seppur in momenti diversissimi delle rispettive carriere. Le due azzurre sono però accomunate dalla medesima motivazione.

Entrambi i casi vanno considerati eclatanti. Lo è stato, durante l’inverno, quello di Sanfilippo. Ritenuta ormai superflua dal biathlon, piuttosto che “andarsene in silenzio nella notte” si è dedicata allo sci di fondo, più per mancanza di alternative che per scelta, rivelandosi però immediatamente competitiva in ambito nazionale. Non è questa la sede per ribadire quanto sia inquietante vedere un’esodata dal primo settore fare la differenza nel secondo; conta sottolineare come l’altoatesina di sangue sardo abbia compiuto con successo la transizione.

Altrettanto clamoroso è il passaggio di Sieff dalla combinata nordica al salto con gli sci. Una stella di un habitat con evidenti difficoltà di autodeterminazione (nonostante stia ricevendo pieno supporto da parte delle istituzioni internazionali, perché la Fis sta facendo carte false pur di promuoverlo), preferisce abbandonare la disciplina per divenire “una delle tante” di un contesto più solido e affermato. Un contesto dove può, tuttavia, germogliare appieno, essendo ancora giovanissima.

Sport Invernali, il “Salto della fede” di Annika Sieff. Abbandona la combinata nordica per specializzarsi sul trampolino

Ultratrentenne Federica, teenager Annika. Messa spalle al muro la prima, libera di decidere la seconda. Priva di prospettive l’una, forte di più opzioni la seconda. Due facce della stessa medaglia, perché le ragioni alla base dell’emigrazione sono comuni. Fare di necessità virtù e superare l’ostruzionismo degli eventi. In un mondo ideale, Sanfilippo avrebbe proseguito a fare biathlon con l’ambizione di fregiarsi di allori pesanti in staffetta, mentre Sieff sarebbe rimasta nella combinata con la possibilità di acciuffare vittorie e metalli pregiati a livello assoluto.

Non viviamo, però, in un’utopia ed entrambe hanno dovuto fare i conti con la realtà. La veterana della Val Ridanna si è trovata a fronteggiare una concorrenza qualificata e ben più giovane, la rampante trentina ha dovuto prendere atto di essere donna di punta in uno sport troppo debole per poter apparire sugli schermi radar dell’interesse globale. Tempus fugit, dicevano i latini. Non solo se il tramonto agonistico è molto più vicino dell’alba, come nel caso di Sanfilippo. Milano-Cortina 2026 è alle porte. Sieff, restando dov’era, avrebbe fatto da spettatrice.

Quali frutti verranno prodotti dalla scelta di Annika e dal riciclo di Federica lo scopriremo solo vivendo. Si suole dire che gli estremi si toccano. D’altronde, due capi d’un filo possono unirsi e tramutarsi in un circuito unico. In un certo senso è quanto avvenuto quasi in contemporanea per due donne degli sport invernali italiani, accomunate dall’ambizione di perseguire un obiettivo. Quello di non svilirsi, ma di ottenere il massimo da sé stesse. In tal senso, per entrambe, il punto d’arrivo è il medesimo. I Giochi olimpici di casa.

Foto: La Presse

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