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Ciclismo
Ciclismo, Damiano Caruso: “Al Giro andavo più forte del 2021. Corro ancora 2 anni. E alla Vuelta…”
Dopo il secondo posto conquistato nel 2021, anche quest’anno al Giro d’Italia Damiano Caruso si è confermato il migliore dei nostri portacolori: quarto a 4’40” dal vincitore Primoz Roglic. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a casa sua a Ragusa dove si è concesso qualche giorno di riposo dopo la Corsa Rosa prima di ricominciare in vista della seconda parte di stagione: “Il bilancio del Giro è sicuramente positivo. Un voto? Mi do un sette e mezzo abbondante. Alla vigilia sarei stato felice con una top10 ed è arrivata una top5, la squadra è stata fenomenale“.
Hai qualche rimpianto per il Giro? All’inizio non eri al 100% della condizione, pensi abbia influito?
“Quello di non aver provato a vincere una tappa, le forze le avevo ma non si è creata l’occasione. Per vincere avrei dovuto attaccare da lontano per non arrivare allo scontro diretto, ma essendo vicino al podio ero molto controllato così come i miei compagni di squadra. Rimpianti non ne ho, ho concluso il Giro e l’ho fatto dando il massimo. Ho cercato di puntare al podio, che sarebbe stato un sogno, ma è arrivata una top5 che è comunque un grande risultato. La prima settimana non ero in perfette condizioni e nella prima cronometro ho pagato tanto nei confronti di Evenepoel, inoltre non è stato un percorso che mi ha aiutato molto. Sono soddisfatto però perché ho chiuso il Giro in crescendo e ho avuto buone risposte dal mio fisico”.
Rispetto al 2021 quest’anno hai sentito i due anni in più in termini di prestazione fisica?
“Mi aspettavo di subire di più in termini di prestazione e quindi percepire di più la fatica ma questo non è successo. I dati che arrivavano erano ottimi. Nella tappa di Fossombrone (l’ottava, ndr) ho fatto i migliori cinque minuti della mia carriera e questo vuol dire che il fisico sta rispondendo ancora bene. Quando poi durante la terza settimane la condizione è buona vuol dire che il fisico ha ancora un ottimo recupero. Al momento i due anni in più sono una questione solamente anagrafica: il ciclismo è sofferenza e la maggior parte del lavoro lo svolge la testa”.
Lo scorso anno la squadra ti ha selezionato per il Tour e non per il Giro. A distanza di un anno pensi che il podio con la concorrenza dello scorso anno sarebbe stato alla portata?
“Forse sì, sicuramente sarei stato uno dei protagonisti. Ormai è un capitolo chiuso, sono felice di essere tornato alla Corsa Rosa quest’anno e di essere riuscito a riconfermarmi tra i migliori”.
Ancora una volta ti sei confermato il migliore tra gli italiani: c’è stato un momento in cui hai sperato di poter salire sul podio?
“Non c’è stato un vero e proprio momento. Non ho visto un cedimento tra i primi tre in classifica e quindi mi sono semplicemente detto di mantenere la posizione e qualora si fosse presentata qualche occasione di coglierla. La classifica rispecchia esattamente i valori che c’erano in campo”.
Un Giro d’Italia positivo per la tua squadra, la Bahrain Victorious: il tuo quarto posto, il primo successo di tappa di Milan e Buitrago con anche la conquista della maglia ciclamino. Formazione che a Roma è stata anche premiata come miglior squadra del Giro, il “Super Team”…
“Dopo qualche giorno dalla fine del Giro, a mente fretta, ci siamo sentiti con la squadra e abbiamo constatato che per noi è stata davvero una grande corsa. Abbiamo raggiunto tanti obiettivi, molti dei quali non ci aspettavamo, e siamo davvero contenti”.
Qual è stato il momento più complesso di questo Giro d’Italia?
“Quando abbiamo patito quel freddo sul Sempione (la Sierre-Cassano Magnago, ndr), sotto la pioggia. Quelli sono i km che fanno male e che ti ricordi ancora adesso”.
Qual è il tuo programma per la seconda parte di stagione?
“In questo periodo sto recuperando e sono a casa mia in Sicilia, a luglio andrò tre settimane in altura a Livigno per poi fare la Vuelta a Burgos e la Vuelta di Spagna”.
Quali saranno gli obiettivi alla Vuelta di Spagna?
“Voglio concentrarmi su una vittoria di tappa provando, quindi a centrare qualche fuga”.
Per quanti anni ti vedi ancora in gruppo?
“Bella domanda. I prossimi due anni sicuramente, ad oggi prevedo di fermarmi a fine 2025 (a 38 anni), ma non mi voglio sbilanciare più di tanto”.
Foto: Lapresse