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Ciclismo
Ciclismo, Francesco Chicchi: “All’estero hanno imparato da noi ad allenarsi, ma hanno migliorato le tabelle”
Francesco Chicchi è intervenuto a Bike2U, appuntamento settimanale condotto da Gian Luca Giardini su Sport2U, web tv di OA Sport: l’ex campione del mondo U23 e poi direttore sportivo, ha parlato in particolar modo della situazione riguardante il ciclismo giovanile.
Le differenze riscontrate tra il ciclismo giovanile vissuto da Chicchi e quello attuale: “La prima cosa che mi salta alla mente chiaramente è un po’ l’organizzazione delle squadre: attualmente una squadra Continental come la nostra, ma ancora prima Junior, sono già strutturate in vista futura. Per il professionismo non è facile. Non è facile perché i ragazzi hanno tante problematiche. Da Junior c’è ancora la scuola, non puoi sfruttarli al 100%, gli diamo la possibilità di crescere. Però sta cambiando, è già cambiato il ciclismo e cambierà ancora. Se sia un bene o un male, questo lo dirà solamente il tempo. Per il momento all’estero sembra che gli stia dando ragione“.
Il momento in cui questo cambiamento è stato evidente: “Nell’anno in cui ho fatto il direttore in quella che allora si chiamava Dimension Data ho cominciato a capire che il ciclismo non era più solo una cosa europea, ma era proprio mondiale perché con una squadra Continental siamo andati in Rwanda, siamo andati in Sudafrica, abbiamo fatto delle corse anche fuori Europa, dove insomma comunque pensavi di andare là e strafare e poi invece arrivavi là e effettivamente trovavi anche lì dei corridori di squadre più blasonate che andavano forte“.
In Rwanda si terranno i Mondiali 2025: “Già quando andammo noi il calore del pubblico c’era ed era veramente importante, una corsa organizzata, bella, in questo caso il Tour del Rwanda, con tantissime persone a bordo strada. Mi ricordo che anche per noi era una delle prime volte che andavamo in quei posti e portammo una quantità industriale di camere d’aria, copertoncini e quant’altro, e in dieci giorni che siamo stati lì abbiamo forato una volta soltanto, quindi erano già insomma organizzati bene“.
Approfondendo l’analisi: “Noi avevamo scelto il Rwanda per iniziare la stagione con quella corsa a tappe. Per noi è stata un’esperienza molto positiva. Dico la verità, eravamo andati giù con con l’idea di far bene e poi invece abbiamo trovato tre squadre World Tour che erano arrivate lì col coltello tra i denti, salite importanti e quant’altro, ed abbiamo dovuto fare un po’ un passo indietro. Però è stata un’esperienza positiva, al di là della corsa, anche il calore che ti dà il popolo del posto in cui vai. Tant’è vero che io sono tornato con la mia squadra e in Azerbaijan e anche lì quando passi nei paesi senti proprio il calore delle persone che dice che gli piace proprio l’evento“.
I giovani ciclisti si stanno imponendo sempre più nelle gare riservate alla categoria élite: “E’ chiaro che, al di là di tutto, si sta parlando di fenomeni perché comunque i numeri giocano a loro favore. Però io credo che all’estero hanno una cultura per il momento ancora diversa dalla nostra. Loro hanno imparato, tra virgolette, ad allenarsi come ci allenavamo noi, con le nostre tabelle, le hanno migliorate e adesso vedono i frutti. E’ chiaro che vedi anche questi etiopi, eritrei, che cominciano ad arrivare, vedi che ormai, probabilmente, se non arrivavano in Europa non sarebbero mai arrivati a vincere una grande tappa, ad andar forte come vanno. E quindi vengono, studiano, hanno fame, hanno voglia di conquistare un qualcosa in più, perché probabilmente dove vivevano loro non stavano benissimo, arrivano qua ed hanno ancora, ripeto questa fame di successo e la voglia di fare“.
L’INTERVISTA VIDEO A FRANCESCO CHICCHI
Foto: Federciclismo