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F1, lo spettro del declino sulla Ferrari? Le vittorie sono rarissime ormai da un decennio. Eppure, a Le Mans…

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Carlos Sainz

Enzo Ferrari una volta ebbe a dire: “L’ideale sarebbe vincere il 51% delle volte, perché se si vince di più si diventa antipatici”. Verissimo. Salvo eccezioni più uniche che rare, nello sport l’instaurazione di una tirannia impressiona per un breve lasso di tempo, dopodiché annoia. Se prosegue a oltranza, stanca. Infine, se si protrae all’infinito, diventa insopportabile, spingendo a fare il tifo “per chiunque altro” pur di vedere un cambiamento.

È stato così anche per la Scuderia di Maranello, ormai due decenni orsono, quando la Fia era arrivata a stravolgere le regole ogni anno pur di abbattere l’egemonia del Cavallino Rampante e di Michael Schumacher. I tempi sono però cambiati, purtroppo in peggio per le Rosse. La frase del Drake non è stata citata a caso, poiché contiene un dato percentuale. Ed è proprio su questo concetto che ci si vuole focalizzare.

Prima di ogni gara ci si chiede cosa può combinare Ferrari, se ci sarà modo di vederla incidere oppure no. Talvolta, sono proprio gli alti papaveri del team stesso a generare aspettative tramite proclami, come accaduto prima di Montecarlo. Poi, però, finisce quasi sempre male. Dunque, per mettere ogni cosa nel giunto contesto, ci siamo voltati un attimo indietro, ponendoci un quesito. Di preciso, qual è la percentuale di successi del Cavallino Rampante nell’epoca corrente? La risposta è agghiacciante.

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Dal 2019 a oggi la Scuderia di Maranello ha vinto 7 Gran Premi, tanti quanti quelli conquistati da Red Bull nel solo 2023! Si parla di 7 successi su 89 tentativi, pari al 7,9%. Il dato peggiora ulteriormente se si guarda solo al decennio corrente, gli anni ’20 del XXI secolo. Si scende al 5,9% (4 affermazioni su 68 GP). Signori, questo significa che le Rosse si impongono una volta su diciassette! Altro che il 51% vaticinato dal fondatore, siamo alla marginalità, per non dire prossimi all’irrilevanza.

Non si parla di un campione ridotto, bensì di parecchie stagioni. Non è un “periodaccio”, è ormai una tendenza conclamata. A questo punto tanto vale allargare lo sguardo a tutta l’era turbo-ibrida. Dal 2014 in poi, il bilancio ferrarista parla di 21 vittorie su 189 Gran Premi. Siamo all’11,1%. Per ogni gara vinta, ce ne sono otto andate male. Si abbraccia un arco temporale di quasi un decennio.

Insomma, alla luce di questi fatti, sarebbe così ardimentoso cominciare a sussurrare la parola “Declino”? Almeno relativamente al comparto F1? La “velina” dovrebbe raggiungere le stanze dei bottoni. Non di Maranello, però. Quelle ancora più in alto, soprattutto alla luce di quanto accaduto fra sabato e domenica a Le Mans.

Foto: La Presse

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