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F1, McLaren ha ormai raggiunto Williams nel ruolo di nobile decaduta del Circus. La Ferrari rischia di fare la stessa fine?

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Alexander Albon Ferrari

Settimana scorsa, in Canada, la Red Bull è diventata la quinta squadra a toccare la fatidica quota delle 100 vittorie in Formula 1. In precedenza, la significativa pietra miliare era stata raggiunta solo da Ferrari (nel 1990), McLaren (nel 1993), Williams (nel 1997) e Mercedes (nel 2019). Al contempo, ha destato scalpore il posto di Alexander Albon, a bordo proprio della Williams, ormai prossimo obiettivo del Drink Team nella graduatoria ogni tempo dei pluri-vittoriosi.

O quam cito transit gloria mundi, viene da dire. Tempo addietro, chiudere un GP in settima piazza avrebbe rappresentato una disfatta colossale per la struttura fondata dal compianto Sir Frank. Viceversa, al giorno d’oggi, è ritenuto un risultato eclatante. D’altronde la gloriosa scuderia nata a Didcot (poi trasferitasi a Grove) è a tutti gli effetti la grande nobile decaduta della Formula 1. Per la verità, l’impressione è che a breve condividerà tale ruolo con la McLaren.

La tematica è d’attualità, perché ambedue le squadre hanno chiaramente perso un treno per provare a risollevare le proprie sorti. Quello di unirsi a un motorista nel 2026, diventandone team ufficiale. Lo scorso anno Williams era stata accostata ad Audi, ma la Casa degli Anelli ha preferito cooptare Sauber. McLaren, invece, non è stata avvicinata né dalla Ford (associatasi a Red Bull), né dalla Honda (la quale, orfana del Drink Team, legherà le proprie sorti ad Aston Martin). A Grove e a Woking dovranno proseguire con una power unit prodotta da altri, che però non sarà usata in esclusiva, bensì come “cliente”.

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Al riguardo, la parabola di Williams è chiara. Una congiuntura sfavorevole creatasi tra il 2004 e il 2005 porta repentinamente la struttura dalle stelle alle stalle. Letteralmente, perché nel 2003 lotta per vincere il Mondiale, mentre nel 2006 non raccoglie neppure un podio. La perdita di piloti di grido come Juan-Pablo Montoya e Ralf Schumacher; l’impossibilità di sostituirli con Jenson Button a causa di beghe contrattuali; azzardi tecnici rivelatisi fallimentari (la famigerata FW26 con il muso a tricheco) portano Bmw a sciogliere il legame di motorista esclusivo.

Da quel momento, per la creatura di Sir Frank, in tema di propulsori comincia un valzer di forniture clienti (Cosworth, Toyota, di nuovo Cosworth e Renault, prima di trovare stabilità con Mercedes). Sui piloti, inoltre, si deve fare di necessità virtù. Nonostante un paio di scommesse indiscutibilmente vinte (Rosberg e Bottas) e qualche ritorno di fiamma, soprattutto fra il 2012 e il 2015, la Williams non assurge più agli splendori del passato, colando a picco dal 2018, quando sprofonda nei bassifondi delle classifiche, dai quali non è più uscita.

Allo stesso modo, i guai di McLaren partono da una congiuntura sfavorevole venutasi a creare tra il 2012 e il 2013. L’addio di Lewis Hamilton, la contemporanea crisi tecnica e societaria, scommesse perse nell’ambito piloti (Vandoorne e il riciclo di Ricciardo) e soprattutto la disastrosa collaborazione con Honda (2015-2017) hanno progressivamente ridimensionato il team, sino a impantanarlo a centro classifica. Anche qui si sono viste delle fiammate, in particolar modo nel 2021, ma senza che abbiano avuto seguito. Anzi, si sta verificando un regresso.

Finora McLaren non era Williams. Però ben presto potrebbe condividerne il triste destino. I conti dell’azienda sono in rosso, i colossi interessati alla F1 o si fanno un proprio team, oppure scelgono di associarsi ad altri. Chi ha dominato la categoria, viceversa, si trova affiancato ai satelliti di altri (perché tali sono Alpha Tauri e Haas). La definizione di decadenza, appunto.

C’è il rischio di vedere altre Scuderia gloriose fare la stessa fine? Per esempio, la più titolata in assoluto non conquista un Mondiale dal 2007. Inoltre negli ultimi quattro anni ha vinto meno gare di quante ne abbia artigliate Red Bull negli ultimi quattro mesi

Diciamo che, a dispetto delle tante delusioni recenti, Ferrari resta almeno un paio di gradini sopra, non solo prestazionalmente. Il Cavallino Rampante rimane sinonimo di lusso in ogni parte del globo e il team ha alle spalle un’azienda solida.

Peraltro il trionfo nella 24 ore di Le Mans, oltre a rappresentare un risultato sportivo da ricordare negli annali, sarà un enorme boost in termini di credibilità e pubblicità al di fuori delle corse. Per i sostenitori della Rossa, invece, è un baluardo di speranza. Quello che si possa tornare a vincere anche in Formula 1, a differenza delle avversarie dirette di un tempo, McLaren e Williams, oggi scomparse dai quartieri nobili. Forse definitivamente.

Foto: La Presse

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