Formula 1
F1, quanto vale davvero la Ferrari? In Austria si cerca stabilità per decifrare la criptica SF-23
“Voglio rifugiarmi sotto il patto di Varsavia, voglio un piano quinquennale, la stabilità!” cantavano i CCCP – Fedeli alla Linea, una delle band punk-rock più influenti nell’Italia degli anni ’80, nella loro canzone “Live in Pankow”. Lungi da chi scrive voler propugnare determinate idee politiche, peraltro bocciate dalla storia, però il concetto gridato da Giovanni Lindo Ferretti è lo stesso che sta venendo idealmente espresso in segreto dagli ingegneri della Ferrari.
Non in tema di schieramenti militari o piani a lungo termine, bensì in termini di stabilità. Questa è la parolina magica alla quale si anela alle parte di Maranello. Perché sinora, nel 2023, non c’è stato weekend che abbia seguito un canovaccio lineare. Difficile capire quanto si vale davvero se c’è sempre qualche imprevisto. Le Rosse sono partite male, nulla quaestio, ma di quanto sono migliorate nel momento in cui sono stati implementati i primi sostanziosi correttivi all’enigmatica SF-23?
Il Montmelò ha detto male, ma era anche la prima uscita della monoposto evoluta. La stessa Mercedes, seppur su un tracciato anomalo come Montecarlo, ha avuto un pessimo riscontro iniziale sui radicali cambiamenti apportati alla W14. Dopodiché, tra Spagna e Canada, si è rinfrancata. Per il Cavallino Rampante, a Montreal, si è visto uno spiraglio di luce. Chiudere un GP al 4° e 5° posto non giustifica il suonare la Marcia Trionfale, ma non può neppure essere considerato una Caporetto, soprattutto se si scatta da centro griglia.
Spielberg può rappresentare terreno fertile per raccogliere qualche succoso frutto. La Ferrari del 2023 ha dimostrato di trovarsi a proprio agio sui tracciati ascrivibili alla categoria “Stop&Go”. Se non avesse ceduto la power unit, Charles Leclerc avrebbe chiuso terzo a Sakhir. In Canada sappiamo come è andata, pur con una posizione di partenza sfavorevole. In Stiria ci sarà peraltro una sprint, come a Baku, contesto dove è arrivato l’unico podio di una stagione al di sotto delle aspettative.
Si cerca, appunto, un minimo di stabilità nelle prestazioni. Giusto per capire quanto si vale davvero. Non tanto nel raffronto con Red Bull, verosimilmente fuori portata, bensì in quello con Mercedes e Aston Martin. Il conto dei podi dice 4 per le Frecce Nere (di cui tre fra Spagna e Canada), 6 per la Verdona di Alonso e 1 solo per le Rosse. Giusto così, oppure troppo poco? Bella domanda. Già evitare errori marchiani, come è meritevolmente stato fatto nel Quebec, rappresenterebbe un ottimo inizio per comprendere il proprio valore.
“Dobbiamo capire” è il mantra ferrarista degli ultimi anni. Senza ironia, a questo giro è proprio così. La SF-23 è stata incomprensibile sino al Montmelò. Quanto accaduto a Montreal rappresenta un episodio positivo, oppure il segnale di come questa criptica vettura stia finalmente venendo decifrata? Nei prossimi giorni la risposta, sperando non ci siano fattori esterni a (ri)mandare tutto a carte quarantotto.
Foto: La Presse