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Mancini ha perso la magia e (forse) le motivazioni: così sta facendo del male all’Italia

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Rimane intatto il tabù della Nations League per l’Italia. Di nuovo semifinale, di nuovo ko con la Spagna, di nuovo 2-1: un vero e proprio déjà vu per gli azzurri, che così come due anni fa non sono riusciti a mettere in campo la loro migliore versione di sé stessi. Come, in fondo, sta accadendo da un po’ di tempo a questa parte. 

L’atteggiamento azzurro nella partita di ieri è apparso forse sin troppo remissivo, figlio di questi ultimi 15 mesi, partiti dalla mancata qualificazione ai Mondiali, che hanno fatto sgretolare tutte le certezze che Roberto Mancini aveva creato dall’inizio del suo mandato fino al vittorioso Europeo con annessa striscia di imbattibilità.

Certezze svanite sin dal modulo di gioco. Il 4-3-3 che è stato uno dei dogmi della gestione Mancini è scomparso da più di qualche partita, venendo accantonato per un più prudente 3-5-2. Molto più prudente, troppo più prudente, con un’ultima mezz’ora agonica. E nel caso del match di ieri, che ha finito per snaturare più di un calciatore in mezzo al campo, per far posto a capitan Bonucci.

Ci si chiede, a questo punto, se Roberto Mancini si senta ancora l’uomo giusto per questa Nazionale, di cui sembra aver perso le redini. Il mancato Mondiale lo ha probabilmente segnato nell’animo, perdendo fiducia in tutte le sue idee di gioco che lo avevano portato sul tetto d’Europa. Forse, ad un certo punto, c’è bisogno di lasciarsi. Non lo si fa solo per un amore finito, ma anche per l’evento contrario, il troppo amore. Un amore che rischia di diventare morboso e tossico. E per evitare di caderci, bisognerebbe guardarsi in faccia e dimostrare maturità, l’uno per l’altro, e sapere dire basta così.

Foto: LaPresse

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