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‘Maurizio racconta…’: l’Italia ride nei motori e piange nel calcio. Ma le finali perse sono un punto di partenza
I MIGLIORI DELLA SETTIMANA
Voto della settimana per l’Italia: 7,5
Atleta della settimana (uomo): Francesco Bagnaia (MotoGP)
Atleta della settimana (donna): Daisy Osakue (atletica)
Questa settimana la ricorderemo per sempre nelle nostre menti, nel bene e nel male. Siamo passati dall’estasi nelle discipline motoristiche alla frustrazione per le tre finali perse nel calcio (quattro se consideriamo quella della Roma la scorsa settimana). Un’altalena di emozioni e lacrime amare, da cui prendere diversi spunti.
Senza dubbio lo storico trionfo della Ferrari alla 24 ore di Le Mans (con annesso tripudio italico anche per i nostri due piloti Pier Guidi e Giovinazzi) ha riempito di orgoglio e gioia i nostri cuori. Questa vittoria vale una stagione intera nei motori, paragonabile a un’azione vincente di Roberto Baggio che da sola ti ripagava del prezzo del biglietto. Inoltre, abbiamo vissuto il ritorno al successo (sia al sabato che alla domenica) di Pecco Bagnaia in MotoGP, su un circuito del Mugello che non si vedeva così euforico dai tempi di Valentino Rossi. Tutto sembra presagire che il piemontese possa diventare il nuovo idolo delle folle. Per questo motivo lo voto come miglior azzurro della settimana. I primati in classifica consolidati, sia da Arbolino in Moto2 che da Andrea Adamo in MX2 di motocross, completano il weekend trionfale delle due ruote.
La migliore azzurra della settimana non può che essere Daisy Osakue, capace di un fantastico lancio a 64,57 che migliora il suo record italiano del disco di quasi un metro (63,66). Record con cui aveva raggiunto la finale olimpica a Tokyo 2020 e pareggiato il limite di Agnese Maffeis. La splendida prestazione della 27enne piemontese è senza dubbio un risultato di spessore internazionale, che la proietta in una nuova dimensione. Ora la aspettiamo al Mondiale di Budapest ad agosto. Da urlo anche il 48.23 di Sibilio sui 400 ostacoli di Ginevra, che ci fa sognare per la rassegna iridata ungherese.
I terzi posti di Stefanie Horn (extreme slalom) e Giovanni De Gennaro (K1) nella tappa di World Cup di Praga hanno confermato per la seconda settimana di fila tutto il loro talento e le speranze riposte su di loro per Parigi 2024. Nel ciclismo, da evidenziare le belle vittorie di Ciccone nella tappa finale del Delfinato (con la conquista della maglia a pois) e soprattutto la rinascita di Marta Cavalli sul mitico Hautacam pirenaico. Era la bella notizia che aspettavamo da qualche mese, dopo il terribile infortunio.
Bella doppietta nel beach volley, con il dominio azzurro in entrambi i tabelloni –Scampoli/Bianchin tra le donne e Bonifazi/Benzi tra i maschi – del Futures di Lecce, tappa italiana del Beach Pro Tour 2023. Anche nel tennis abbiamo sfiorato la doppietta, ma al trionfo di Matteo Arnaldi nel Challenger di Heilbronn non ha dato seguito Jasmine Paolini nel WTA 125 di Makarska, perdendo la finale (con ben 6 match-point mancati).
Nel golf abbiamo decisamente cambiato marcia e quasi quasi ci scappava il terzo successo consecutivo sul Challenge Tour, con il secondo posto (dopo play-off di spareggio) del 22enne romano Filippo Celli nell’Andalucía Challenge de Cádiz. Successo che non è scappato però a Luca Cianchetti nel Croara Alps Open, torneo appartenente al circuito Alps Tour.
Infine, negli sport di squadra, oltre alle tre finali perse nel calcio (dolorosissima quella della Nazionale Under 20) abbiamo faticato tantissimo in VNL di volley con entrambe le nazionali. Ma dal basket 3×3 e dal beach volley femminile sono arrivate due importantissime qualificazioni alla fase finale di Europe Cup e di CEV Nations Cup, rispettivamente.
ITALIA PERDENTE NELLE FINALI, MA È UN PUNTO DI PARTENZA
Le finali le perde solo chi le gioca, è vero. Ma deve esserci anche un limite…Con la sconfitta dell’Inter in finale di Champions League lo scorso sabato, il calcio italiano di club è arrivato alla sconfitta numero 30 negli ultimi atti delle competizioni continentali per club, a fronte di 29 vittorie (il 49,15% del totale). Nessuno come noi. Seguono Inghilterra con 24 finali perse, poi la Spagna con 23 e la Germania con 22. Purtroppo gli almanacchi indicano solo il nome delle squadre che alzano i trofei, non le perdenti. Succede così da sempre, ma noi italiani non possiamo certo lamentarci visto che in passato i nostri club apparivano spesso su quel librone del calcio. Poi il giocattolo si è rotto: per colpe nostre ma anche della UEFA, visto che il fairplay finanziario sembra non valere per le proprietà arabe. E il nostro Paese è diventato la meta dei campioni ormai sul viale del tramonto, che vogliono svernare senza troppe pretese economiche e godersi magari la nostra gastronomia. Ma in questa stagione 2022-2023 qualcosa è cambiato. Le tre finali conquistate non sono una semplice casualità. Gli allenatori nostrani sono passati dallo snobbare le coppe europee o semplicemente avanzare qualche turno per fare “cassa”, a prendere sul serio le competizioni e contrapporsi allo strapotere economico delle rivali estere con la forza delle idee. E il coraggio, perché i nostri coach sono i migliori d’Europa e la nuova generazione degli Inzaghi, Italiano, Palladino ora non ci sta a perdere con il resto del Vecchio Continente. Ovviamente a tutti brucia perdere le finali, ma l’annata appena conclusa deve essere la base sulla quale costruire la riscossa del Bel Paese. È arrivata l’ora di rispolverare i fasti degli anni Novanta e fine anni Ottanta.
Maurizio Contino