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Motori, Eclissi di Sol Levante. Dalla MotoGP a Le Mans, passando per Indy e Superbike. Il 2023 annus horribilis per le aziende giapponesi

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Il 2023 si sta rivelando una stagione sportivamente atroce per le aziende motoristiche giapponesi. In un modo o nell’altro, non c’è ambito dove le Case nipponiche subiscano disfatte più o meno significative, seppur in termini e modi differenti. Si va dalle due alle quattro ruote, dai prototipi alle derivate di serie, dalle gare di velocità all’endurance.

L’ultimo episodio in ordine temporale è rappresentato dalla 24 ore di Le Mans, dove la favoritissima Toyota ha dovuto inchinarsi alla Ferrari. Uno smacco, perché la multinazionale con sede nell’omonima città veniva da 5 vittorie consecutive nella maratona francese, perdendo però la significativa edizione del centenario, peraltro contro un’avversaria appena (ri)entrata nel mondo delle gare di durata.

Quanto sta accadendo in MotoGP è poi sconvolgente. Le Honda sono veloci, ma inguidabili. Non passa weekend senza che i centauri dell’Ala finiscano ripetutamente nella ghiaia, talvolta anche con serie conseguenze fisiche. Yamaha è passata dal titolo iridato 2021 all’irrilevanza attuale, essendo perennemente impantanata a centro classifica. Peraltro, questa contemporanea profonda crisi arriva subito dopo l’uscita di scena di Suzuki.

VIDEO 24 Ore di Le Mans, la premiazione della Ferrari e l’Inno di Mameli suonato dalla banda!

Restando nell’ambito delle due ruote, guardiamo anche alla Superbike. Nel 2021 Toprak Razgatlioglu e Yamaha vincevano il Mondiale; nel 2022 se lo sono giocati per tutta la stagione; nel 2023 vengono sistematicamente battuti dal tandem composto da Alvaro Bautista e dalla Ducati. Un palese calo che ha spinto il turco a firmare un nuovo contratto con Bmw, dove si trasferirà il prossimo anno, effettuando un autentico salto della fede. Come se non bastasse, Kawasaki sta seguendo una parabola parallela a quella di Yamaha, avendo visto la propria competitività scemare progressivamente. Al contempo, Honda c’è, ma non incide in alcun modo.

A proposito di Honda, vogliamo parlare di quanto accaduto nella 500 miglia di Indianapolis? Cambiamo completamente habitat, ma il leitmotiv è lo stesso, ovvero la sconfitta. Qui è stata una questione di millesimi, quelli che sul traguardo hanno separato Josef Newgarden da Marcus Ericsson. Comunque sia, l’Ala ha visto interrompersi una sequenza di tre affermazioni consecutive nel ruolo di motorista, cedendo il passo a Chevrolet.

Certo, si può obiettare che in F1 il binomio Red Bull-Honda stia dominando. Cionondimeno, qual è il reale impegno dei giapponesi? Il marchio c’è, ma la situazione rimane ambigua. Soprattutto, non bisogna dimenticare come le power unit della massima categoria automobilistica siano congelate. Quelle che saranno utilizzate sino al 2025 sono state progettate e sviluppate fra il 2020 e il 2021. Infine, nei rally Toyota occupa ancora il pinnacolo, ma quanto per merito del pilota (Kalle Rovanperä è unanimemente considerato il migliore in assoluto) e quanto della vettura?

Ricapitolando, finora il 2023 sta riservando grandi amarezze al Giappone motoristico, costretto a incassare sonore batoste negli ambiti a cui i colossi industriali tengono maggiormente (Le Mans per Toyota, Motomondiale per Honda e Yamaha). Non è un bel momento, insomma. Il Sol Levante si è eclissato e nessuno ha modo di prevedere quanto a lungo durerà questa fase oscura, di cui per di più non sono chiare le cause. Solo circostanze? Oppure l’onda lunga della pandemia, in Giappone gestita con rigore estremo, si sta facendo sentire?

Foto: LiveMedia

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