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Roland Garros 2023, Djokovic-Ruud è una finale per la storia. Da una parte e dall’altra

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Per fare la storia, in un modo o nell’altro. Novak Djokovic e Casper Ruud sono pronti per mandare agli archivi l’edizione numero 2023 del Roland Garros, per poter accogliere fra le loro mani la tanto ambita Coppa dei Moschettieri. Tra chi cerca di farlo per la terza volta in carriera, e chi invece va per la prima grande affermazione della sua carriera. Ma non c’è solo questo.

MAI DARE NOLE PER ABBATTUTO…

Declino? Ma nemmeno per sogno, Nole è ancora qui, sempre qui in fondo al torneo. I tornei precedenti sulla terra avevano dissipato qualche dubbio, con sconfitte non da lui con Musetti a Montecarlo, con Lajovic a Banja Luka e con Rune a Roma, ma oramai bisogna imparare che quando la posta in gioco diventa pesantissima lui c’è sempre. I suoi tornei ‘a risparmio energetico’ sono ormai leggendari, alzando il livello quando più conta. E anche venerdì lo ha fatto contro Carlos Alcaraz, il nuovo fenomeno, che si è arreso a crampi e tensione dopo due ore combattutissime. Ed è Nole ad averle rese così.

Titolo numero 23 nello Slam raggiungendo Rafa Nadal ed ennesimo ritorno al numero 1 in classifica nel mirino. Sarebbe l’ennesimo esempio della straordinaria longevità del serbo, al netto delle critiche per alcune posizioni discutibili (questione Bosnia-Erzegovina, esultare come un ossesso contro un Alcaraz a malapena in piedi…), ma così potrebbe tornare di nuovo quel pensierino al Grande Slam sfiorato nel 2021…

ZITTO ZITTO, CASPER IL ‘NORMALE’ DI NUOVO IN FINALE

L’Italia è un paese in cui ognuno deve dire la sua, dove si passa da un giorno all’altra ad un’opinione differente di 180° rispetto a prima. E ogni volta che si fanno i pronostici per i tornei, il nome di Casper Ruud non appare mai o quasi. Gioco troppo standard e che non ruba l’occhio, troppo ‘quadrato’, troppo poco eccentrico e trascinatore di folle, troppo poco polarizzante. Insomma, troppo ‘normale’. E alla fine, senza dare nell’occhio, a fari spenti, si ritrova a giocare la terza finale Slam nel giro di un anno. Se chiamate normale questo qui…

Già il fatto che arriva da un paese con una tradizione tennistica quasi nulla come la Norvegia dovrebbe far riflettere sulla straordinarietà dell’evento. Ma questo qui è giocatore vero: tutto al punto giusto, un cervello pensante, supera le difficoltà senza minimamente scomporsi. Dominato ai quarti sia il ‘bad boy’ Rune, segno che abbaiare al vento non è sinonimo di carattere, sia il rientrante Zverev (finalmente, Alex), può regalare un sogno a tutto il suo Paese. E scrollarsi di dosso quell’etichetta appiccicatagli addosso che recita ‘eh sì, è forte, ma gli manca qualcosina’. Oramai sa che vuol dire giocare una finale Slam, e anche giocarne una con Nole (Ricordate le ultime Finals?) E magari, in caso di successo, non è detto che faccia qualcosa… fuori dagli schemi.

Foto: LaPresse

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