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Tennis, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti solo buoni giocatori? Troppe esaltazioni nelle vittorie e critiche quando va male

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Quando si vince ci si esalta e quando si perde ci si deprime. Non c’è da stupirsi, è frutto anche della passione con cui tanti seguono quello che più sta a cuore. Tuttavia, quando ci sono delle valutazioni da fare, la questione cambia. Ci si riferisce a quello che si può trarre dopo le sconfitte di Jannik Sinner e di Lorenzo Musetti, impegnati nell’edizione 2023 del Roland Garros. Alcuni, sulla base di questi risultati, hanno posto una domanda:

JANNIK SINNER E LORENZO MUSETTI SONO SOLO BUONI GIOCATORI?

La risposta è “No”. Indubbiamente, la sconfitta dell’altoatesino contro il tedesco Daniel Altmaier non era attesa e anche il modo in cui ha perso, non concretizzando tante chance, alimenta le considerazioni di chi nutre dei dubbi nei confronti del classe 2001 del Bel Paese. In verità, non può essere una stagione sulla terra rossa non entusiasmante a far saltare per aria quanto costruito precedentemente.

Nei fatti Sinner è quello che ha avuto il rendimento più continuo nei primi tre Masters1000 della stagione: semifinale a Indian Wells, Finale a Miami e semifinale a Montecarlo. Riscontri che gli hanno permesso di tornare in top-10 nel ranking ATP e di essere perfettamente in corsa per il suo obiettivo stagionale: la qualificazione alle ATP Finals di Torino. Un tennista del genere, in relazione all’età (21 anni) può essere descritto solo come un buon giocatore?

Chiaramente, se il termine di paragone è con altri che, in età più giovane della sua, hanno già ottenuto e stanno ottenendo risultati migliori, il tutto può assumere una percezione diversa, ma chi ha stabilito a priori che il raggiungimento di un certo traguardo con anticipo sia l’assicurazione di un futuro successo? Ogni tennista ha un proprio percorso e l’errore che si commette, in generale, è quello di valutare una “maratona a ostacoli” in base ai tempi sul giro. La storia agonistica di Sinner è molto diversa dagli avversari, tenuto conto solo dello sviluppo fisico/atletico del giocatore in questione. L’ha detto a più riprese lo stesso Jannik: “Mi ci vorranno altri due anni per essere al meglio fisicamente, dovrò essere paziente“.

Pazienza che, evidentemente, lui stesso non ha avuto, mettendosi troppa pressione, dopo aver sfiorato i successi nei tornei citati. L’essere stato così vicino alla meta, come ammesso dallo stesso tennista nostrano, ha creato in lui un’ansia da prestazione tale da non concentrarsi più, come aveva fatto in primavera sugli aspetti tecnici, ma sulla vittoria a ogni costo. Aspetti che hanno causato le battute d’arresto di Roma e di Parigi. Si dovrà tornare all’approccio dei primi mesi dell’anno e l’erba potrebbe valorizzare il suo gioco. In altre parole, ci troviamo a parlare di un giocatore molto forte, a cui manca lo step per entrare definitivamente nell’elite. Nessuno può sapere se lo farà, ma essendo Sinner un giocatore dall’attitudine speciale ci sono buone possibilità che lo farà.

Per quanto riguarda Musetti, il ragionamento è un po’ diverso. La sconfitta contro Carlos Alcaraz può starci, sulla base della forza dell’avversario, ma non nel modo. Questo autorizza a bollarlo come buon giocatore? Anche in questo caso la risposta è “No”. Un 20enne in top-20 non è certo solo un tennista “buono”, ma è qualcosa di più. Un giocatore forte e creativo che ha saputo battere Alcaraz in un prestigioso ATP500 in Finale e sta cercando di trovare continuità nel suo tennis. Il suo processo di sviluppo richiede tempo, ancor più che nel caso di Sinner, per mettere insieme i pezzi. Il potenziale del giocatore è molto alto, ma la convinzione nei propri mezzi non è ancora all’altezza. Per questo, la mancata lotta contro Carlitos è un qualcosa su cui riflettere per trovare finalmente un equilibrio sopra la follia.

Foto: LaPresse

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