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Tennis, Novak Djokovic il migliore di ogni epoca? Di certo la sua è “The Greatest Generation” del tennis. E lo sarà per sempre
Domenica 11 giugno 2023, Novak Djokovic è diventato il tennista ad aver vinto più Slam nella storia, coronando un inseguimento iniziato oltre 15 anni orsono. Quando conquistò il suo primo Major, nel gennaio 2008, Roger Federer (di un lustro più navigato) ne aveva già 12 in bacheca; Rafael Nadal (di una sola primavera più anziano) era comunque già a 3.
Per la verità, a fine 2010 il bilancio era anche peggiore. Il serbo era ancora fermo a 1, mentre lo svizzero e lo spagnolo si erano issati rispettivamente a 16 e 9. Però, dal 2011, è cominciato il “врати се”, il recupero. A Wimbledon 2021, Nole ha agganciato a 20 sia l’elvetico che l’iberico. Quest’ultimo ha tirato il proverbiale colpo di coda, spingendosi a 22. Però Djokovic ha proseguito indefesso. Ha vinto i successivi 3 Slam a cui ha potuto partecipare, toccando la sinora inviolata “quota 23” e divenendo, per la prima volta, il battistrada solitario.
Al di là del numero, colpisce una serie di fatti relativi al momento attuale. Perché, a oggi, le seguenti tre domande
– chi è il più giovane vincitore dell’Australian Open?
– chi è il più giovane vincitore del Roland Garros?
– chi è il più giovane vincitore di Wimbledon?
Hanno tutte la medesima risposta. Novak Djokovic, età 36 anni e 20 giorni. Ebbene sì, nessun tennista nato dopo il 22 maggio 1987 ha ancora trionfato in uno di questi tre Slam! L’unica eccezione è lo US Open, dove nel corso del tempo si sono inseriti Juan Martin Del Potro e Marin Cilic (classe 1988), ma soprattutto in tempi recenti sono riusciti a imporsi Dominic Thiem (1993), Daniil Medvedev (1996) e Carlos Alcaraz (2003).
Attenzione però, perché gli ultimi tre citati hanno tutti vinto New York quando solamente uno dei cosiddetti Big Three era presente. Federer non c’era in nessuno dei casi; l’austriaco e il russo sono emersi in contumacia di Nadal; il giovane spagnolo lo ha fatto in assenza di Djokovic (e non per infortunio). Di certo il successo di Medvedev pesa di più, avendo sconfitto Nole in finale, ma comunque nessun giocatore nato dopo il 1988 ha ancora vinto uno Slam al quale si sono presentati almeno due rappresentanti della Santissima Trinità.
Proprio questo deve far pensare. Venerdì 9 giugno, Djokovic ha mortificato Alcaraz, rifilandogli un’autentica lezione sotto ogni aspetto, a cominciare da quello atletico. Avere i crampi significa essere andati fuori giri troppo a lungo, evidentemente perché costretti a effettuare uno sforzo insostenibile. Inutile sminuire l’accaduto affermando che “per due set la partita era in equilibrio”. Come se le partite di tennis durassero due set, soprattutto negli Slam.
Per tre volte Federer e Nadal si sono trovati un set pari a Parigi. Chi ha vinto poi? Sempre lo spagnolo. In cinque occasioni Nole e Rafa avevano il match in equilibrio dopo due parziali. Bilancio? 4-1 per l’iberico. Se in 8 casi Nadal si trova un set pari contro Federer e Djokovic, dopodiché li batte 7 volte su 8, che conclusione si deve trarre? Che è superiore. Difatti ha vinto 14 Roland Garros, a fronte dei 4 assommati dagli altri due! Non due a caso, peraltro, ma gli unici che possono sedersi al suo stesso tavolo.
Sempre a Parigi, in un altro 9 giugno (quello del 2019), Nadal sconfisse in finale Dominic Thiem 6-3, 5-7, 6-1, 6-1. Stesso giorno, stesso punteggio della partita fra Djokovic e Alcaraz. Identico. Qualcuno, quattro anni fa, ebbe l’ardire di sostenere la tesi che “per due set la partita era in equilibrio”, derubricandone l’esito e il crollo verticale dell’austriaco dopo aver effettuato una fatica immane per riportare in equilibrio il match? Ovviamente no. Quanto visto sullo Chatrier era limpido e cristallino. Come lo è stato venerdì.
Quanto accaduto il 9 giugno 2023 è però epocale. Quando due fenomeni con un gap generazionale affine a quello tra Djokovic e Alcaraz si erano affrontati al culmine di un Major, era sempre finita allo stesso modo. Il giovane aveva deposto l’anziano. Il poco più che ventiduenne Connors umiliò il trentanovenne Rosewall; il teenager Sampras piegò il trentenne Lendl; il ventitreenne Federer gestì il trentacinquenne Agassi. Viceversa, con Novak e Carlos, la legge naturale ha assunto la conformazione opposta, facendo trionfare la maturità. Peraltro non sull’erba, divenuta rifugio dei più navigati, bensì sulla terra, ove il fisico recita un ruolo fondamentale.
Nessuno mette in dubbio che Alcaraz abbia qualità fuori dal comune. Svetta all’interno dell’ondata di giocatori venuta al mondo all’inizio del XXI secolo, ma è proprio questo il fulcro della questione. Djokovic è l’ultimo rappresentante ancora in salute di un’intera generazione che sta spazzando via chiunque venga dopo di essa. Le discussioni su chi possa essere il G.O.A.T, il Greatest Of All Times, possono andare avanti all’infinito. La certezza, però, è che la generazione di Nole è (e resterà per sempre) la Greatest Generation del tennis.
Una generazione di cui, oltre alla Santissima Trinità, fanno parte anche Andy Murray e Stan Wawrika, che se fossero nati in un’altra epoca avrebbero potuto essere dei dominatori. Peraltro, forse tanti altri contemporanei di costoro non avevano nulla in meno rispetto ai Thiem, ai Medvedev, agli Zverev, ai Ruud. Semplicemente non hanno avuto l’opportunità di dimostrarlo, perché oscurati da autentiche supernovae.
Prima o poi tramonterà anche la Greatest Generation e verrà il giorno degli Alcaraz, dei Rune, dei Sinner, dei Musetti, dei Fils o di chi per loro. Non è ancora quel giorno. Oggi, lunedì 12 giugno 2023, celebriamo per l’ennesima volta chi domina la scena oramai da tempo immemore. Djokovic ha vinto uno Slam dopo il 36° compleanno, proprio come prima di lui avevano fatto Federer (Australian Open 2018) e Nadal (Roland Garros 2022). La Santissima Trinità, appunto.
Roger e Rafa, però, lì si sono fermati. I 36 anni hanno rappresentato il loro capolinea vincente. Sarà così anche per Nole? Quanto accaduto nelle ultime due settimane è stato il proverbiale “canto del cigno” prima di cedere il testimone a chi è cresciuto vedendolo giocare? Magari già a Wimbledon, fra un mese? Lo scopriremo solo vivendo.
A latere, va aggiunta una postilla. Nella storia del tennis professionistico solo un uomo ha vinto più di uno Slam dopo aver compiuto 36 anni. Ken Rosewall, capace di trionfare anche dopo i 37 (Australian Open 1972). Dunque, se Novak cerca stimoli, è chiaro quale possa essere la prossima sfida…
Foto: La Presse