Biathlon
Biathlon, tutti i punti oscuri dell’Affaire Julia Simon. È la ‘resa dei conti’ umana con Justine Braisaz-Bouchet
L’esplosione dell’“Affaire Simon”, come viene denominato in Francia, in seguito alle due denunce presentate contro Julia Simon, accusata di aver utilizzato indebitamente carte di credito altrui, fa sorgere spontanea una serie di quesiti. Quanto esposto dai media rappresenta solo la punta dell’iceberg, perché analizzando la situazione, ci sono almeno tre macroquesiti che rappresentano dei punti oscuri sui quali fare luce.
1) Quando sono state presentate le denunce?
I fatti contestati a Simon sarebbero avvenuti durante il Blink Festivalen 2022, dunque all’inizio di agosto 2022. Siamo a luglio 2023. Da allora è passato quasi un anno. Chiaramente, le denunce di Justine Braisaz-Bouchet e di un membro dello staff tecnico non ancora identificato (legato alla campionessa olimpica della mass start 2022?), sono state presentate da almeno tre mesi, poiché la vincitrice della Coppa del Mondo 2022-23 ha disertato ogni raduno della squadra nazionale nella primavera 2023. Però, cosa è accaduto fra settembre e marzo? È un lasso di tempo di 7 mesi.
Non è un quesito da poco. Braisaz-Bouchet ha volutamente aspettato la fine dell’inverno, ovvero il momento del suo ritorno in azione dopo la pausa maternità, per denunciare la connazionale? Se sì, perché attendere così tanto? Se no, il caso penale è stato aperto a stagione in corso, con Simon conscia di questa spada di Damocle durante l’inverno?
2) In che modo avrebbe agito Simon?
Ferma restando la presunzione d’innocenza, effettuare acquisti online con mezzi di pagamento altrui presuppone che Simon abbia messo le mani sulle carte di Braisaz e/o sul suo computer, con tanto di eventuali credenziali informatiche legate ad account di vario tipo. Per farlo, bisogna avere l’opportunità. Oppure crearsela. Serve, inoltre, tempo. Insomma, se le accuse fossero fondate, come è stato possibile per Julia muoversi nel modo in cui si sarebbe mossa? Ci sarebbe stata premeditazione, oppure “l’occasione avrebbe fatto la donna ladra” ai danni di Justine?
3) Quale sarebbe il movente?
La somma contestata alla ventiseienne francese è compresa fra i 1.000 e i 2.000 euro. Non è banale, ma neppure esorbitante, soprattutto considerando come la transalpina abbia guadagnato, solo nell’inverno 2021-22 (quello antecedente al momento del presunto misfatto), più di 100.000 euro in premi. A essi, vanno aggiunti lo stipendio e gli emolumenti elargiti dagli sponsor. Insomma, Julia non aveva certo bisogno di usare carte di credito altrui per fare acquisti online!
A logica, le possibilità sono tre. Numero 1. Ci troviamo di fronte a una cleptomane. Braisaz-Bouchet, che notoriamente non ama la connazionale, si è stufata di una situazione risaputa, ma mai venuta a galla per “quieto vivere”, presentando denuncia contro una ladra patologica. Numero 2. Si tratta di una bravata. Julia ha agito per fare uno sgarro a Justine, forse l’ennesimo di una rivalità personale che parte da lontano. Stavolta, però, una delle due si è spinta un po’ troppo in là. Numero 3. Le accuse sono infondate; e allora sarebbero la campionessa olimpica e il membro dello staff ad aver commesso un reato. Quello di calunnia.
Comunque vada, sarà un disastro
Come si può notare, la vicenda è molto articolata e non ha contorni ancora definiti. Di certo c’è che le sue conseguenze saranno devastanti. L’immagine e forse la carriera di almeno una tra Simon e Braisaz-Bouchet è rovinata definitivamente.
Se Julia è colpevole, verrà ricordata per questo episodio increscioso dal quale potrebbe non risollevarsi più. L’onta rimarrebbe. Chi vorrebbe una testimonial del genere, un domani? Gli sponsor si defilerebbero. Quale azienda sarebbe pronta a legare il proprio nome a chi ha avuto problemi con la legge? Peraltro, con quale spirito l’atleta potrebbe rientrare nel gruppo transalpino?
Viceversa, se Julia è innocente, diventerebbe una martire. A quel punto, sarebbe però Justine a non risollevarsi più. Accusare ingiustamente una connazionale di un reato che non ha commesso, sarebbe un colpo ancor più duro e ingiustificabile dei presunti fatti contestati alla rivale. Chi vorrebbe una bugiarda calunniatrice come testimonial? E, denuo, con quale spirito l’atleta potrebbe rientrare nel gruppo transalpino?
Insomma, l’annosa rivalità personale Simon – Braisaz è giunta alla resa dei conti. Ne resterà in piedi solo una. Se andrà bene, perché nel frattempo l’intera squadra di biathlon, già scossa dalla “rivolta” degli atleti contro lo staff tecnico maschile avvenuta in primavera, ne esce a pezzi. La FFS (Fédération Française de Ski), che ieri ha emesso un comunicato in cui si è limitata a specificare di attendere l’esito del procedimento penale prima di prendere qualsiasi decisione, avrà il suo bel daffare nel rimettere assieme i cocci. Sempre che sia possibile…
Foto: La Presse