Ciclismo
Cosa è successo a Pogacar e perché le moto lo hanno penalizzato al Tour de France
Una sfida bellissima, quella tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard al Tour de France 2023. A sette tappe dal termine della Grande Boucle, i due pesi massimi se le stanno dando di santa ragione, come due veri pugili, con ogni occasione buona per attaccare e guadagnare qualche secondo. Il round di oggi lo ha vinto il danese della Jumbo-Visma, che ha guadagnato un secondo sul suo rivale, che invece sarà davvero infuriato con l’organizzazione di corsa.
Bisogna andare sull’ultima salita di giornata, il Col de Joux Plane dove i calabroni e la UAE Team Emirates si sono sfidati apertamente. Lo scatto buono è quello di Pogacar, che mette qualche metro tra sé e Vingegaard, ma decide di rialzarsi e aspettare il momento propizio, quello del passaggio del GPM. Sia perché in cima ci sono degli abbuoni (8” per il primo, 5” per il secondo, 3” per il terzo) e anche per il falsopiano successivo, su cui avrebbe continuato a spingere sfruttando il suo scatto bruciante, su cui il suo avversario fa spesso fatica.
Dopo aver cucinato la propria preda per bene, mettendola in testa e facendola lavorare il più possibile, la maglia bianca ha scelto i -500 metri per lo scatto. Che è quello giusto, lasciando lì Vingegaard, ma lo sloveno si ritrova di fronte un muro invalicabile: due moto che chiudono completamente la carreggiata, già ristretta dalla presenza dei tifosi.
E così, da una situazione favorevole, si ritrova a 400 metri dal traguardo a fare lui da ‘pesce pilota’ a Vingegaard, che scatta negli ultimi 100 metri e gli ‘scippa’ quei tre secondi. Il rientro e lo scatto in discesa di Carlos Rodriguez (Ineos-Grenadiers) fa il resto, con lo sloveno che deve accontentarsi del secondo posto con il suo rivale immediatamente alle spalle. Così, da un possibile guadagno di sette secondi che lo avrebbero avvicinato ancora di più alla maglia gialla, si ritrova ad averne addirittura perso uno. E in un Tour de France dove questi due giganti si equivalgono, ogni secondo può fare la differenza. Tutto per colpa di due moto…
Foto: LaPresse