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Formula 1

F1, i precedenti della Ferrari a Budapest. Per la Rossa rimonte epiche, pit-stop thrilling e Iridi. Torneranno mai i tempi vincenti?

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Michael Schumacher

La Ferrari e il Gran Premio d’Ungheria hanno un rapporto particolare. A Budapest la Scuderia di Maranello non ha vinto tantissimo (si contano sette affermazioni, tante quante quelle della Williams e ben quattro meno della McLaren). Cionondimeno, quando il Cavallino Rampante è transitato per primo sotto la bandiera a scacchi, non lo ha mai fatto in maniera banale. Per una ragione o per un’altra, ogni successo è stato significativo. Insomma, le Rosse non festeggiano spesso, ma quando succede, ne vale davvero la pena.

La prima vittoria ferrarista risale al 1989, nonostante le qualifiche dicano malissimo. Gerhard Berger realizza il 6° tempo e Nigel Mansell addirittura il 12°. Una performance che, in linea teorica, soffoca qualsiasi speranza in un toboga come l’Hungaroring. Eppure la domenica cambia tutto, poiché dopo aver patito le pene dell’inferno con la mescola da qualifica, la 640 realizza una metamorfosi e si adatta a meraviglia agli pneumatici da gara. Mansell scatta a bomba ed è subito ottavo, quindi inizia pazientemente a risalire la china, aspettando sempre il momento più propizio per attaccare chi lo precede, recuperando poi rapidamente terreno quando ha pista libera di fronte a sé.

Le sue gomme reggono benissimo la distanza, mentre quelle dei piloti McLaren soffrono tremendamente. Il britannico raggiunge, sorpassa e semina Prost. Dopodiché si mette a seguire Senna come un’ombra, non lasciandolo respirare. Quando il brasiliano e l’inglese arrivano sulla Onyx di Johansson, che sta procedendo a rilento prima di ritirarsi, Ayrton ha una leggera esitazione. Nigel coglie l’attimo e lancia il suo attacco, scavalcando in contemporanea due monoposto grazie a uno spettacolare sorpasso a tre! Da lì, per “Il Leone” è una cavalcata trionfale sino al traguardo.

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Passano nove anni prima di rivedere una Rossa affermarsi, anche in questo caso sovvertendo un pronostico sfavorevole. È il 1998 e Michael Schumacher si trova terzo, dietro alle McLaren di Mika Häkkinen e David Coulthard. Allo scopo di sparigliare le carte, Ross Brawn decide di cambiare in corsa la strategia. Si passa da due soste a tre. Pertanto, dopo il secondo pit-stop, Schumi diventa una furia e si mette a girare con un ritmo da qualifica, staccando una tornata veloce dopo l’altra per guadagnare sempre più terreno sulle Frecce d’Argento, impotenti di fronte al ritmo forsennato del tedesco. La mossa si rivela vincente e Schumacher riapre la corsa al titolo iridato.

All’inizio del XXI secolo arriva il periodo in cui “Ungheria” diventa sinonimo di conquista matematica di un Mondiale in piena estate! Nel 2001 la Ferrari realizza una doppietta, con Schumacher primo e Rubens Barrichello secondo. Grazie a questo successo, Schumi arpiona il suo 4° titolo iridato con quattro gare d’anticipo. In precedenza solo Nigel Mansell, nel 1992, aveva vinto un Mondiale così presto. Contemporaneamente il Cavallino Rampante mette le mani anche sulla classifica Costruttori. La proverbiale “ciliegina sulla torta” è rappresentata dal fatto che il tedesco arriva a quota 51 successi in carriera, eguagliando così Alain Prost e diventando il pilota con più affermazioni nella storia della Formula 1.

Nel 2002 Schumacher ha già vinto matematicamente il suo 5° Iride, polverizzando qualsiasi record di precocità. Così a Budapest è Rubens Barrichello a brillare di luce propria. Il brasiliano realizza la pole position, parte meglio del tedesco e resta in testa dall’inizio alla fine. Le F2002 sono assolutamente devastanti e la Scuderia di Maranello realizza un’altra doppietta, chiudendo matematicamente la corsa al Mondiale Costruttori per la seconda volta di fila. La medesima situazione si ripete per la terza volta in quattro anni anche nel 2004, con un’altra doppietta firmata da Schumacher e Barrichello.

Dopo questo periodo favoloso passa più di un decennio prima di udire il sesto acuto, giunto nel 2015. La stagione sta venendo dominata dalle Mercedes, che infatti monopolizzano la prima fila. Allo spegnimento dei semafori le Rosse sono però due fionde. Sebastian Vettel si pone al comando e Kimi Räikkönen guadagna la seconda posizione. Mentre Lewis Hamilton vive una giornata nera, commettendo un errore dopo l’altro, e Räikkönen inizia a soffrire di noie alla power unit, Vettel si difende arcignamente dagli attacchi di Nico Rosberg, il quale viene poi messo fuorigioco da un contatto con Daniel Ricciardo. Così Seb ha via libera verso la vittoria.

Lo stesso Vettel si ripete nel 2017, quando però è in piena bagarre con Hamilton per la conquista del Mondiale. L’Hungaroring si adatta perfettamente alla Ferrari, ma Vettel vede il suo sterzo finire fuori asse. Per andare dritto in rettilineo, deve piegare il volante verso sinistra! Nonostante patisca un evidente handicap, che genera forte sottosterzo nelle pieghe verso destra e viceversa enorme sovrasterzo in quelle verso sinistra, Seb resiste al comando sino alla bandiera a scacchi, conquistando una delle vittorie più belle e sofferte della sua carriera da ferrarista. Räikkönen conclude secondo, guardando magistralmente le spalle al caposquadra, completando così la doppietta delle Rosse.

Nell’ultimo lustro sono invece arrivate solo grandi delusioni. Nel 2019 la Scuderia di Maranello, pur piazzandosi al terzo e al quarto posto, subì l’onta di passare sotto la bandiera a scacchi a oltre un minuto dal vincitore! Come dimenticare poi la vanagloriosa edizione del 2022? Nella settimana antecedente al GP, non passò giorno senza che qualche responsabile del Cavallino Rampante strombazzasse ai quattro venti l’obiettivo doppietta. Finì senza neppure una Rossa sul podio, tra le risate degli avversari. Comprensibili vista l’arroganza ferrarista mostrata nell’approcciare l’evento.

I NUMERI DELLA FERRARI NEL GP D’UNGHERIA
(37 EDIZIONI)

VITTORIE: 7
3 Michael Schumacher (1998, 2001, 2004)
2 Sebastian Vettel (2015, 2017)
1 Nigel Mansell (1989)
1 Rubens Barrichello (2002)

POLE POSITION: 8
6 Michael Schumacher
(1996, 1997, 2000, 2001, 2004, 2005)
1 Rubens Barrichello (2002)
1 Sebastian Vettel (2017)

GIRI PIU’ VELOCI: 9
3 Michael Schumacher (1998, 2002, 2004)
3 Kimi Räikkönen (2007, 2008, 2016)
2 Felipe Massa (2006, 2011)
1 Nigel Mansell (1989)

PODI: 26
1989 Nigel Mansell (1°)
1993 Gerhard Berger (3°)
1995 Gerhard Berger (3°)
1998 Michael Schumacher (1°)
1999 Eddie Irvine (3°)
2000 Michael Schumacher (2°)
2001 Michele Schumacher (1°), Rubens Barrichello (2°)
2002 Rubens Barrichello (1°), Michael Schumacher (2°)
2004 Michael Schumacher (1°), Rubens Barrichello (2°)
2005 Michael Schumacher (2°)
2007 Kimi Räikkönen (2°)
2008 Kimi Räikkönen (3°)
2009 Kimi Räikkönen (2°)
2010 Fernando Alonso (2°)
2011 Fernando Alonso (3°)
2014 Fernando Alonso (2°)
2015 Sebastian Vettel (1°)
2017 Sebastian Vettel (1°), Kimi Räikkönen (2°)
2018 Sebastian Vettel (2°), Kimi Räikkönen (3°)
2019 Sebastian Vettel (3°)
2021 Carlos Sainz Jr. (3°)

I PRECEDENTI DEI PILOTI FERRARI
A BUDAPEST

CHARLES LECLERC
2018 (SAUBER) – Ritirato
2019 (FERRARI) – 4°
2020 (FERRARI) – 11°
2021 (FERRARI) – Ritirato
2022 (FERRARI) – 6°

CARLOS SAINZ Jr.
2015 (TORO ROSSO) – Ritirato
2016 (TORO ROSSO) – 8°
2017 (TORO ROSSO) – 7°
2018 (RENAULT) – 9°
2019 (MC LAREN) – 5°
2020 (MC LAREN) – 9°
2021 (FERRARI) – 3°
2022 (FERRARI) – 4°

Foto: La Presse

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