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Formula 1
F1, la Ferrari prova a uscire dall’anonimato, dando un senso alla stagione. Il rischio è di vederla naufragare nell’irrilevanza
La Ferrari si presenta al Gran Premio d’Ungheria nel tentativo di darsi una scossa e di nebulizzare l’apatia da cui è attanagliata ormai da inizio anno. Sinora il 2023 della Scuderia di Maranello è stato anonimo, insipido, privo di mordente e quasi senza acuti. Fanno eccezione due o tre lampi, localizzati però sull’Azerbaigian e sull’Austria. Non si è ancora visto neppure l’accenno di una perturbazione strutturata in grado di scuotere la tranquillità di Red Bull, comodamente sdraiata a godersi il caldo Sole rappresentato dai propri successi.
Due podi in dieci gare sono un bottino scarno, soprattutto se rapportato a quello di Mercedes (5) e Aston Martin, pardon, Fernando Alonso (6). Francamente, a questo punto, di obiettivi concreti proprio non se ne vedono. Forse raggiungere il secondo posto nel Mondiale costruttori? Se proprio si vuole cercare un tema, questo può esserlo. Bisognerà però rimontare sulle Frecce Nere, che al momento hanno 46 lunghezze di vantaggio sulle Rosse. Peraltro, nel mezzo troviamo ancora le Verdone con base a Silverstone.
Si parla comunque di un traguardo dal valore relativo e di scarso interesse. Se sei il Cavallino Rampante, arrivare secondo o quarto cambia poco. Sei comunque piazzato. La differenza la fai vincendo. Effettivamente, l’unica aspirazione realistica che possa davvero avere un senso è il successo in un singolo GP. Poca roba rispetto alle ambizioni iridate, ma quelle sono state riposte nel sacco, assieme alle proverbiali pive, già a Jeddah. Non sarà semplice passare per primi sotto la bandiera a scacchi. Affinché avvenga è necessaria una concatenazione di eventi. O meglio, ci sono tre variabili da considerare.
La prima è rappresentata dal fatto che Max Verstappen (ed eventualmente anche Sergio Perez) sia vittima di un imprevisto. Sarà brutto da dire, ma pragmaticamente parlando o l’olandese inciampa, oppure non lo prende nessuno. Sperando, poi, che il messicano non copra le spalle del Drink Team. La seconda condizione da rispettare è, nomen omen, che Ferrari sia effettivamente la seconda forza in campo. Tale dinamica, come quella dell’inconveniente a Super Max, non è prevedibile. A Spielberg sarebbe stata rispettata, a Silverstone non ci siamo andati neppure vicini. Infine, la terza variabile è che chi si trova a effettuare l’operazione non la sbagli! D’altronde quanti errori vengono commessi dalla Scuderia di Maranello? Ormai a “fare notizia” è il weekend senza svarioni.
Nell’era turbo-ibrida l’Ungheria ha talvolta generato i prodromi per vedere spezzate egemonie pressoché assolute (una delle poche sconfitte della Mercedes 2014 è arrivata proprio in terra magiara) o partorito vincitori totalmente inattesi (il miracolo Esteban Ocon nel 2021). Le Rosse hanno ancora dodici occasioni per dare un senso a una stagione altrimenti destinata a finire nelle “varie ed eventuali”, non essendo neppure degna di essere ricordata nel male. Sarebbe a tutti gli effetti un anno perso nell’irrilevanza. Budapest regalerà quantomeno uno scossone?
Foto: La Presse